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Trattativa stato – mafia. Il giorno della deposizione del presidente Napolitano

napolitano-uguale-per-tutti(Aggiornamento delle ore 19.00) Il presidente Napolitano ha testimoniato al Quirinale, davanti alla Corte d’Assise di Palermo, al processo sulla presunta trattativa Stato – mafia. Il capo dello Stato – ha reso noto uno dei legali presenti all’udienza durata circa tre ore – ha risposto a varie domande delle parti, ma in alcuni casi si è avvalso della facoltà di non rispondere. Una versione – questa – subito smentita dal Quirinale.

“La Presidenza della Repubblica – si legge ancora nel comunicato – auspica che la Cancelleria della Corte assicuri al più presto la trascrizione della registrazione per l’acquisizione agli atti del processo, affinché sia possibile dare tempestivamente notizia agli organi di informazione e all’opinione pubblica”. Lasciando il Quirinale un avvocato del Comune di Palermo, ha dichiarato infine che “Napolitano ha riferito che, all’epoca, non aveva mai saputo di accordi” tra mafia e apparati dello Stato.

IL RACCONTO DELLA GIORNATA

I pm di Palermo al Quirinale per la testimonianza del Presidente della Repubblica Napolitano. Palazzo blindato 

Quirinale blindato per la testimonianza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel processo sulla presunta “trattativa” tra Stato e mafia nel biennio ’92-’94. La Corte d’Assise di Palermo, i pubblici ministeri e i legali di imputati e parti civili sono entrati nel palazzo per l’audizione, in programma alle 10.

I temi “caldi”  Il processo di Palermo mira a dare un nome e un volto ai responsabili di uno dei periodi più neri della storia della Repubblica italiana. Al Capo dello Stato saranno poste domande su quanto sia a conoscenza di eventi relativi alla caldissima estate del 1993: se, in pieno clima stragista, egli sia stato a conoscenza, e dunque sottoposto a maggior tutela, di un possibile specifico progetto d’attentato di tipo mafioso nei suoi confronti. 

Sotto i riflettori anche la lettera del luglio 2012 del giurista Loris D’Ambrosio (morto un mese dopo stroncato da un infarto), in cui il consigliere giuridico del Quirinale confessava di temere di essere stato “strumento di indicibili accordi”. 

Presidenza della Repubblica e Procura di Palermo La deposizione di Napolitano rappresenta il momento d’incontro, il faccia a faccia, tra due istituzioni, la Presidenza della Repubblica e la Procura di Palermo, tra le quali negli ultimi anni si è assistito a duri momenti di “frizione”, cominciati con l’intercettazione da parte dei magistrati palermitani delle telefonate tra il presidente della Repubblica e Nicola Mancino, successivamente distrutte, in cui l’ex ministro dell’Interno chiedeva al capo dello Stato l’intercessione per un eventuale “coordinamento” tra le procure di Palermo, Firenze e Caltanissetta che indagavano sulla trattativa. O ancora il conflitto di attribuzione sollevato dal Quirinale contro la Procura di Palermo.

L’audizione di Napolitano L’udienza è blindata. A nessuno è consentito di entrare con apparecchi cellulari, computer e più in generale strumenti di registrazione. La deposizione, comunque, verrà registrata e trascritta per essere messa a disposizione della Corte. (Fonte: RaiNews24)

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