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Toni Bertolelli: «La fede mi ha salvato dall’alcolismo»

Con schiettezza, diretto e senza giri di parole, Toni Bertorelli ammette: «La fede mi ha salvato, insieme agli Alcolisti anonimi». Celebre attore di teatro, cinema e televisione, lo abbiamo visto nel 2004 nei panni del sommo sacerdote Anna in The Passion of the Christ di Mel Gibson, mentre di recente ha interpretato il cardinale Caltanissetta nella serie televisiva The Young Pope.

A 69 anni ha deciso di mettersi a nudo («ma usando la terza persona, per provare a farlo con un po’ di distacco») nell’autobiografia romanzata Voglio vivere senza di te, curata da Danilo Vitali e fresca di stampa grazie a Iacobelli editore. «Mi è costato molto scriverla», ammette. «Ma l’ho fatto perché spero che serva ad aprire gli occhi a tanti ragazzi che si ubriacano senza capire cosa rischiano. E l’ho fatto per amore, timor di Dio, cui devo tutto: la mia morte e la mia rinascita, il miracolo della mia risurrezione».
Talentuoso e tormentato, fin da giovanissimo Toni scopre il fascino della bottiglia, dove annega dispiaceri e insicurezze, carenze affettive ed egoismi. Cerca di smettere, ma poi ricade nella spirale della dipendenza, continuando sempre a lavorare e a inanellare successi insieme ad amori malati. Finché incontra Barbara, la sua attuale moglie, e gli sembra di poter uscire dal tunnel. Non è così. Oltre un decennio fa, la svolta arriva dalla frequentazione di un gruppo dell’associazione Alcolisti anonimi, che si riuniva in un’aula di una parrocchia romana. Però la riscoperta della fede avviene sette anni fa, nella cappella dell’Immacolata in via Monte del Gallo, nei pressi del Vaticano. «Nel libro racconto l’episodio con leggeri aggiustamenti, funzionali allo sviluppo della narrazione, dicendo che passavo per caso lì davanti. Invece ci andai con mia moglie perché stavamo ritinteggiando il nostro appartamento e avevamo bisogno di dormire da un’altra parte per lasciar arieggiare gli ambienti tutta la notte. Mi avevano consigliato di prendere in affitto una stanza al “quartier generale” dei Silenziosi operai della Croce, associazione fondata dal beato Luigi Novarese che non conoscevo. Da molti anni ero lontanissimo dalla Chiesa», ricorda.
L’INCONTRO CHE CAMBIA LA VITA
A colpire Toni, anzitutto, è l’accoglienza, «senza forzare nulla. Ci hanno fatto accomodare senza chiederci cosa volevamo. Così mi hanno incuriosito e li ho seguiti per la preghiera dei Vespri: mi hanno spiegato come funzionava mettendomi fra le mani un libretto della Liturgia delle ore. Dato che avrei dovuto fermarmi lì per due settimane, ho deciso di sperimentare la loro vita: mi alzavo alle sei del mattino e pregavo con loro le Lodi, seguite dalla Messa». In quel periodo la salute di Toni era già precaria: aveva bisogno di un trapianto di fegato, che arriverà solo il 27 ottobre 2013, più di tre anni dopo. Ma nella casa conosce altri malati, persone disabili, missionari, sacerdoti africani. «Tutta gente positiva, in cui la sofferenza sembra quasi scomparire, perché sta bene come sta. Questo atteggiamento mi ha smosso dentro e a un certo punto ho sentito il bisogno di confessarmi dopo oltre 40 anni», racconta l’attore. Che rimase sorpreso perché l’anziano sacerdote «mi invitò a seguirlo in un salottino. Io pensavo di dover andare in chiesa, in ginocchio e nel confessionale, invece lui mi rassicurò: “Non cambia niente”».
Da allora il suo cammino spirituale non si è più interrotto: «So benissimo di non avere la fede vera e priva di dubbi, quella pura fino al sacrificio di sé», confida Bertorelli. Per questo attinge continuamente alla Scrittura: «Ho comprato la Bibbia di Gerusalemme e non ho smesso di leggerla ancora oggi. Uno dei miei libri preferiti? Il Siracide, con la sua memoria della gravità che ci tiene sulla terra. Mi hanno appassionato molto anche Giobbe, i profeti Isaia ed Elia, e Anania».

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L’ESEMPIO DI SAN PAOLO

Fra le pagine che ama di più del nuovo Testamento, «quelle di Matteo e Giovanni: un filosofo enorme». Toni si identifica in un personaggio evangelico: «Il fariseo colto, che sa ma non fa. Una sapienza celibe. San Paolo ha ragione quando dice: “Se vi credete sapienti, fatevi stupidi per essere saggi e avvicinarvi a Dio”. È quello che cerco di fare adesso». L’apostolo delle genti è particolarmente caro all’attore: «Quando opponevo “il gran rifiuto” a Dio e alla fede, il mio bersaglio era Paolo. Quando ero laico, bestemmiatore, lo accusavo di essere un falsificatore, di aver corretto e riscritto i Vangeli in greco. Il fatto che prima ammazzasse i cristiani e poi si fosse convertito lo ritenevo un opportunismo: è un cittadino romano furbo, sa fare gli affari. Invece era un dritto, ma in tutt’altro senso».
E aggiunge: «Paolo è inesorabile, radicale, integralista. Predicava la buona notizia ma lavorava anche duramente, tesseva le vele delle navi a mano. Era agli antipodi di Pietro che, nella sua ignoranza di povero pescatore illuminato da Dio, aveva un lato di sé disposto al compromesso. Ma li festeggiamo come santi lo stesso giorno, perché sono due facce della stessa medaglia».
Toni cerca continuamente di scandagliare i testi biblici leggendo i commenti del cardinale Gianfranco Ravasi e della Comunità di Bose. Tre anni e mezzo fa ha sperimentato un’autentica rinascita, dopo il trapianto di fegato: «Mi sono messo nelle mani di Dio. E ora prego in continuazione: dico un rosario mentre cammino, ho la corona in tasca. Nello stesso tempo penso, mi vengono delle idee. Chiedo con sfacciataggine alla Madonna di aiutarmi a essere altruista». Il mistero pasquale, Bertorelli l’ha vissuto sulla sua pelle «quando ero morto al mondo e pieno di alcol. Poi sono risuscitato grazie agli Alcolisti anonimi: un miracolo. Mi sono trasformato e trasfigurato. Quindi festeggio la Pasqua quasi a titolo personale. Ho tante croci anche adesso dal punto di vista della salute, Gesù mi dice che sono leggere perché le porta lui, mentre la sua buttava giù per terra. Le mie sono “crocette”».
LA CARRIERA: FILM, SERIE TV E TANTA FEDE
Nato a Torino nel 1948, Toni Bertorelli ha recitato in teatro con la regia di Ronconi, Patroni Griffi, Cecchi e Martone. Nel cinema ha interpretato ruoli, fra gli altri, in Pasolini, un delitto italiano, L’ora di religione, La stanza del figlio, The Passion e nella serie tv The Young Pope. Nel volume Voglio vivere senza di te (Iacobelli editore) racconta com’è uscito dal tunnel dell’alcolismo grazie alla riscoperta della fede e al gruppo Alcolisti anonimi.
Foto di Stefano Dal Pozzolo/Contrasto




Fonte famigliacristiana.it/Laura Badaracchi

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