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Le autorità del Sudan hanno deciso di abbattere venticinque chiese cristiane

A partire dallo scorso febbraio, le autorità del Sudan hanno deciso di abbattere venticinque edifici di culto delle comunità cristiane locali. E nei giorni scorsi due pastori, Paul Salah e Naji Abdullah, sono stati arrestati e trattenuti per diverse ore dopo che la chiesa del quartiere di Soba al-Aradi di Khartoum è stata distrutta. Crescente è la preoccupazione delle medesime comunità cristiane in Sudan, che rappresentano – secondo dati non ufficiali – una minoranza consistente, circa il 26 per cento della popolazione.

Bambini sud sudanesi in un campo profughi vicino Khartoum - AFP

In atto politica di demolizione
Sarebbe in atto una politica di demolizione di chiese e luoghi di culto che, secondo le autorità, mancherebbero di alcuni permessi di edificazione. Dopo l’indipendenza del Sud Sudan da Khartoum, nel 2011, il governo sudanese aveva deliberato che non avrebbe più autorizzato la costruzione di chiese, dal momento che i cristiani erano molto diminuiti di numero, essendosi trasferiti nel nuovo Stato. Nel tempo, i leader cristiani hanno protestato contro gli impedimenti all’edificazione di nuove chiese, dal momento che lo stesso non accade per le altre fedi, in un Paese in cui la libertà di religione è garantita dalla costituzione.
La testimonianza di un sacerdote da Khartoum
A descrivere la situazione, da Khartoum, è un sacerdote sudanese che, per motivi di sicurezza, ha scelto l’anonimato. L’intervista è di Giada Aquilino per Radio Vaticana:

 

R. – Questo sta succedendo da anni, non è una cosa nuova. Però sembra che in questo momento, siccome l’Unione Europea ha mandato una persona a investigare sui diritti umani, tale situazione abbia cominciato a venire a galla.
D. – Di quali chiese e luoghi di culto si tratta?
R. – Tutte le chiese, cattoliche ed evangeliche.
D. – Perché secondo le autorità sarebbero stati chiuse?
R. – Loro dicono che non hanno i documenti, non hanno l’approvazione del governo per la costruzione di una chiesa in questo o quel posto, ma fin dagli anni Novanta il governo non dà alcun permesso ad alcuna comunità di costruire altri edifici.






D. – Allora la comunità cristiana locale come sopravvive?
R. – Facciamo così: andiamo in un luogo dove ci sono dei cristiani, prendiamo un piccolo terreno, non diciamo che diventerà una chiesa e tiriamo su quattro muri, mettiamo dentro una capanna e preghiamo lì…
D. – La comunità cristiana sudanese come è formata oggi in Sudan?
R. – In Sudan ci sono i Nuba: una tribù, un popolo del nuovo Sud geografico del Sudan, quindi la parte meridionale del Paese: la maggioranza di quel popolo è cristiana. E, siccome hanno anche loro la guerra, i Nuba sono distribuiti in tutto il Sudan al momento, a causa di questi conflitti. Ci sono anche gli eritrei, che dall’Eritrea si sono rifugiati in Sudan. Sono circa 200 mila gli eritrei che vivono a Khartoum e sono tutti cristiani: ortodossi o cattolici di rito orientale. Mentre i Nuba sono di rito latino.




Fonte it.radiovaticana.va

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