Pubblicità
HomeNewsCaritas et VeritasSTRAGE DI MILANO/ Non permettiamo a Giardiello (e a Lubitz) di farci...

STRAGE DI MILANO/ Non permettiamo a Giardiello (e a Lubitz) di farci sospettare dell’uomo

STRAGE DI MILANO/ Non permettiamo a Giardiello (e a Lubitz) di farci sospettare dell’uomoLa tragedia di Germanwings e quella del tribunale di Milano hanno molte cose diverse. Il numero delle vittime, le circostanze, i paesi, i protagonisti, ma c’è qualcosa che non cambia. Nonostante tutto quello che potremo analizzare, controllare, scandagliare, qualcosa non cambia. C’è qualcosa che rimane non analizzabile e non prevedibile. Si chiama fattore umano. È un elemento che ha un nome e un cognome e non una sigla di laboratorio. Sono due nomi, sono due persone. Sono Claudio Giardiello e Andreas Lubitz.
I media stanno facendo con Claudio Giardiello quello che hanno fatto per Andreas Lubitz. Ed è giusto. E tutti assieme dovremo fare in modo che la società del controllo, della sicurezza, della diagnosi precoce, della chirurgia preventiva, vinca. Che vinca la nostra società che vogliamo tranquilla e sicura. Però non dimentichiamoci che la nostra è una società “umana”, cioè fatta di uomini, di persone. Se prendo un libro di etologia scopro come si comporta un animale perché paragono il suo comportamento a quello degli altri esemplari della stessa specie. Sugli uomini è possibile fare studi del genere? Un po’ sì e un po’ no. Perché un bambino non è un cucciolo di uomo allo stesso modo di come lo è un lupacchiotto rispetto al lupo. Tutti noi conosciamo persone completamente diverse che sono nate dagli stessi genitori, e hanno la stessa educazione, lo stesso ambiente e vengono dalle stesse scuole. Però il risultato cambia. Sono due persone diverse. Simili ma diverse. Molti uomini entrano in una cabina di aereo o in un tribunale. Però – per fortuna – solo uno picchia verso il basso e solo uno dice “avrei ancora ucciso e poi mi sarei suicidato”. Non ci sono equazioni che possano proteggerci dal “pericolo” umano. Se si rimane chiusi nella pretesa che la nostra sia una società tranquilla e sicura, il nostro futuro saranno la paura, l’ansia di sicurezza e il controllo. Con il rischio – reale – che vengano rosicchiati spazi non marginali di libertà e di “umano”. Forse per questo il Papa non molti giorni fa – erano i primi di marzo e la rivista era la “Carcova” di Buenos Aires – ai ragazzi che volevano sapere se ha paura degli attentati di cui i fanatici lo vogliono fare oggetto, ha risposto: “Guarda, la vita è nelle mani di Dio. Ho detto al Signore: Tu prenditi cura di me. Ma se la tua volontà è che io muoia o che mi facciano qualcosa, ti chiedo solo un favore: che non mi faccia male. Perché io sono molto fifone per il dolore fisico”.
Proteggiamoci, ma non permettiamo a Giardiello e a Lubitz di farci sospettare dell’uomo, del fattore umano. L’imponderabile uso che possiamo fare della nostra libertà, non deve metterci paura e far pendere la bilancia verso il versante pericoloso della nostra specificità: essere uomini. Il fattore umano è instabile ma l’uomo non è una mina innescata che aspetta solo la pressione giusta per esplodere. È una bellissima confusione di equilibri precari tra carne, anima, pensiero, volontà, sogno, speranza, intimità, e ogni sfumatura possibile del nostro essere e del nostro vissuto. Ho amici preti che hanno paura di sorridere in treno a bambini che si avvicinano loro perché non vogliono passare per pedofili, e questo non va bene. Non dobbiamo proteggerci gli uni dagli altri. Non è umano. Siamo fatti per amare. Per guardarci con stupore, non con paura. Anche se oggi il dolore rende pesanti queste mie parole.

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da IlSussidiario.net

SCRIVI UNA RISPOSTA

Scrivi il commento
Inserisci il tuo nome