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Stop alle molestie sul web, presentata la campagna del Bice

bambini_internet_390INTERNET E MINORI – Un fenomeno mondiale, che non deve essere assolutamente sottovalutato, perché in fortissima ascesa a causa della diffusione soprattutto tra i giovanissimi degli smartphone. Così Olivier Duval, presidente del Bice (Bureau International Catholique de l’Enfance) ha presentato ai giornalisti oggi in sala stampa vaticana il fenomeno delle molestie su Internet, le cui primissime vittime sono proprio giovani e giovanissimi. Per questo motivo il Bice ha lanciato nel 2014 la campagna “Stop alle molestie su Internet” che mira a sensibilizzare sul fenomeno e a incoraggiare a denunciarlo e che ha raccolto oltre 10.000 firme. La campagna è stata presentata attraverso l’agghiacciante racconto di una giovane ragazza francese di 21 anni, Laetitia Chanut, vittima per un lungo periodo di molestie via Facebook e sms, che l’hanno condotta lentamente alla depressione e a un tentativo di suicidio e che oggi è stata scelta dal Bice come testimonial della campagna. “Anche se – confessa – non è facile per me parlare. Io ne sono uscita, ma non so se altri come me ci stanno riuscendo”. Da un’inchiesta condotta nel 2013 su 20mila giovani europei emerge che un giovane su tre confessa di essere stato vittime di molestia sul web. Le molestie su Internet possono prendere forme diverse: intimidazione, insulti, pubblicazione di foto o video della vittima…

Le conseguenze sono devastanti: le molestie provocano ansia, stress, sentimento di vergogna, demotivazione, crollo del rendimento scolastico, depressione fino addirittura al suicidio. Spesso le giovani vittime non si confidano con i genitori e le violenze vengono vissute in solitudine e nell’isolamento. “Molti non parlano – ha detto don Fortunato Di Noto (Associazione Meter) – per cui non si ha percezione del danno. Ma la vita virtuale non è virtuale. Ha un’incidenza profonda nella vita reale con lesioni che si porteranno per tutta la vita”. Don Di Noto parla di “periferie digitali” dove troppo spesso “si naufraga per scopi di male”. Sono luoghi che favoriscono le identità fluide e nascoste. Basti pensare che su Facebook esistono 90 milioni di profili falsi e che in Italia sono 200mila i minori che hanno un profilo falso. La “battaglia” di Meter parte proprio da qui, dalle periferie digitali “per far sì che queste favelas tecnologiche possano essere abitate nella consapevolezza che laddove latita l’affetto, gli avvoltoi si avventano”. Flaminia Giovannelli, sottosegretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, ha invocato il ruolo essenziale della famiglia che deve essere aiutata e accompagnata soprattutto perché solo “l’affetto può condurre i ragazzi ad aprirsi e confidarsi. E la confidenza è il primo passo per lottare contro questa piaga”. Fonte: Agensir

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