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Siria: almeno 3000 cristiani assiri e caldei in fuga dall’Is

Siria: almeno 3000 cristiani assiri e caldei in fuga dall’IsCresce la preoccupazione della comunità internazionale per la sorte dei 150 cristiani rapiti in Siria dalle milizie dello Stato Islamico. Sequestro che ha suscitato la “dura condanna” anche da parte delle Nazioni Unite. E oltre mille famiglie cristiane sono in fuga dall’avanzata degli integralisti. È di ieri poi la notizia di un altro rapimento di massa da parte dei jihadisti, si tratta di 107 membri di un clan tribale a Est di Tikrit, tra i quali 9 bambini. Intanto proseguono i raid della coalizione sulle roccaforti dell’Is e il sostengo militare ai peshmerga curdi. Il servizio di Marco Guerra per la Radio Vaticana:

Almeno tremila cristiani assiri e caldei sono in fuga dalla regione della Siria nord-orientale attaccata dalle milizie dello stato islamico. L’offessiva jihadista si è consumata lungo le sponde del fiume Khabur, nella provincia di Jazira, è ha provocato la morte di un civile e di quattro combattenti cristiani nelle fila delle truppe curde. Ma quello che preoccupa di più e la sorte dei 150 cristiani catturati dai miliziani integralisti e trasferiti in una località ancora ignota. Rapimento di massa anche in Iraq, dove gli integralisti hanno preso 107 membri di un clan tribale a Est di Tikrit ostile allo stato islamico. Lo spostamento delle truppe dell’Is in queste aree della Siria e dell’Iraq sarebbe dovuto al ritiro del califfato da Kobane a da altre roccaforti martellate dai bombardamenti della coalizione internazionale. Si registrano anche dei successi militari dei peshmerga curdi che hanno tagliato alcune vie di collegamento dello stato islamico tra Siria e Iraq, mentre si ingrossano le voci da danno per certa una grande offensiva di primavera per riconquistare Mosul, principale centro abitato del califfato e seconda città dell’Iraq. Intanto il segretario di stato Usa Kerry ha detto che Stati Uniti e Iran hanno un reciproco interesse a sconfiggere l’Isis.

Siria: almeno 3000 cristiani assiri e caldei in fuga dall’Is

L’emergenza è confermata anche da mons. Antoine Audo, vescovo di tutti i caldei della Siria e presidente di Caritas Siria, intervistato da Giada Aquilino per la Radio Vaticana:

R. – E’ una zona accanto a Hassake, nel nord-est della Siria. Si tratta di circa 35 villaggi, in prevalenza assiri, ma ci sono anche tre villaggi abitati da caldei, che quindi dipendono da me. Ho parlato con il mio vicario ad Aleppo, che è in contatto con Hassake e mi ha detto che si parla dell’arrivo di 3 mila persone: famiglie di questi villaggi che stanno scappando verso Hassake. Hanno organizzato un programma d’aiuto per ospitarle presso famiglie cristiane di Hassake. Si parla di 50 cristiani rapiti, altri dicono 90, altri ancora dicono 150. Si dice che hanno preso questi cristiani per fare scambi con i curdi, che hanno preso ostaggi dal gruppo islamico ‘Daesh’.

D. – Quindi sarebbe per uno scambio di prigionieri?
R. – Sì, così sembra.

D. – Ci sono richieste in questo senso?
R. – Ho sentito dire che quello è lo scopo della presa dei prigionieri assiri e caldei.

D. – Perché i miliziani dello Stato islamico in questo momento stanno colpendo proprio al confine con la Turchia?
R. – Penso che abbiano il sostegno della Turchia. Possiamo dirlo chiaramente, anche se la Turchia non lo riconosce. Vogliono fare la guerra contro i curdi nella regione: è chiaro. E poi seminare terrore e disordine. Penso che lo scopo di questa politica sia distruggere la Siria, dividerla come hanno fatto in Iraq.

D. – Come vivono i cristiani della Siria oggi? Lei più volte ha parlato di un drammatico impoverimento…
R. – Sì, tutti siamo diventati poveri. E’ veramente una cosa terribile. Non si può negare. Prima della guerra tutti i siriani, particolarmente i cristiani, potevano vivere e lavorare. Adesso non c’è sicurezza, non c’è lavoro. I ricchi sono partiti, la classe media è diventata povera e i poveri sono diventati miserabili!

D. – In questo quadro di emergenza che dura da quattro anni – perché poi non c’è solo l’emergenza del sedicente Stato Islamico, ma c’è anche il conflitto interno – che aiuti arrivano ai cristiani siriani? Lei è presidente di Caritas Siria…
R. – Caritas, come organizzazione cattolica internazionale, fa di tutto per organizzare gli aiuti nelle sei regioni della Siria, perché per Caritas la Siria è divisa in sei regioni: Damasco, Horan, Homs, nel litorale Tartus e Latakia, poi Aleppo, quindi la regione di Hassake, dove c’è adesso questo dramma e per il quale abbiamo deciso di dare un aiuto di emergenza alle famiglie. Generalmente Caritas si occupa di cibo, medicine, scuole, anziani, profughi…

D. – Questi aiuti bastano?
R. – Caritas lavora con tutti, non c’è una distinzione confessionale. E’ un servizio umanitario della Chiesa cattolica per tutti, anche per i musulmani, davvero per tutti i gruppi. I cristiani, tramite le diocesi e i loro vescovi, hanno programmi speciali per sostenere e aiutare. Sono molto attivi.

D. – E ai cristiani arrivano aiuti da altre realtà? Da Hassake l’arcivescovo siro-cattolico Hindo ha lanciato un appello: dalla Mezzaluna Rossa non sarebbero arrivati aiuti per i cristiani…
R. – Un aiuto generale. Noi come cristiani lavoriamo anche con la Mezzaluna Rossa ma non è facile, i cristiani non sono abituati ad andare a chiedere, aspettano il sostegno della Chiesa. L’arcivescovo siro-cattolico di Hassake, unico arcivescovo cattolico della regione, deve prendersi cura di tutti questi cristiani nel nome della Chiesa universale e quindi si capisce il suo appello per sostenere tante famiglie cristiane in questa prova.

D. – La popolazione siriana in questo momento sente la vicinanza della comunità internazionale?
R. – No, sentono un complotto internazionale contro la Siria, per distruggere questo Paese.

D. – Il Papa più volte ha pregato per i cristiani di Siria e non solo: come vengono accolte le preghiere del Pontefice?
R. – Sono un sostegno straordinario. Quando i cristiani perdono tutto guardano alla Chiesa, guardano al Papa per chiedere sostegno e fiducia. Questo è l’atteggiamento profondo.

D. – Lei in questi giorni è stato a Roma, in Vaticano, per fare il punto sull’impegno della Caritas, insieme a Caritas Internationalis…
R. – Sì, ho avuto incontri con Caritas Internationalis e contatti con differenti Congregazioni. Il mio appello è: cerchiamo la pace con la preghiera, con la riflessione, con una buona formazione. Tutti perdiamo nella distruzione della Siria: si deve fare la pace, nel rispetto di tutti.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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