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Siria, ad Aleppo si riapre la cattedrale. E’ Tutto da ricostruire

La cerimonia di consacrazione della cattedrale armeno cattolica di Nostra Signora del Buon soccorso l’8 dicembre ad Aleppo

La cerimonia di consacrazione della cattedrale armeno cattolica di Nostra Signora del Buon soccorso l’8 dicembre ad Aleppo

«Le scuole sono aperte anche le nostre chiese, piene di fedeli che vengono a pregare ancora più di prima della guerra».

E da domenica, festa dell’Immacolata concezione di Maria anche la cattedrale armeno cattolica di Nostra Signora del Buon soccorso ha riaperto i portoni.

La cattedrale è nel cuore del quartiere cristiano di Aleppo.

«La gente vuole un punto di riferimento spirituale e, in questo momento, si ha la certezza che solo Dio ci può aiutare»,

cosi parla Boutros Marayati.

L’appello del vescovo armeno-cattolico di Aleppo

L’arcivescovo armeno-cattolico di Aleppo, da quasi 30 anni guida della sua Chiesa lancia il suo appello.

“Vogliamo restare, ma senza un aiuto esterno non possiamo vivere». Per questo la normalità, ad Aleppo e in Siria, è una “riconquista”.

Sabato 7 dicembre la cerimonia di inaugurazione civile alla presenza del nunzio apostolico, cardinale Mario Zenari, del gran muftì di Siria e di rappresentanti del governo e della autorità locali.

Domenica si è tenuta la liturgia di consacrazione con il cardinale Mario Zenari,

con i rappresentanti delle cinque Chiese cattoliche orientali, della Chiesa latina e delle Chiese ortodosse e protestanti

Si è fatta poi l’unzione degli altari dell’antica chiesa costruita nel 1840 sulla base di una antica casa aleppina

Casa con la tipica struttura con il patio e le cupole, che risale al 1603.

La chiesa è stata olpita da 6 missili.

Durante l’assedio di Aleppo (2013 – 2016) sono stati distrutte le cupole e i soffitti.

La cattedrale è stata ricostruita grazie a un pool di esperti internazionali.

I lavori di ristrutturazione

I Lavori di ristrutturazione, per circa 400mila euro, sono durati poco più di un anno.

Sono stati finanziati dai molti donatori internazionali.

Si ricorda la Congregazione per le Chiese orientali, il collegio armeno di Roma, Fondazione Missio, Aiuto alla Chiesa che soffre, Oevre d’Orient e numerose diocesi di tutta Europa fra cui, in Italia, il vicariato di Roma e la diocesi di Bologna.

Un segno di rinascita per la comunità cristiana di Aleppo di 120mila fedeli primadella guerra, ora 40mila.

Circa 7mila fedeli sono armeno-cattolici (erano 20mila nel 2011).

Si rinasce a neanche un mese dal martirio di padre Ibrahim Housep Bedoyan, ucciso da terroristi del Daesh mentre si recava a Deir er-Zor per i lavori di restauro di una chiesa devastata.

Monsignor Marayati è pure amministratore apostolico di Qamishli, Hassaké, Deir ez-Zor, territori in cui in ottobre si è svolta l’operazione militare turca.

«La gente in quelle regioni ha paura perché non sa come poter sopravvivere».

Ci sono molte presenze: i turchi, i curdi, le forze governative, i ribelli, gli americani, i russi: Una situazione molto complessa. Molti cristiani sono fuggiti, «ma circa 30mila sono presenti e anche lì le chiese e le scuole sono aperte».

La riapertura della cattedrale

La riapertura della cattedrale di Notre Dame

«è un segno di rinascita che aiuta i fedeli a dire che Aleppo non è finita e ci dà il coraggio di continuare la nostra missione»,

conclude monsignor Marayati.

«La guerra non è finita e dopo quasi 9 anni la gente è esausta e c’è un povertà crescente»,

conferma il cardinale Mario Zenari.

«Se ora in alcune zone non cadono più le bombe, l’83% della popolazione vive la bomba della povertà.

Questo si tocca con mano: non c’è ricostruzione, l’economia non è ripartita, secondo l’Onu, il 54% degli ospedali sono chiusi o distrutti, una scuola su tre ancora inagibile»

Benché la situazione sia un poco migliorata, secondo l’ufficio regionale di Caritas Siria sono 2,2 milioni le persone in stato di bisogno.

Si tratta di 2 milioni di persone che necessitano di cibo.

1 milione e 800 mila di aiuti per le cure mediche.

Sono necessari inoltre continui interventi per garantire generi di prima necessità, istruzione e alloggi.

«Alla comunità internazionale chiediamo di raddoppiare gli sforzi per far cessare conflitto e iniziare la ricostruzione», conclude il cardinale Zenari.

Credit: Avvenire

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