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Sinodo, la testimonianza di due sposi brasiliani

1571419_Articolo (1)Tre le coppie di uditori presenti in aula c’è quella formata da Arturo e Hermelinda Zamberline, responsabili dell’equipe Notre Dame in Brasile. Nel loro contesto, caratterizzato da un clima di crescente secolarizzazione, sono impegnati ad avvicinare e accompagnare i giovani e le coppie in difficoltà alla bellezza del matrimonio cristiano. Lo spiega lo stesso Arturo Zamberline al microfono di Paolo Ondarza della Radio Vaticana.

R. – Poca gente in Brasile crede ancora al matrimonio. Si sposano, ma prima di sposarsi convivono e dopo, anni dopo, decidono se sposarsi o meno. Le coppie devono essere evangelizzate, devono essere preparate per un buon matrimonio, in modo che il matrimonio sia visto come un vero Sacramento e non solo come un’unione di due persone.

D. – Perché questa preparazione sia efficace, perché quindi porti ad un matrimonio solido, secondo lei, quali sono gli elementi principali nella formazione?

R. – Le formiamo in modo che vedano il matrimonio come un cammino, una strada di santità, una strada che porta una felicità coniugale che cresce nel tempo. Le sfide in Brasile sono grandi, come penso qui in Italia e in tutto il mondo. Principalmente i giovani, ogni giorno, sono più lontani dalla Chiesa. Noi tentiamo di avvicinarli.

D. – I giovani sono lontani perché hanno paura del matrimonio, hanno sfiducia nella Chiesa?

R. – Non so se sia paura del matrimonio … Non pensano che il Sacramento sia importante. E’ più facile oggi vivere insieme, senza avere un impegno. Se domani mi stanco: “Ciao e vado via, vado a cercarmene un’altra o un altro”.

D. – Probabilmente quello che emerge è più la fatica dell’impegno che la bellezza e la realizzazione che il matrimonio può dare ad una coppia…

R. – Sì, non lo guardano come un Sacramento che porta felicità, una grazia di Dio, una benedizione di Dio.

D. – Come Equipe Notre-Dame siete vicini anche a famiglie che hanno delle sofferenze al loro interno; parlo di coppie che non stanno più insieme, che si sono separate…

R. – Noi, come Equipe, lavoriamo nelle pastorali familiari, quindi cerchiamo di riportare alla Chiesa quelle famiglie che non sono più insieme, che sono divorziate. Le aiutiamo a reintegrarsi all’interno della Chiesa cattolica.

D. – Tanto spesso si parla di persone che si separano e si pensa che questo sia irrimediabile, mentre probabilmente con un accompagnamento amorevole, forse in quest’ottica si legge anche la misericordia della Chiesa, le persone possono essere anche aiutate a capire cosa hanno sbagliato e a riprendere il cammino…

R. – Il cammino sì, giusto. E’ proprio così.

D. – Uno stare accanto nella difficoltà e nella sofferenza, nell’indicare però anche la verità sul matrimonio…

R. – Sì, sì, e lavorare proprio con la verità. E’ impossibile non lavorare con la verità, non dire la verità. Si deve capire che questa è la strada migliore da percorrere.

D. – Secondo voi, quale dovrebbe essere un messaggio che da quest’aula del Sinodo dovrebbe partire?

R. – Speriamo un risultato positivo, che guardi queste coppie, che aiuti queste coppie, perché possano ritornare sulla strada della Chiesa.

D. – E che insieme incoraggi le coppie che vanno avanti, nonostante le difficoltà?

R. – Noi siamo sposati da 41 anni: non è stata tutti i giorni una luna di miele. Ogni giorno c’è una storia nuova da vincere per andare sempre avanti.

D. – Ogni giorno è un sì…

R. – Ogni giorno è un sì! proprio così.

LINK PER IL SERVIZIO AUDIO ORIGINALE

http://it.radiovaticana.va/news/2014/10/13/sinodo,_la_testimonianza_di_due_sposi_brasiliani/1108482

Nella foto: Papa Francesco saluta gli uditori laici

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