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Sinodo. Mons. Frăţilă: misericordia di Dio dà forza di cambiare vita

Per una valutazione su quanto emerso finora al Sinodo sulla famiglia il nostro inviato Paolo Ondarza ha intervistato mons. Mihai Cătălin Frăţilă, vescovo greco-cattolico di San Basilio Magno di Bucarest dei Romeni:

Sinodo Famiglia

R. – Stare al Sinodo è sempre un’esperienza ricca, perché pur essendo posti nelle nostre specificità delle Chiese locali, emerge che la verità è una nella Chiesa cattolica. Di fronte ad ogni situazione ciò che è importante è interrogarsi davanti al Signore su come riaffermare questo attaccamento al Signore e dare sostegno alle persone, perché sappiano che se cercano ogni giorno il bene, Cristo trova sempre le possibilità e le situazioni per farci tornare da Lui. Si parla molto, per esempio, della misericordia, ma la misericordia non è semplice compassione: la misericordia del Signore ci dà la forza di cambiare la nostra vita.

D. – Guardare solo a quanto vive l’uomo contemporaneo – è stato detto in aula – talvolta può portare al rischio di soffermarsi ad una visione puramente sociologica del fenomeno. Che cosa si può dire riguardo a questa considerazione? Lei come la pensa?

R. – La Chiesa non è schizofrenica nei confronti delle cose spirituali e delle cose della nostra umanità, ma ha la priorità di servire i cuori e tenere questi cuori attorno a Cristo, per non perdere la giusta via. E’ molto importante non cercare di mettere al posto del Signore le nostre problematiche quotidiane che non hanno senso se non sono guardate tramite il suo cuore.

D. – In una società che propone sempre più vari modelli di famiglia, come la Chiesa può proclamare la verità sulla famiglia? E’ possibile parlare di verità in un contesto culturale relativista?

R. – Solo ad una condizione, che questo criterio della verità, che è la persona di nostro Signore, ci faccia mettere in secondo piano tutte le altre priorità. La Chiesa deve proseguire con il coraggio della fede, seguire i passi di Cristo. E i passi di Cristo passeranno sicuramente intorno alla Croce, al Calvario.

D. – Lei ha portato in aula la testimonianza della vostra Chiesa greco-cattolica nel secolo scorso, vuole condividerla con noi?

R. – La Chiesa greco-cattolica tra il 1948 e il 1990 è stata completamente soppressa. Secondo lo spirito del mondo per 41 anni, la percentuale ufficiale dei cattolici era dello 0 per cento. Invece la Chiesa clandestina ha resistito, perché la verità non era una filosofia o una dittatura culturale, ma era l’incontro con il Signore. E davanti all’incontro col Signore tutte le altre cose cadono. La Chiesa va spesso contro lo spirito del mondo che cerca sempre di portarci verso le cose che assomigliano alla verità, ma sono menzogne. Per questo c’è molto bisogno di parlare chiaramente. Soprattutto in questo tempo in cui c’è una dittatura culturale che cerca di imporre dei modelli estranei alla rivelazione, al Vangelo. Dobbiamo parlare chiaramente, perché i fedeli hanno bisogno di essere confermati. L’esperienza della Chiesa greco-cattolica romena ha avuto questo enorme sostegno da parte del Signore di conservare l’attaccamento alla fede per 40 anni di persecuzione comunista, proprio perché si guardava a Roma come la culla della fede e del Vangelo, che rimane sempre attaccato al cuore e al volere del Signore.

D. – Quindi una rinnovata chiamata per la Chiesa a parlare chiaramente in un mondo in cui spesso le parole vengono decostruite e private del loro significato, se non deformate nel loro significato…

R. – Certamente, i valori del Regno di Dio o ci fanno elevare alla profondità delle loro verità oppure noi con i nostri peccati e le nostre debolezze li abbassiamo, li facciamo scendere al nostro livello. E’ importante conservare questa chiarezza del linguaggio, perché il Vangelo è semplice: Cristo ci ha detto che per seguire il bene, per seguire la verità ci porterà sicuramente anche sulle strade dove dovremo dare una testimonianza estrema. La Chiesa dei primi secoli, ma anche quella che oggi combatte spiritualmente nel mondo per rimanere attaccata al Signore, al suo volere, ci dice sempre che il sangue dei martiri conserva questa forza e questa energia della Chiesa di rimanere attaccata al volere di Dio e non ad altre realtà, anche se magari più fiorenti o più dorate, ma che non sono altro che finte verità e inganni.





Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)

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