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Sinodo famiglia. Pubblicato Instrumentum laboris: comunicare la speranza

OSSROM54727_ArticoloLe sfide, la vocazione e la missione della famiglia: sono queste le linee-guida dell’Instrumentum laboris del 14.mo Sinodo generale ordinario sulla famiglia che si svolgerà ad ottobre in Vaticano. Il documento di lavoro, pubblicato oggi, riporta interamente la Relatio Synodi – testo conclusivo del precedente Sinodo sulla famiglia, svoltosi nel 2014 – integrato con la sintesi delle risposte al questionario proposto, nel corso dell’anno, dalla Segreteria sinodale a tutte le Chiese del mondo.

La Relatio Synodi
Non si riparte da zero, e questo è chiaro: l’Instrumentum laboris, infatti, riporta integralmente tutti i paragrafi della Relatio Synodi del 2014, inclusi i numeri 52, 53 e 55, i più discussi, relativi all’accostamento dei divorziati risposati all’Eucaristia, alla proposta della comunione spirituale ed alle unioni omosessuali. In sostanza, la Relatio Synodi ribadiva l’importanza della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, mettendone in risalto gli aspetti positivi, ma anche la necessità di guardare con pazienza e delicatezza alle famiglie ferite. Il testo sottolineava poi che le unioni omosessuali non sono paragonabili al matrimonio tra uomo e donna, e che non sono accettabili pressioni sui vescovi su questo punto. Ulteriori spunti riguardavano l’auspicio di processi gratuiti per la nullità matrimoniale, l’attenzione per le adozioni, l’allarme per la pornografia, per l’uso distorto del web e per le donne ed i bambini vittime di sfruttamento sessuale.

Le risposte di Conferenze episcopali, famiglie, università, aggregazioni laicali
Ora, queste riflessioni vengono ampliate nell’Istrumentum laboris, grazie ai contributi raccolti non solo nelle Conferenze episcopali del mondo, ma anche delle famiglie stesse di fedeli, delle aggregazioni laicali, delle università e delle istituzioni accademiche. Il nuovo documento viene, quindi, suddiviso in tre parti: l’ascolto delle sfide sulla famiglia, il discernimento della vocazione familiare e la missione della famiglia oggi.

No alla rimozione della differenza sessuale
Riguardo al primo punto, si ricorda che il numero dei matrimoni, sia religiosi che civili, è in calo, mentre crescono separazioni, divorzi, denatalità; si sottolinea la paura dei giovani ad assumersi impegni definitivi, tra cui il formare una famiglia; si mettono in luce le “contraddizioni culturali” della nostra epoca in cui si dice che “l’identità personale e l’intimità affettiva devono affermarsi in una dimensione radicalmente svincolata dalla diversità biologica tra maschio e femmina” o in cui si vuole riconoscere “la titolarità matrimoniale” a coppie istituite indipendentemente dalla differenza sessuale. Di qui, il richiamo ad un “migliore approfondimento umano e culturale, non solo biologico, della differenza sessuale” perché la sua rimozione “è il problema, non la soluzione”.

Istituzioni latitanti non sostengono la famiglia. I figli, “orfani sociali”
L’Instrumentum chiama in causa anche le “contraddizioni sociali” che portano alla dissoluzione della famiglia: guerra, migrazioni, tossicodipendenza, alcolismo, disoccupazione, povertà, usura (da contrastare con apposite strutture di sostegno economico alle famiglie indigenti) cultura dell’usa e getta, congiuntura economica “sfavorevole ed ambigua” che “distrae risorse che dovrebbero essere destinate al progetto familiare”. In tutto questo, le istituzioni latitano e sono inadeguate, incapaci di sostenere la famiglia. Essa, invece, in quanto “pilastro fondamentale e irrinunciabile del vivere sociale”, “risorsa insostituibile per lo sviluppo armonico di ogni società umana”, necessita di “politiche adeguate”, che tengano conto della sua “azione compensativa” nei confronti del welfare. Senza dimenticare gli “invisibili” della società, esclusi dal sistema economico attuale che colpisce, in particolare, i figli, “segnati a vita da privazioni e sofferenze”, veri “orfani sociali”.

Dignità per anziani e disabili. Pastorale specifica per famiglie migranti
Per questo, l’Instrumentum mette in risalto l’importanza della famiglia come strumento di inclusione, soprattutto di categorie fragili come i vedovi, gli anziani a cui va data “dignità e speranza”, i disabili che vanno accompagnati per contrastare “le forme impietose di stigma e pregiudizi”. A tal proposito, il documento sinodale affronta anche la cosiddetta sfida del “dopo di noi”, ovvero di disabili che rimangono soli alla morte dei genitori. Per loro si richiede di “garantire, difendere e valorizzare la qualità possibile di ogni vita”. Una pastorale specifica viene poi auspicata per le famiglie migranti, “dilaniate” e “tragicamente ferite”, perché soprattutto in quei Paesi di destinazione dove non c’è una “autentica accoglienza e accettazione, nel rispetto dei diritti di tutti”, si possono alimentare “fenomeni di fondamentalismo e di rigetto violento della cultura ospitante”. E il dramma cresce quando la migrazione è illegale, sostenuta da “circuiti internazionali della tratta di esseri umani”.

Valorizzare ruolo della donna nella Chiesa. I “lontani” non sono “esclusi”
L’Instrumentum, quindi, si sofferma sul ruolo delle donne: ne ricorda le pagine amare – sfruttamento, violenza, aborti e sterilizzazioni forzati, utero in affitto, mercato dei gameti, il desiderio di figli ad ogni costo – ma ne auspica anche una “maggiore valorizzazione nella Chiesa”, nei suoi “processi decisionali”, nella “partecipazione al governo di alcune istituzioni”. Altro punto cruciale riguarda la “novità assoluta” della “rivoluzione biotecnologica” che permette di “manipolare l’atto generativo” svincolandolo dalla relazione sessuale tra uomo e donna e rendendo, così, la vita umana e la genitorialità “realtà soggette al desiderio di coppie non necessariamente eterosessuali e regolarmente coniugate”. La prima parte si conclude, quindi, con una sottolineatura importante: i “lontani” dalla Chiesa non sono “esclusi”, ma persone comunque amate da Dio a cui la Chiesa deve “guardare con comprensione”.

Sacramento del matrimonio è indissolubile
La seconda parte dell’Instrumentum evidenzia, in primo luogo, la “pienezza sacramentale” del matrimonio, riaffermandone l’indissolubilità, in quanto “dono” e non “giogo imposto agli uomini”. Per questo, in un’epoca in cui è difficile “mantenere gli impegni per sempre”, si chiede di “dare un annuncio di speranza, che non schiacci” perché “ogni famiglia sappia che la Chiesa non l’abbandona mai”. Si sottolinea, inoltre, che il carattere “unitivo” del matrimonio è complementare a quello “procreativo”, nell’ottica di una “procreazione responsabile”.

Famiglia sia soggetto di evangelizzazione. La Chiesa accompagni sofferenze coniugali 
Centrale, poi, l’urgenza di promuovere la famiglia come “soggetto” di evangelizzazione, affinché testimoni il Vangelo “senza nascondere ciò in cui crede”, in solidarietà con i poveri e i diversi, custodendo il creato e promuovendo il bene comune. Di qui, il richiamo a rinnovare i percorsi catechistici per la famiglia, affinché la comunità cristiana non sia una mera “agenzia di servizi”, bensì un luogo di “crescita”, nel cammino della fede. Chiesa e famiglia sono ciascuna un bene per l’altra, sottolinea l’Instrumentum, richiamando la responsabilità della comunità cristiana di aiutare le coppie in difficoltà, mostrandosi “accogliente” nei loro confronti. Anche perché, nel disegno di Dio, “la famiglia non è un dovere, ma un dono” ed oggi, la scelta del sacramento non va data per scontata, bensì vista come “un passo da maturare, una meta da raggiungere”. Per questo, la Chiesa deve “accompagnare” i momenti di sofferenza coniugale, per evitare “rovinose contrapposizioni tra i coniugi” con conseguenti ricadute sui figli.

La misericordia è legata alle verità fondamentali di fede
L’ottica, conclude la seconda parte, deve essere quella misericordia che “nulla toglie alla verità”, ma è “essa stessa verità rivelata, strettamente legata alle fondamentali verità della fede”, in quanto “rivelazione dell’identità di Dio” e “dimostrazione dell’identità cristiana”.

Comunicare la speranza, senza moralismi. Obiezione di coscienza per gli educatori
La terza parte si apre evidenziando la necessità di “preparare, formare e responsabilizzare” le famiglie in ambito missionario, incoraggiando ad esempio la missio ad gentes, anche grazie ad un “linguaggio che susciti speranza”, capace di raggiungere tutti, soprattutto i giovani, e lontano da moralismi, giudizi, pregiudizi e controlli. Perché, in fondo, “non si tratta di presentare una normativa, ma di proporre valori”, “verità di fede”. Magari, scrive l’Instrumentum, ci si può avvalere di equipe specializzate in comunicazione, che sappiano tener conto delle problematiche familiari odierne. E ciò è tanto più valido quanto più si guarda alla “pluralità religiosa e culturale” in cui si vive oggi e per la quale il Sinodo auspica la “sinfonia delle differenze”. Di fronte, poi, all’imposizione di modelli contrari alla visione cristiana della famiglia, come accade nel campo della sessualità, bisognerà offrire percorsi formativi adeguati, affermando “con decisione il diritto all’obiezione di coscienza” per gli educatori.

Cristiani si impegnino in politica e società per tutelare la famiglia
In sostanza, le famiglie devono interagire con le istituzioni, anche se tale collaborazione non sempre è agevole, portando all’attenzione della politica le loro istanze reali e “denunciando quelle pratiche che ne compromettono la stabilità”. “I cristiani – si legge – devono impegnarsi in modo diretto nel contesto socio-politico”. Su tutto emerge l’esigenza di rinnovare la pastorale familiare creando una migliore sinergia con gli altri ambiti pastorali (giovani, catechesi, associazioni), così da “abbracciare tutte le fasi della vita con una formazione completa”.

Accompagnare coppie conviventi perché raggiungano la pienezza sacramentale
L’Instrumentum torna poi a ribadire “il dovere e la missione della Chiesa” di annunciare il sacramento del matrimonio come unione fedele e indissolubile tra un uomo ed una donna, ma anche la sua capacità di “accompagnare quanti vivono il matrimonio civile o la convivenza” così che possano, gradualmente, giungere fino alla pienezza dell’unione sacramentale che va presentata non come “un ideale difficile da annunciare”, bensì come “un dono che arricchisce e fortifica la vita coniugale e familiare”. Quindi, il documento si sofferma sul perdono, “esperienza fondamentale” in famiglia, e ricorda che in caso di tradimento coniugale “è necessaria un’opera di riparazione” perché “un patto infranto può essere ristabilito”. Occorrono, dunque, “scelte pastorali coraggiose” nei confronti delle famiglie ferite, facendo sperimentare loro “l’infinita misericordia di Dio”.

Fallimento matrimoniale: occorre discernimento prudente e misericordioso
Su questo punto, tuttavia, l’Instrumentum riporta due atteggiamenti differenziati: incoraggiare chi vive unioni non matrimoniali ad intraprendere “la strada del ritorno”, oppure invitare tali persone a guardare avanti ed a rimettersi in cammino. Tale accompagnamento andrà comunque fatto con “discernimento prudente e misericordioso”. Il fallimento matrimoniale è sempre “una sconfitta per tutti”, si legge nel testo, perciò “tutti hanno necessità di dare e ricevere misericordia”, soprattutto per il bene dei figli, ai quali vanno risparmiate ulteriori sofferenze. “Alcuni – prosegue ancora il documento – richiedono che anche la Chiesa dimostri un analogo atteggiamento nei confronti di coloro che hanno infranto l’unione”. In quest’ottica, si insiste sull’adeguata preparazione dei sacerdoti a “questo ministero di consolazione e cura” delle famiglie ferite. Allo stesso tempo, la Chiesa deve esprimere “apprezzamento e sostegno” a coloro che non intraprendono una nuova unione, rimanendo fedeli al vincolo.

Nullità matrimoniale: procedure gratuite e superamento della doppia sentenza conforme
L’Instrumentum torna, quindi, su un punto-chiave della Relatio Synodi, ovvero quello dei casi di nullità matrimoniale: riguardo alla gratuità delle procedure di riconoscimento della nullità stessa, si registra ampio consenso. Sulla doppia sentenza conforme, c’è “larga convergenza” sul suo superamento, fatta salva la possibilità di ricorso del difensore del vincolo o di una delle parti, mentre non riscuote consenso unanime l’idea di un procedimento amministrativo sotto la responsabilità di un vescovo diocesano. Al contempo, un accordo maggiore si riscontra sulla possibilità di un processo canonico sommario nei casi di nullità patente. Richiesto, inoltre, l’incremento ed il decentramento dei tribunali ecclesiastici, dotati di personale qualificato e competente.

Ripensare le forme di esclusione liturgico-pastorali dei divorziati risposati
L’essenziale, comunque, è offrire linee pastorali comuni, indicazioni chiare da parte della Chiesa affinché chi si trova in situazioni particolari non si senta discriminato. Riguardo, in particolare, ai divorziati risposati si sottolinea che “vanno ripensate le forme di esclusione attualmente praticate nel campo liturgico-pastorale, educativo e caritativo” perché questi fedeli “non sono fuori dalla Chiesa”: si rifletta, dunque, sulla “opportunità di far cadere queste esclusioni”. I cammini di integrazione pastorale siano, però, preceduti da “opportuno discernimento” e realizzati “secondo una legge di gradualità rispettosa della maturazione delle coscienze”. Sull’accostamento all’Eucaristia per i divorziati risposati, l’Instrumentum evidenzia “il comune accordo” sull’ipotesi di una “via penitenziale” sotto l’autorità di un vescovo, basata sul pentimento, sulla verifica dell’eventuale nullità del matrimonio e sulla decisione di vivere in continenza. Altri fanno riferimento ad un “processo di chiarificazione e di nuovo orientamento”, in cui l’interessato sia accompagnato da un presbitero. In relazione alla comunione spirituale si ricorda che “essa presuppone la conversione e lo stato di grazia ed è connessa con la comunione sacramentale”.

Codice di buona condotta per matrimoni misti. Progetti pastorali specifici per omosessuali
Sui matrimoni misti, che presentano “criticità di non facile soluzione”, il documento sinodale chiede l’elaborazione di un codice di buona condotta, così che i coniugi non ostacolino il cammino di fede reciproco. In particolare, alcuni chiedono che tali tipi di nozze rientrino nei casi di “grave necessità” per i quali è possibile, per i battezzati fuori dalla piena comunione con la Chiesa cattolica, accostarsi all’Eucaristia. Riguardo, inoltre, alla prassi ortodossa di benedire le seconde unioni, l’Instrumentum ricorda che tale pratica non mette in discussione l’unicità del matrimonio e rappresenta una celebrazione penitenziale per ricondurre i penitenti alla comunione con la Chiesa. Infine, fermo restando la contrarietà della Chiesa alle nozze gay, si ribadisce che “ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, va rispettata nella sua dignità ed accolta, con sensibilità e delicatezza, nella Chiesa e nella società”. Di qui, l’auspicio di progetti pastorali specifici per le persone omosessuali e le loro famiglie.

Tutelare la vita dal concepimento alla morte naturale
Nell’ultimo capitolo l’Instrumentum chiama i cristiani impegnati in politica a promuovere leggi che tutelino la vita dal concepimento fino alla morte naturale. Il punto di partenza resta sempre l’Humanae Vitae di Paolo VI, affinché i coniugi non facciano scelte egoistiche e non avvertano la norma morale come “un peso insopportabile”. Invitando, poi, a valorizzare l’importanza dell’adozione e dell’affido, il documento afferma che “l’educazione di un figlio deve basarsi sulla differenza sessuale, così come la procreazione”, perché anch’essa ha il fondamento “nell’amore coniugale tra uomo e donna, base indispensabile per la formazione integrale del bambino”. Di fronte all’aborto, inoltre, “la Chiesa afferma il carattere sacro ed inviolabile della vita umana”, restando vicina a chi ha vissuto tale dramma, e rammenta “l’obbligo morale dell’obiezione di coscienza” per chi opera nelle strutture sanitarie. Allo stesso tempo, si afferma “il diritto alla morte naturale”, evitando accanimento terapeutico ed eutanasia.

Famiglia, prima scuola educativa. Genitori vigilino sui programmi scolastici
Riguardo all’educazione, di cui la famiglia è “la prima scuola”, l’Instrumentum richiama i genitori al loro ruolo di “primi educatori e testimoni della fede” per i loro figli, esortandoli anche ad essere “vigili e responsabili” nei confronti dei programmi scolastici ed educativi. Un riferimento specifico viene infine fatto ai nonni, “apostoli insostituibili delle famiglie”, che spesso “in maniera discreta e gratuita, garantiscono un prezioso sostegno economico alle giovani coppie e si prendono cura dei nipoti, anche trasmettendo loro la fede”. Il documento si conclude con un richiamo al Giubileo straordinario della Misericordia che avrà inizio l’8 dicembre 2015, alla luce del quale si colloca il prossimo Sinodo. L’Assemblea episcopale è in programma dal 4 al 25 ottobre, sul tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”.

Il servizio è di Isabella Piro per la Radio Vaticana

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