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Sai che proprio noi possiamo venire in soccorso delle anime del Purgatorio? Ecco cosa fare

È Dogma definito dai Concili di Lione, di Firenze e di Trento, che i fedeli sulla terra possono aiutare le povere anime con preghiere e suffragi alleviando le loro pene e abbreviando la durata di esse nel Purgatorio.

Ci sta dietro questo dogma la verità rivelata della Comunione di tutte le membra del Corpo Mistico di Cristo e l’atto di fede o del Credo detto «La Comunione dei Santi!» – Credo la Comunione dei Santi…! –
1) Là dove san Paolo nella prima ai Corinti parla del Misterioso Corpo di Cristo, egli scrive che le «membra di questo corpo devono incessantemente curarsi gli uni degli altri»! Ciò vale anzitutto per i membri della Chiesa militante sulla terra, ma è evidente che questa comune solidarietà di sentire uno con l’altro e uno per l’altro vale e deve trovar posto anche per quelle membra della Chiesa che ci hanno preceduto nell’Aldilà nel segno della Fede e in grazia di Dio, queste membra formano «la Chiesa Purgante» che attraverso la Comunione dei Santi noi dobbiamo e possiamo aiutare, certo non disporre della durata o intensità delle loro pene, ma possiamo e dobbiamo pregare Dio per loro e offrire a Lui per loro e soffrire nel suo Nome per loro: e questa verità è definita dalla Chiesa nei concili e nella ufficiale parola dei Papi!
2) Appunto per la realtà della Comunione dei Santi, per cui tutti coloro che appartengono a Cristo sono in certo modo Uno con Lui, è possibile la presentazione di aiuto spirituale ai vivi e ai defunti! «Quello che farete a favore di questi piccoli, lo avete fatto a Me! » ciò che uno compie di bene giova pure alle altre membra. Questo soprannaturale e spirituale scambio si mostra quaggiù nel fatto che tutti i fedeli partecipano dei frutti della Redenzione operata da Cristo e del suo prolungamento nel sacrificio eucaristico (rendimento di grazie), che è pure propiziatorio e impetratorio come diceva il vecchio catechismo, e poi dalle opere di tutta la chiesa militante e pellegrina sulla terra. – È logico che se c’è Comunione dei santi e le povere anime sono «Sante» anche ciò che giova i viventi di preghiera, di sacrificio, di offerta è anche per loro e lo scambio avviene, perchè esse anime, carissime, a Dio certamente pregano per noi, che veniamo loro in aiuto con i nostri sforzi, e carità o pratico amore del prossimo! E chi più prossimo delle povere anime, immerse come sono nell’amore di Dio? – Le povere anime nulla possono per sé stesse, ma molto possono per noi.
3) Riguardo al mezzo e al modo di aiutare le povere anime, si deve ricordare che tutto ciò che noi facciamo per i defunti è messo a disposizione di Dio, il quale usa di questi suffragi e riparazione nella misura della sua misericordia secondo il merito di ciascuno sia da parte nostra sia da parte delle povere anime stesse. In ogni caso noi possiamo aiutare i defunti solo per modum suffragi, cioè noi possiamo «Implorare» nella serena e figliale fiducia che Dio ci ascolta ed accoglie le nostre suppliche a favore delle povere anime. Per sé i defunti sono separati dalla Chiesa, dall’unione con la chiesa per quanto riguarda i mezzi di salvezza ordinati da Cristo (s. Messa, sacramenti e preghiera), per cui essi non hanno alcuna efficacia «diretta». Perchè esse sono per così dire fuori della giurisdizione ecclesiastica (con la morte tutto finisce di ciò che è terreno).
Solo l’amore, la carità è in grado di gettare un ponte verso coloro che nell’Aldilà sono nella purificazione, quia Charitas numquam deficit, perchè la carità non viene mai meno e nel suo tentativo di soccorrere e di aiutare non ha mai fine, perchè tutto crede e tutto spera, come dice san Paolo. L’amore quindi crede e spera di poter ottenere aiuto e misericordia da parte di Dio anche alle povere anime, perchè in un certo modo l’amore ha qualche cosa da dare a Dio in cambio.
San Tomaso sostiene questa dottrina nella «quaestio 71 del supplemento alla Summa theologica», sostenendo egli che in ogni opera buona che noi compiamo in stato di grazia c’è da distinguere un triplice merito: quello meritorio, quello di riparazione e quello di impetrazione.
a) Quello meritorio delle nostre opere buone compiute in stato di grazia e la nostra futura gloria in cielo che viene così aumentato, è del tutto personale, e non può essere devoluto in favore di altri: devoluto alle anime del Purgatorio non può essere perchè non può essere più aumentato il loro stato di grazia e nemmeno avere un aumento di gloria in Cielo, avendo superato il confine della morte e con esse il tempo e la possibilità di meritare!
b) Il merito soddisfatorio delle nostre opere buone può essere devoluto a favore delle povere anime nella misura in cui noi, in spirito di supplente soddisfazione e riparazione possiamo pregare Dio, perchè voglia devolvere questo merito anzichè a noi, alle povere anime, per diminuire il loro debito di espiazione e di riparazione. Questa devoluzione meritoria avviene nel modo massimo attraverso il cosiddetto «Atto eroico» che da molti santi fu praticato e approvato da molti Papi.
Per mezzo di «questo atto eroico» un cristiano rinuncia per tutto il resto della sua vita ad ogni merito soddisfatorio di tutte le proprie opere buone ed anche a tali suffragi dopo la sua morte, e dona tutto alle povere anime del Purgatorio. Che poi grazie all’atto eroico di carità di un fedele cristiano, il valore meritorio delle sue opere buone diventi anche più grande, lo possiamo credere con una certa sicurezza, e poichè il valore meritorio non può essere trasferito, dobbiamo anche credere che attraverso l’atto eroico di carità di un’anima cosi generosa, quando essa stessa sarà nel luogo di purgazione, faciliterà una relativamente rapida liberazione per la beatitudine eterna e inoltre le anime che per questo dono generoso sono state favorite e godono la beatitudine eterna, grazie anche a questo atto di generosità, certamente le verranno in aiuto con le loro preghiere e intercessioni!
c) Mentre le nostre opere soddisfatorie che noi offriamo per le povere anime in sostituzione per loro appellano in un certo modo alla giustizia di Dio, il merito impetratorio delle nostre opere buone da noi offerte per le povere anime si appellano alla misericordia di Dio e cercano di muoverlo a concedere l’indulgenza delle pene ancora da soffrire e delle riparazioni ancora da scontare. Cristo ha pur fatto questa generica promessa: «Pregate e riceverete». Allora perchè richiamandoci all’esortazione di san Giacomo «pregate gli uni per gli altri per essere salvi» le nostre preghiere dovrebbero valere e i meriti impetratori delle nostre opere buone generosamente offerte per quelle che ormai non possono aiutarsi e in questo senso sono davvero «povere anime» non dovrebbero ottenere ascolto?
4) Ci chiediamo a chi effettivamente tornano a vantaggio il suffragio dei vivi? Le opere buone, ss. messe, elemosine etc. tornano solo genericamente a vantaggio delle povere anime in Purgatorio come suffragio ossia come una parola o una preghiera rivolta a Dio, oppure possiamo noi stessi devolvere questi meriti impetratori direttamente a favore di determinate anime del purgatorio, come per es. a favore dei nostri famigliari defunti nella speranza che effettivamente esse torneranno a loro favore?
Generalmente parlando possiamo rispondere che le nostre opere soddisfatorie e impetratorie non c’è motivo che non possano andare a favore di determinate anime. Difatti è nella prassi della chiesa di offrire la santa messa per una determinata persona defunta o per più persone e al momento della Messa si fa pure memoria del defunto facendone il nome. Papa Pio sesto nella sua Costituzione apostolica «AUCTOREM FIDEI» ribattendo energicamente la dottrine del sinodo Giansenistico di Pistoia del 1786, secondo il quale non si poteva offrire a Dio il santo sacrificio della messa per singole persone ha rifiutato e condannato questa dottrina Giansenistica. È quindi evidente che in genere si possono offrire ss. messe e preghiere etc. a favore di determinate anime, e queste tornano effettivamente a favore di esse.






Naturalmente può la divina Giustizia e la sua Sapienza aver della ragioni per devolvere tali preghiere e meriti almeno in parte a favore di altre anime e non liberare tanto facilmente una determinata anima dalle pene del purgatorio.
Questo possiamo dire: Dio accetta senz’altro le nostre preghiere le offerte che Gli vengono presentate in generale o per particolari anime, non abbiamo però l’assoluta certezza che dette offerte vadano effettivamente a favore di quella o quelle determinate anime. Se poi dette anime per cui noi preghiamo e offriamo non ne hanno più bisogno, perchè sono nella gloria è evidente e sicuro che le preghiere torneranno a vantaggio di altre povere anime!
Non dobbiamo dimenticare che i nostri suffragi sono sempre e soltanto degli aiuti e sussidi e non più per es. decisivi come quelli che si farebbero al tempo della morte – cioè mentre uno è ancora in vita: d’altronde è il morente che dal modo con cui morirà fisserà anche la sua sorte eterna! Si dice appunto: «Come si vive, si muore!» Qualis vita, talis ita!




Redazione Papaboys (Fonte purgatorio.altervista.org)

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