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Ragazzini di 15 anni in vendita. Una triste storia italiana in un reportage

‘L’inchiesta del quotidiano dei Vescovi italiani Avvenire nel Casertano, dove i figli dei rom bulgari sfruttati per ore dai caporali nei campi, finiscono sulla strada per guadagnare pochi spiccioli’

Inchiesta Casertano

Ore 11.30, lungomare di Mondragone. Due ragazzini rom bulgari chiacchierano vicino alle loro biciclette. Non avranno più di 15 anni. Fanno parte della comunità della quale abbiamo scritto alla fine dello scorso mese di luglio. Più di 2mila persone sfruttate da caporali connazionali e da imprenditori italiani senza scrupoli. Vengono in Italia per fare i braccianti. Uomini, donne e perfino bambini portati sui campi per pochi euro.

Ma c’è anche di peggio. Molto peggio. Un’auto con un uomo si ferma vicino, lampeggia, un ragazzino si avvicina, due parole e l’auto va via. Anche il minore inforca la bicicletta e si allontana. In direzione opposta. Non li seguiamo subito per evitare di insospettirli. Ma chi ci accompagna sa dove andare. E infatti non lontano troviamo l’auto e la bicicletta parcheggiate sotto una casa. È un affittacamere abusivo gestito da un italiano. L’adulto e il ragazzino sono dentro.

E questa è prostituzione minorile. Mentre sulla grande via Domiziana va di scena a tutte le ore la prostituzione femminile, donne nigeriane e dei Paesi dell’Est, anche minorenni, qui va di scena quella non meno palese e ancor più squallida dei ragazzini rom bulgari. Ragazzini che non vanno a scuola, soli mentre i genitori sono sfruttati sui campi.

Il parroco don Osvaldo Morelli, che è anche direttore della Caritas diocesana, ce ne aveva parlato a luglio. «Non vanno a scuola. Solo dopo un nostro esposto cinque di loro sono stati inseriti, compreso un disabile. Alcuni vengono in parrocchia ma fanno fatica anche per colpa della lingua. Per questo a ottobre cominceremo dei corsi». Ma gran parte di loro gironzolano per il grande paesone costiero. E alcuni vengono comprati da uomini adulti, italiani. Molti vengono da fuori Mondragone. Non sono pochi i ragazzini. Almeno una ventina. Li trovi in tarda mattinata o nel primo pomeriggio. Comprati per poco, venti euro. Dietro non ci sarebbe un’organizzazione di sfruttatori.

Ma gli sfruttatori sono i ‘clienti’. Durante il periodo estivo è un via vai, a tutte le ore, ma anche oggi il ‘mercato’ è all’opera. Le auto che si fermano sono tutte con uomini soli. C’è chi fa finta di leggere il giornale, chi va verso il non lontano depuratore dove spesso si ‘consuma’ direttamente in auto. Un altro scende sulla spiaggia, dentro un canneto (altro luogo di approccio), risale, ci vede, fa finta di telefonare, poi si allontana. Intanto altri ragazzini arrivano, ridono, scherzano in due su una bicicletta sgangherata. Vanno verso il depuratore.

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Quando passiamo la bici è a terra. Dove sono andati? Non è facile guardare queste scene e restare lucidi. Anche perché sono almeno due anni che questo ‘mercato’ va avanti in piena luce, davanti a tutti. Certo la zona scelta non è casuale. C’era un ristorante, ora chiuso e in rovina. C’era un progetto per un approdo per i pescatori, con servizi e commercializzazione del pesce, ma col cambio dell’amministrazione comunale si è fermato tutto.

Rimangono solo le piazzole in cemento dove dovevano poggiare i capanni. Il resto è degrado e sporcizia. Adatto, purtroppo, al degrado umano che vediamo. Prima gli ‘incontri’ avvenivano anche al Parco Carducci, ma ora non più perché sono state messe le telecamere della videosorveglianza. Così tutto si è spostato su questo tratto di lungomare, più ‘discreto’ ma certo non nascosto. Passano varie auto e anche persone in bicicletta e a piedi. Nessuno vede? Nessuno capisce?

Nessuno si scandalizza? Dopo la nostra inchiesta sul caporalato abbiamo ricevuto le solite accuse di voler infangare Mondragone, di aver inventato, di aver esagerato. Ma dopo circa un mese i carabinieri di Caserta hanno fatto un forte intervento di controllo e repressione, a conferma delle condizioni di sfruttamento. E siamo solo all’inizio.

Intanto a Mondragone sta salendo la tensione contro i rom bulgari. Alcuni giorni fa negli enormi e degradati ‘palazzi Cirio’, dove i proprietari italiani affittano in nero gli appartamenti, a 100 euro a persona al mese, uno di loro ha deciso di sfrattare una famiglia bulgara in difficoltà economiche lanciando i pochi effetti personali dal balcone.

Ma la notizia che è stata fatta girare era che «due famiglie bulgare litigano e nel litigio volano i mobili dal balcone». Approfittando del clima nazionale c’è chi attizza l’intolleranza e chi prova a cavalcarla. Nell’ultimo mese sono stati più di dieci i furgoni dei bulgari bruciati. Qualcuno ha fatto girare la voce che era stato il racket dei caporali.

Ma il sospetto molto più concreto è che qualcuno voglia fare da giustiziere. Forse esponenti della camorra, non nuovi a gesti razzisti, proprio in questa zona, dove oltretutto i clan stanno rialzando la testa, anche grazie all’uscita dal carcere di alcuni esponenti dopo lunghe carcerazioni (più di venti anni). Tornati e non cambiati. Sentono l’aria e ne approfittano. Intanto però, nessuno vede cosa accade sul lungomare. Intolleranti con gli immigrati, tolleranti con chi compra i ragazzini.

Fonte avvenire.it

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