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Raccolgono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi

1VVRIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO GIOVEDI’  –   Ignazio nacque a Loyola nel 1491, discendente da una famiglia nobile dedita alla carriera militare. Ferito durante un combattimento a Pamplona, si convertì e decise di militare sotto il vessillo di Cristo, re dei re. Ignazio fù una vocazione adulta, ben maturata in assidue esperienze mistiche: raccoglie a Parigi, ove è studente presso l’università della Sorbona, i primi sette compagni, con i quali nella Basilica di Montmarte emette i voti religiosi. A Roma dopo l’ordinazione sacerdotale inventa “la mistica del servizio”  gettando le basi giuridiche della Compagnia di Gesù. Con gli scritti, e specialmente con gli esercizi spirituali, contribuì molto al rinnovamento della vita cristiana decisa dal Concilio di Trento. Morì a Roma nel 1556.

Il plastico e potente paragone del vasaio fa di Dio l’insindacabile signore e guida della storia, sia universale che individuale: “come l’argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani”. E’ la storia di ogni credente. E’ la via percossa da tutti i santi. Sant’Ignazio è stato docile alla voce del Signore, divenendo creta nelle mani del vasaio. La sua vita trasformata, forgiata, dalla forza dello Spirito, ha spinto l’intrepido discepolo di Gesù a percorrere strade inedite. Ha realizzato non i suoi desideri, ma la volontà di Dio. La presenza del male colpisce senza sosta i generosi operai della vigna, i quali sono chiamati a rivolgere a Dio lo sguardo della fede per non smarrirsi nei meandri dell’autoreferenzialità. Il cristiano -come ricorda la parabola della rete e dei pesci-, deve compiere con saggezza la sintesi tra il “vecchio” e il “nuovo” nella prospettiva del giudizio finale di Dio. Radicarsi in Cristo, è l’unica possibilità per non cadere nella fede bigotta e senza speranza. L’allenamento spirituale a cui esortava il padre fondatore dei Gesuiti, non può essere trascurato. Solo se l’anima è in costante esercizio dinamico, riesce a superare brillantemente le prove e le tentazioni, che bisogna affrontare e recidere senza tentennamenti. Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi per giungere alla salvezza promessa da Dio ai suoi servi buoni e fedeli.           a cura di don Salvatore Lazzara 

 

 

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