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Quell’interminabile silenzio di Papa Francesco nella cella dove fu ucciso padre Massimiliano Kolbe

Nella Memoria di San Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire, Papa Francesco lo scorso anno lanciò questo tweet dall’account @Pontifex in nove lingue: “Il cammino di affidarsi al Signore incomincia tutti i giorni, dal mattino in poi”.






Massimiliano Kolbe ha vissuto la sua vita affidandosi completamente a Dio, ogni giorno, attraverso Maria. Francescano polacco dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, nel 1917 fonda la “Milizia dell’Immacolata” per diffondere con la stampa e poi con la radio la devozione mariana. Arrestato dai nazisti, viene internato nel lager di Auschwitz: qui si offre al posto di un padre di famiglia, destinato alla “cella della fame”. Padre Massimiliano incoraggia gli altri 9 condannati a morte invitando a pregare e cantare inni mariani. Dopo due settimane di agonia, viene ucciso alla vigilia della Festa dell’Assunta, il 14 agosto 1941, con una iniezione di acido fenico. Prima di morire, davanti agli scherni dei suoi carcerieri, padre Kolbe dice: “L’odio non serve a niente. Solo l’amore crea”. E sussurra: “Ave Maria”.

Paolo VI lo beatifica il 17 ottobre 1971, San Giovanni Paolo II lo canonizza il 10 ottobre 1982.






Il 29 luglio 2016, Papa  Francesco, in Polonia in occasione della Giornata mondiale della gioventù, si reca nel campo di concentramento nazista di Auschwitz. Qui si raccoglie in preghiera silenziosa nella Piazza dell’Appello, dove San Massimiliano Kolbe ha offerto la sua vita, e nella “cella della fame”. All’uscita, firma il Libro d’Onore scrivendo in spagnolo: “Signore, abbi pietà del tuo popolo! Signore, perdono per tanta crudeltà!”.
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Fonte: Radio Vaticana

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