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Quella notte che Fra Daniele asciugo’ il sangue di Padre Pio

Una notte il sangue che colava dalle ferite sul corpo di Padre Pio furono curate da un frate, considerato “speciale” e “prediletto” dal santo di Pietrelcina. Fra Daniele Natale, scomparso nel 1995, nei suoi “Racconti”, riporta l’incredibile aneddoto.

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UN PROFUMO NELLA STANZA

«Una notte, erano circa le tre meno dieci, mi sveglio improvvisamente: un’ondata di profumo aveva invaso tutta la stanza; avvertivo un’atmosfera celestiale che infondeva gioia e inebriava spirito e corpo. Dico: “Che succede questa mattina? Ci sono gli angeli?…” Accendo la luce per accertarmi se ci sono realmente;… niente… ».

Mentre il frate pregava Gesù e la Madre Celeste, avverte, «come uno che viene da lontano, un camminare pesante e strascicante condotto affannosamente, che si avvicinava e si ferma davanti alla mia porta».

PADRE PIO: “AIUTAMI”

La porta si apre, era socchiusa, ed entra Padre Pio. «Mi porge la mano da baciare da entrambe le parti, era senza guanti, poi, con voce stanca e supplichevole mi dice: «Aiutami! Aiutami!…»; questa richiesta me la rivolge per ben quattro volte. Non sapevo cosa pensare o fare… . Aiutarlo in che cosa? Come?».

Comunque il frate, pur avvolto nei suoi dubbi circa lo stato di Padre Pio, risponde prontamente: “Sì, sì Padre, vengo”.

«Essendo già vestito, perché a quei tempi si usava riposare con l’abito, mi metto al fianco del Padre e, prendendolo sottobraccio, c’incamminiamo verso la sua cella».

LA SOFFERENZA DEL SANTO

Altre volte, ricorda Fra Daniele, «ho visto Padre Pio sofferente, mai come quella mattina: stanco, malfermo, afflitto, tanto che non si appoggiava semplicemente a me, ma era let­teralmente accasciato, al punto che lo sostenevo faticosamente. Arrivati dinanzi alla stanza n. 5, che Padre Pio ha occupato fino al 1948, ci fermiamo e il Padre m’in­vita ad entrare nella Cappellina, situata di fronte a questa stanza. In questa cappella Padre Pio ha celebrato la S. Eucarestia, particolarmente nel periodo della sua segregazione (11 Giugno 1931 – 16 Luglio 1933). Entriamo. Il Padre, dopo aver acceso la luce, mi accompagna fino all’altarino della Madonna Immacolata. Un altarino bello, nella sua semplicità, con un dipinto alla base che raffigura il sacrificio d’Isacco. Davanti all’altare disse: “Figlio mio, aiutami! Prega per me. Aiutami con la preghiera!”.

Padre Pio si siede vicino all’ingresso della Cappellina ed io mi metto in ginocchio per pregare, pensando quale grazia poteva desiderare da Gesù. Mi dicevo: “Proprio a me chiede aiuto?”».

“AVEVO SONNO..”

Fra Daniele cercava di pregare, ma più si sforzava e più aveva sonno. Ad un certo punto Padre Pio gli disse di andare in camera. «Per tutto quello che mi era capitato, mi vergogna­vo persino di stargli vicino: Padre Pio era venuto a chiamarmi per essere aiutato nella preghiera ed io non c’ero riuscito».

IL SANGUE CHE COLAVA

Più che accompagnare Padre Pio, Fra Daniele cercava di trascinarlo. Arrivano man mano in camera. «Mentre gli preparo il letto sento dei gemiti di dolore ed ancora la sua voce che dice: “Autami! Aiutami”.  Lo guardo e vedo il suo volto che gronda sangue. Istintivamente mi avvicino a lui e, col fazzoletto che avevo nella manica, gli asciugo il volto. Nell’asciugarlo, vedo nel volto, delle ferite che si chiudono; ferite che non notavo prima. In quel momento ho pensato alla coronazione di spine. Padre Pio aveva sofferto la coronazione di spine: coronazione prima invisibile e poi visibile».

UN VOLTO DIVERSO

Dopo aver terminato di asciugare il sangue, Pa­dre Pio, stremato fisicamente dice a Fra Daniele di portarlo a letto. «Lo prendo sotto braccio e l’aiuto a sedersi sul letto. Lo guardo. Aveva un aspetto diverso, era tutto diverso; il suo volto emanava uno splendore che lasciava incantati.  Quello che ho visto e vi ho raccontato non è stato un sogno ma una realtà; vera… vera… vera».

 
di Gelsomino Del Guercio

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