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Quel binario unico, arma da serial Killer

Quel binario unico, arma da serial KillerNon sapevo che esistessero stazioni, tratte, percorsi ferroviari, che contemplassero ancora il binario unico. L’ho scoperto ieri, con la tragedia del disastro ferroviario in Puglia: il trenino western del compianto Bud Spencer, c’è ancora ed è in pieno servizio. Non sapevo che nell’epoca della realtà virtuale, della realtà aumentata, si comunicassero informazioni vitali di traffico attraverso strumentazioni a bottone di quarant’anni fa. Un fonogramma, cioè una specie di okay telefonico e una paletta verde alzata a braccio. Il braccio del ferroviere che, se sbaglia, muore lui e i passeggeri. Gente che lavora. Ieri, tra macchinisti e pendolari, sono stati in ventisette a morire. E cinquanta feriti. Binario unico e sistema di controllo automatico inesistente. Un congegno micidiale, da serial killer. Una cosa che se arrivi sano alla stazione ti inginocchi e baci a terra perché sei salvo e ringrazi per lo scampato pericolo. Non sapevo tante delle cose che sono successe ieri nella nostra Puglia, sulla tratta Bari-Barletta.

C’erano poi cose che sapevo ma mi sbagliavo. Sapevo che l’Italia è in crisi e che mancano i soldi, soprattutto al sud, ma sbagliavo. C’erano 180 milioni di euro stanziati dall’Europa proprio per raddoppiare quel tragitto ma i rimpalli burocratici avevano fatto scadere i finanziamenti. Erano proprio per raddoppiare i binari di quella tratta. C’era stata anche un’interrogazione del M5S nel 2013 a cui ancora non è stata data risposta: e poi ci si chiede perché il partito di Grillo sia diventato il primo. Non solo non c’è il doppio binario: non c’è neppure il cantiere, neppure il progetto, nulla di nulla. Se sono così disinformato non è per ignoranza personale ma solo perché sono fortunato. Vivo e lavoro in quella parte d’Italia che viaggia su Italo e Frecciarossa. Sono dell’altra Italia, quella fortunata: e mi vergogno. Non faccio il pendolare e il binario unico e i dispacci non li conosco. Fino a oggi, davvero, credevo che se avessi preso un regionale sarei arrivato. Non in orario, con tanto ritardo, non fresco e riposato, senza aria condizionata, ma sarei arrivato. Adesso invece vedo che il gap col Mezzogiorno non solo c’è ancora, aumenta. La forbice infrastrutturale è sempre più grande.

Siamo a Luglio, rimbocchiamoci le maniche. Non per il caldo ma per metter mano a questo nostro paese. Siamo noi fortunati, innanzitutto, a doverlo fare. Noi del Frecciarossa e di Italo.

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da FaroDiRoma


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