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Piccoli esempi di generosità da imitare

Piccoli esempi di generosità da imitareUn panificio di Taranto, ogni sera, invece di buttar via l’invenduto lo regala a chi ne ha bisogno. C’è un giovane barbiere di Treviso, Rocco, che un lunedì al mese invece di chiudere, riapre, e fa i capelli gratis ai clochard così, se hanno un colloquio di lavoro, ci vanno belli puliti.Il fatto è questa crisi ci ha messo in ginocchio e quando sei in ginocchio, la visuale cambia, e certe cose intelligenti le cominci a capire. Quando sei in ginocchio, diventi piccolo, e tutto sembra grande, alto e lontano da raggiungere ed è chiaro che da solo non ce la fai. Da piccoli erano la mamma o il papà che ci davano la striscetta di pizza, oggi sono quelli in crisi come noi.

Non tutto il male viene per nuocere e non tutto il virtuale è vuoto. Sì, perché del pane gratis di Taranto, l’Italia è venuta a conoscenza non attraverso quotidiani blasonati ma grazie a Twitter e a Facebook. È la vittoria di John Nash, quello di A beautiful mind, quello del “vince il singolo se vince il gruppo”. È la pizza bianca win-win. È la vittoria dell’italiano che quando sta alle corde tira fuori risorse che neppure sapeva d’avere. Nash ci faceva la teoria non ci facciamo la focaccia.

Qualcuno borbotta: “furbo quello di Taranto, pensa che pubblicità si è fatto”. Ed è proprio questa la cosa intelligente da capire. Che questo essere generosi, e allo stesso tempo farsi pubblicità, e contemporaneamente far partire un circolo virtuoso che farà essere più felice la gente e ti porterà più clientela, è un di più non un di meno. Aiutarsi, essere solidali, non ha solo a che vedere con la gratuità ma, prima ancora, con il guadagno, gli affari, la vita e la civiltà. Quando si sta male non è vincente pensare a se stessi: è vincente aiutarsi. E se il pennarello del panettiere di Taranto viene fotografato e poi ritwittato centinaia di volte, non è “un di meno di generosità” è “un di più di furbizia”. Ed è benzina per tutti quelli che avranno voglia di imitarlo. E spero proprio siano tanti.

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da l‘Huffington Post

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