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Parolin all’ONU: ‘Affrontare le cause delle migrazioni alla radice’

Un impegno internazionale per affrontare le radici ultime delle migrazioni. Perché è vero che si devono costruire ponti e non muri, ma è altrettanto vero che la straordinaria ondata migratoria che si sperimenta oggi nel mondo deve essere affrontata a partire dalle cause che sono alla radice.

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Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, inaugura la sua settimana alle Nazioni Unite delineando la posizione della Santa Sede sul tema migrazioni.

È la prima volta che una sessione delle Nazioni Unite è dedicata al tema delle migrazioni, segno della straordinarietà della situazione: oltre 65 milioni sono le persone in movimento nel mondo, per migrazioni di tipo economico o forzato. Così, all’apertura della 71esima sessione dell’Assemblea Generale, le Nazioni Unite chiedono a tutti, Stati e Organizzazioni Non Governative, un impegno congiunto sul tema.

L’intervento del Cardinale Parolin si basa su due filoni: da una parte la necessità di un aiuto umanitario, dall’altra l’esigenza di andare a risolvere il problema migratorio là dove inizia, ovvero là dove le condizioni economiche o i conflitti spingono le persone andare via.

“Non dobbiamo perdere di vista la gente reale, che hanno nomi e volti, al di là delle statistiche. I rifugiati necessitano la nostra protezione, ma anche i migranti hanno bisogno che i loro diritti siano rispettati, così come hanno bisogno di solidarietà e compassione”, dice il Segretario di Stato vaticano.

La presenza della Santa Sede presso le Nazioni Unite – sottolinea – è “un segno che riconosciamo che i muri e le barriere tra le persone e i popoli (siano essi fisici o legislativi) non sono mai una soluzione accettabile per la risoluzione dei problemi sociali”, perché le barriere che “dividono persone e popoli” sono causa di tensione e “impediscono lo sviluppo”.

Al di là “degli interessi elettorali” e degli interessi e legittime preoccupazione, si deve piuttosto “andare oltre le paure e gli ostacoli” e “lavorare per un mondo in cui individui e popolazioni possano vivere in libertà e dignità”.

Il Cardinale Parolin sottolinea che “le complesse sfide” migratorie possono essere risolte solo con un lavoro condiviso, con un “dialogo ai confini” e “cooperazione tra le nazioni, le organizzazioni internazionali e le agenzie umanitarie”, nonché con le “partnership con le comunità religiose”, che sono coloro che meglio di tutte conoscono la situazione sul terreno.

Tutti hanno diritto a “vivere in pace e sicuri nel loro territorio”, sottolinea il Cardinale Parolin, denunciando che ci sono 48 milioni di bambini costretti a lasciare le loro case e migliaia di minori non accompagnati che scompaiono, e diventano preda di coloro che li abusano o li sfruttano.

Per questo, ci vuole un impegno da parte di tutti per affrontare la crisi alle radici. La Santa Sede chiede sforzi “multilaterali e politici” (vale a dire, nei tavoli internazionali e nelle politiche nazionali) che affrontino “le cause ultime dei movimenti migratori e lo spostamento forzato di popolazioni”. Un impegno che deve avere luogo specialmente nel affrontare “i conflitti e le violenze,” le ormai incalcolabili “violazioni dei diritti umani”, e anche la povertà e il degrado ambientale – i problemi ambientali sono da tempo individuati dalla Santa Sede come una ragione di migrazione forzata – così come il traffico di armi e il commercio di armi, nonché le transazioni finanziarie oscure.

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Ma anche gli aiuti umanitari devono essere distribuiti “in maniera trasparente”, dice il Cardinale Parolin, e forse il sottotesto delle sue parole comprende alcune situazioni in cui gli aiuti non sono effettivamente arrivati. Per questo – aggiunge il capo della diplomazia vaticana – il summit alle Nazioni Unite è particolarmente importante.

E per questo il Cardinale si concentra sulla dichiarazione politica connessa al summit, chiedendo agli Stati un impegno supplementare: di abolire la pratica della detenzione dei bambini, che non è mai nel miglior interesse del fanciullo.




Redazione Papaboys (Fonte www.acistampa.com/Andrea Gagliarducci)

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