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HomeNewsMusicae et ArsPapaboys si. Cowboys no. (parte terza)

Papaboys si. Cowboys no. (parte terza)

slogan e flauto ritagliataSteccati, mandrie. Mandrie impaurite! Che paura si ha del flauto traverso e che vergogna a non capire la  musica classica. Siamo disgregati allora? Steccati, fili, schermi, giga, memoria. Mandrie?

Quanta musica ascoltiamo mentre ci grattiamo e mentre beviamo e mentre guardiamo il soffitto e mentre….ma si la musica e’ un grande aiuto. La possiamo interrompere per rispondere ad una banalissima telefonata e depositarla sul tavolo con le cuffie. E la doccia con la musica? Fantastica. Forse inventeremo la scala acquatica, oppure fontane che suonano l’allarme dopo che si e’ raggiunto il limite massimo di sapone! Pericolo! Pericolo! Pericolo! Allarmi che suonano in tutti i depositi dell’anima. Ma allora la musica e’ aggregata alle cose di tutti i giorni?

La musica non doveva far riflettere? Era o non era la consolazione dalla vita materiale? Oppure spartiacque fra la gravita’ ed il peso della sopravvivenza e la sfera spirituale? Permettetemi delle scheggie cari amici e giovani. Schegge impazzite. Schegge nel cervello. Io sono un vecchio reduce di guerra: una strana guerra  che e’ tutt’ora in corso e che non finira’ mai! E’ una guerra subdola. Una guerra dove io come soldato della musica posso scegliere cosa fare: combattere, scappare, arruffianarmi i superiori chiedendo sovvenzioni, oppure graziare il popolo e risparmiargli le mie mitragliate sonore! Posso addestrare future generazioni oppure ritirarmi con le medaglie vinte e ricordare alle mie vanitose orecchie l’eco degli applausi ricevuti. Il campo di guerra dove ci si batte per la bandiera pentagrammata e’ immenso e sconfinato.

Qualche cartolina dei ricordi mi viene in mente come tenere lettere scritte dal fronte. Ricordo quando insegnavo alle Scuole Medie per potermi sovvenzionare l’acquisto del pericoloso strumento di guerra: il flauto. Tre anni di stipendi per acquistare il super tecnologico alimentatore di suoni.  Ma per non rendere amaro il discorso pensiamo che all’epoca il  flautino che insegnavo si chiamava flauto dolce! Vietato chiamarlo flauto a becco!! Che tenerezza pero’ le manine di prima media che tremavano davanti al Prof! Erano suoni puri e cilindrici pur non essendo emessi da cannoli siciliani e note di ricotta. Erano suoni ingenui, emozionati, veramente virtuosi! Innamorati direi! Quando si ha amore non si ha vergogna. Si puo’ avere paura, timore di non essere all’altezza, ma l’ardore supera ogni ostacolo. Io sono ancora emozionato e porto emozione imperitura rammentando i giovani che creavano perle sonore come gocce uscite dal cuore! Ma quanto deve essere ricompensato il candore di un principiante di fronte alla musica! Ricchezza pura ed eterna per tutti coloro che hanno principiato uno strumento musicale! Felicita’ per te che hai pulito la tua mente e che hai superato la  decimazione. Uno solo elemento su dieci infatti sopravvive e gli altri nove convergono a Play station, I-phon, I-pod.

Aggregazione! Aggregazione! Aggregazione!

Ricordando che l’esperienza del flauto dolce nelle scuole e’ una vecchia idea riscoppiata 500 anni dopo che Martin Lutero ebbe in mente di diffondere Cristo attraverso la musica!

“Ho sempre amato la musica. La musica è un dono sublime che Dio ci ha dato, ed è simile alla teologia. Non darei per nessun tesoro quel poco che so di musica » (4 ottobre 1530).

Per Lutero la musica possiede un valore religioso intrinseco, che solo il suo utilizzo in contesti funzionali e verbali di carattere lascivo può distorcere. La musica deve accompagnarsi alla parola di Dio non per utilitarismo o per esserne redenta, ma perché la loro natura è affine. La musica, unita alla parola, è il mezzo naturale per pregare e lodare Dio e per diffonderne il verbo, ma è anche, per il fedele, esperienza del divino.

Ma cari giovani colpo di scena! Al netto del pensiero luterano esce fuori il peso reale della colpa del vostro disinteresse per la nostra amata musica classica! Le parole luterane ora ben lontane volgono verso l’oblio: “non per utilitarismo” egli dice! Ma allora ecco che il peso ed il fardello della colpa e’ da ascrivere al professionista annoiato! Per esempio il concertista di routine, il concertista che ha smesso di studiare e suona soltanto. Il concertista che constata lo stato del suo strumento come se parlasse di una automobile che usa per correre a chi fa piu’ note al secondo. Il prete che non saluta, il medico che non cura se non hai i soldi, l’Avvocato che difende un colpevole, un politico che incamera per se. Sono i professionisti annoiati coloro che con lo stesso fine lucrativo dei grandi Cow-boys che ammassano migliaia di capi di bestiame e che vi filamentano nel ginepraio elettronico di un infinito macro-cosmo passivo, dominano le vostre menti? Sono i cavalieri dell’egoismo che non vi portano entusiasmo? Sono questi i signori che, nel corso dell’immutabile e secolare egoismo corporativo, vi utilizzano come se foste le anatre dei racconti del Barone di Muenchhausen, anatre che cercando la liberta’, volano invece  inconsapevoli verso la morte? “….Siccome ne distavo ancora un bel pezzo ed ero assai affaticato del peso di una tale quantita’ di anatre, ero quasi sul punto di pentirmi per averne catturate troppe. Proprio allora una strana coincidenza mi venne in aiuto mettendomi dapprima in una situazione piuttosto imbarazzante. Dovete sapere che le anatre erano tutte vive e, una volta riavutesi dal primo sgomento cominciarono a sbattere cosi’ violentemente le ali che sollevarono in aria se stesse, me compreso. Altri non avrebbero saputo che pesci pigliare ma io trassi il massimo vantaggio dalla situazione e, muovendo le falde della mia giubba a mo’ di remi, mi diressi in volo verso il mio domicilio. Quando mi trovai esattamente sopra la mia casa, dato che ci tenevo al calarmi senza subire danni, schiacciai la testa alle anatre, una dopo l’altra, e scesi cosi’ dolcemente adagio, adagio, giu’ per il camino nel bel mezzo del focolare, che per fortuna non era ancora acceso, ma non vi dico lo spavento e lo stupore del mio cuoco…”.

 

Considerazioni finali in ordine sparso:

Giu’ le mani dalle anatre e abbasso i trucchetti!

Viva i Papaboys,  abbasso i Cowboys!

Il flauto e’ uno strumento innoquo!

Consiglio per la lettura: Il Manuale Dei  Mandriani Moderni – ovvero come imporre gli  arresti domiciliari sotto forma di steccati elettronici!

Diffidate dei professionisti stanchi e degli accumulatori di anatre!

Un saluto a tutti!

Marco Celli Stein (Musicista e Direttore d’Orchestra – Presidente Associazione Musicale Internazionale) 

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