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Papa Francesco a Santa Marta: la pazienza non è rassegnazione, ma è dialogare con i propri limiti

“Chiediamo al Signore la virtù della pazienza” propria di chi è in cammino e porta sulle proprie spalle difficoltà e prove, come molti dei fratelli cristiani perseguitati in Medio Oriente. Così il Papa celebrando la Messa a Casa Santa Marta

Gabriella Ceraso- Città del Vaticano

“La vostra fede, messa alla prova, produce pazienza”. E’ quanto scrive San Giacomo Apostolo nella Prima lettura di oggi da cui il Papa sviluppa la sua riflessione.

Pazienza non è rassegnazione o sconfitta

Ma cosa significa essere pazienti nella vita e davanti alle prove? Certo non è facile capirlo, osserva Francesco, che subito distingue la pazienza cristiana dalla “rassegnazione” e dall’atteggiamento della “sconfitta”, mostrandola invece come la “virtù” di “chi è in cammino”, non di chi è “fermo” e “chiuso”:

E quando si va in cammino capitano tante cose che non sempre sono buone. A me dice tanto sulla pazienza come virtù in cammino, l’atteggiamento dei genitori quando viene un figlio ammalato o disabile, nasce così. “Ma grazie a Dio che è vivo!”: questi sono i pazienti. E portano tutta la vita quel figlio con amore, fino alla fine. E non è facile portare per anni e anni e anni un figlio disabile, un figlio ammalato… Ma la gioia di avere quel figlio dà loro la forza di portare avanti e questo è pazienza, non è rassegnazione: cioè, è la virtù che viene quando uno è in cammino.

L’impaziente rifiuta e ignora i propri limiti

Ancora, cosa può insegnarci l’etimologia della parola “pazienza”, si chiede il Papa? Il significato porta con sè il senso di responsabilità, perché il “paziente”, fa notare,”non lascia la sofferenza, la porta su”, e lo fa “con gioia, letizia, ‘perfetta letizia’, dice l’apostolo”:

La pazienza significa “portare su” e non affidare a un altro che porti il problema, che porti la difficoltà: “La porto io, questa è la mia difficoltà, è il mio problema. Mi fa soffrire? Eh, certo! Ma lo porto”. Portare su. E anche la pazienza è la sapienza di saper dialogare con il limite. Ci sono tanti limiti nella vita ma l’impaziente non li vuole, li ignora perché non sa dialogare con i limiti. C’è qualche fantasia di onnipotenza o di pigrizia, non sappiamo… Ma non sa.

La pazienza di Dio accompagna e aspetta

Ma la pazienza di cui parla San Giacomo, non è un “consiglio per i cristiani”, precisa a questo punto Francesco. “Se guardiamo alla storia della Salvezza”, nota, “possiamo vedere  “la pazienza di Dio, nostro Padre”, che ha condotto e portato avanti il suo “popolo testardo” ogni volta che “faceva un idolo e andava da una parte all’altra”. E pazienza è anche quella che il Padre ha con “ognuno di noi”, “accompagnandoci” e “ aspettando i nostri tempi” . Dio che ha anche inviato suo Figlio perchè “entrasse in pazienza”, “prendesse la sua missione” e si offrisse “con decisione” alla Passione:
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E qui penso ai nostri fratelli perseguitati nel Medio Oriente, cacciati via per essere cristiani… E loro ci tengono di (ad) essere cristiani: sono entrati in pazienza come il Signore è entrato in pazienza.Con queste idee, forse, possiamo oggi pregare, pregare per il nostro popolo: “Signore, dà al tuo popolo pazienza per portare su le prove”. E anche pregare per noi. Tante volte siamo impazienti: quando una cosa non va, sgridiamo… “Ma, fermati un po’, pensa alla pazienza di Dio Padre, entra in pazienza come Gesù”. E’ una bella virtù la pazienza, chiediamola al Signore.

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