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Papa Francesco: ‘Quante volte ci inventiamo scuse con Gesù!’

Papa Francesco: Gesù ci invita al banchetto del Regno, attenzione a dirgli di no

Il Regno di Dio spesso si immagina come un banchetto. Gesù ci invita a fare festa con Lui ma, domanda il Papa, quante volte ci inventiamo scuse per rifiutare il suo invito? Ma tanto Gesù è buono… Sì, dice Francesco, è buono, ma è giusto
Papa Francesco alla Messa a Santa Marta (Vatican Media)

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Il brano del Vangelo di oggi è tratto dal capitolo quattordicesimo di Luca. Ruota quasi tutto intorno a un pranzo, al banchetto che un capo dei farisei ha organizzato e a cui ha invitato anche Gesù. In quell’occasione, raccontava la pagina del Vangelo ieri di cui quella odierna è la prosecuzione, Gesù aveva guarito un malato e aveva osservato che molti invitati cercavano di occupare i primi posti. Aveva quindi raccomandato al fariseo di invitare a pranzo piuttosto gli ultimi, quelli che non possono ricambiare il favore.

Il doppio rifiuto

Ad un certo punto, al banchetto, e qui comincia il brano di Luca di oggi, il brano del doppio rifiuto, dice il Papa, uno dei commensali, esclama: “Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!”. E Gesù allora racconta la storia di un uomo che diede una grande cena e fece molti inviti. I suoi servi dicono agli invitati: “Venite, è pronto! Ma tutti cominciamo a scusarsi per non andare. Chi perché ha comprato un campo, chi cinque paia di buoi, chi perché si è appena sposato. “E sempre scuse. Si scusano. Scusarsi è la parola educata per non dire: “Rifiuto”. Allora il padrone manda i servi in strada a chiamare i poveri, i malati, gli zoppi, i ciechi e loro arrivano alla festa. “E il brano del Vangelo – afferma Francesco – finisce con il secondo rifiuto, ma questo dalla bocca di Gesù”. (…) “Gesù aspetta, dà una seconda opportunità, forse una terza, una quarta, una quinta … Ma alla fine rifiuta Lui”

Papa Francesco alla Messa a Santa Marta

E questo del rifiuto ci deve far pensare a noi, alle volte che Gesù ci chiama; ci chiama a fare festa con Lui, a essere vicino a Lui, cambiare vita. Pensate che cerca i suoi amici più intimi e loro rifiutano! Poi cerca gli ammalati … e vanno; forse qualcuno rifiuta. Quante volte noi sentiamo la chiamata di Gesù per andare da Lui, per fare un’opera di carità, per pregare, per incontrarlo e noi diciamo: “Ma, scusa Signore, sono indaffarato, non ho tempo. Sì, domani, non posso … “. E Gesù rimane lì.

Quante volte ci inventiamo scuse con Gesù

Il Papa si chiede quante volte anche noi chiediamo a Gesù di scusarci quando Lui “ci chiama a incontrarci, a parlare, a fare una bella chiacchera”. Anche noi rifiutiamo l’invito di Gesù.

Ognuno di noi pensi: nella mia vita, quante volte ho sentito l’ispirazione dello Spirito Santo a fare un’opera di carità, a incontrare Gesù in quell’opera di carità, di andare a pregare, di cambiare vita in questo, in questo che non va bene? E sempre ho trovato un motivo per scusarmi, per rifiutare.

Gesù è buono, ma è giusto

Francesco dice che alla fine entrerà nel Regno di Dio chi non rifiuta Gesù o chi non è rifiutato da Lui. E rispondendo a chi pensa che tanto Gesù è buono e alla fine perdona tutto, il Papa dice:

‘Sì, è buono, è misericordioso’ – è misericordioso, ma è giusto. E se tu chiudi la porta del tuo cuore da dentro, Lui non può aprirla, perché è molto rispettoso del nostro cuore. Rifiutare Gesù è chiudere la porta da dentro e Lui non può entrare. E nessuno di noi, nel momento che rifiuta Gesù, pensa a questo: “Io chiudo la porta a Gesù da dentro”.
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E’ con la sua morte che Gesù ha pagato il banchetto

Ma c’è un altro elemento su cui va l’attenzione del Papa e cioè chi paga il banchetto? E’ Gesù! L’apostolo Paolo nella prima Lettura, “ci fa vedere la fattura di questa festa” parlando di Gesù che ‘svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo e umiliando se stesso fino a morire in croce. “Con la sua vita – dice Francesco – Gesù ha pagato la festa. E io dico: ‘Non posso’ (…) Ci dia il Signore – conclude – la grazia di capire questo mistero di durezza di cuore, di ostinazione, di rifiuto e la grazia di piangere”.

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