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Papa Francesco per la seconda volta al Quirinale il 10 Giugno

«Sabato 10 giugno 2017 il Santo Padre Francesco si recherà al Quirinale in visita ufficiale. Con tale gesto il Papa intende ricambiare la visita in Vaticano del Presidente della Repubblica italiana, Sua Eccellenza il Sig. Sergio Mattarella». Lo ha comunicato ieri pomeriggio il direttore della Sala Stampa vaticana Greg Burke.

È la seconda volta che il Pontefice argentino varca la soglia del palazzo che fu residenza principale dei Papi per molti secoli, fino alla presa di Roma nel 1870. Francesco il 14 novembre 2013 aveva restituito al Presidente Giorgio Napolitano la visita che quest’ultimo aveva compiuto nel giugno precedente, meno di tre mesi dopo il conclave.

Quel 14 novembre Francesco era giunto nel cortile del Quirinale a bordo della sua utilitaria blu. L’incontro era stato cordiale fin dal primo istante. Il Papa, colpito dalle parole affettuose che il Presidente gli aveva appena rivolte riconoscendo la novità del pontificato e l’entusiasmo che stava suscitando, aveva detto: «Grazie per la generosità!». «Convinta…», aveva replicato commosso Napolitano. «Non vorrei che la solennità formale di questa cerimonia – aveva detto nel suo discorso il Presidente – appannasse i sentimenti di genuino affetto che la sua figura ha suscitato».

Napolitano, parlando della politica italiana, della corruzione e dell’incapacità di dialogo, aveva riconosciuto come la Chiesa cattolica stesse offrendo con il suo rinnovamento un grande insegnamento al mondo della politica. Nel suo discorso il Papa aveva ricordato la crisi e la mancanza del lavoro, insieme all’importanza dell’impegno per aiutare chi ha più bisogno. E aveva anche ricordato la centralità della famiglia e la necessità che venga sostenuta. «Il compito primario che spetta alla Chiesa – aveva spiegato Francesco – è quello di testimoniare la misericordia di Dio e di incoraggiare generose risposte di solidarietà per aprire a un futuro di speranza; perché là dove cresce la speranza si moltiplicano anche le energie e l’impegno per la costruzione di un ordine sociale e civile più umano e più giusto, ed emergono nuove potenzialità per uno sviluppo sostenibile e sano». Un contributo positivo e insostituibile, quello delle tante realtà, più o meno riconosciute, che vedono impegnati i cattolici nel rispondere ai bisogni di chi soffre.

Il 18 aprile 2015, a soli due mesi dall’elezione al Quirinale, il nuovo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella faceva visita al Papa. Un incontro intenso, oltre le formalità. Mattarella aveva evitato il frac d’ordinanza ed era arrivato in anticipo in Vaticano, insieme ai suoi cinque nipotini. Nel colloquio privato Francesco e Mattarella avevano parlato di immigrazione, crisi economica, pluralismo, dialogo tra religioni, Expo e Giubileo, cooperazione e solidarietà. Il Papa nel suo discorso aveva sottolineato le «eccellenti relazioni tra la Santa Sede e l’Italia», ricordando che i Patti Lateranensi e l’accordo di revisione del 1984 «hanno offerto un solido quadro di riferimento, all’interno del quale si sono pacificamente sviluppati e rafforzati i rapporti tra Italia e Santa Sede, garantendo la reciproca sovranità e indipendenza e al tempo stesso il mutuo orientamento alla fattiva collaborazione, sulla base di valori condivisi e in vista del bene comune».

Il Papa aveva anche sottolineato: «Un sano pluralismo non si chiuderà allo specifico apporto offerto dalle varie componenti ideali e religiose che compongono la società, purché naturalmente esse accolgano i fondamentali principi che presiedono alla vita civile e non strumentalizzino o distorcano le loro credenze a fini di violenza e sopraffazione. In altre parole, lo sviluppo ordinato di una civile società pluralistica postula che non si pretenda di confinare l’autentico spirito religioso nella sola intimità della coscienza, ma che si riconosca anche il suo ruolo significativo nella costruzione della società, legittimando il valido apporto che esso può offrire».

Nel suo intervento, Mattarella aveva osservato che «il dialogo tra le grandi tradizioni religiose appare tanto più urgente nel momento in cui si avverte – anche nel nostro Paese – la minaccia del terrorismo internazionale, che, spesso, si nasconde dietro inaccettabili, e pretestuose, rivendicazioni religiose».






Dal 1870 fino al 1939 nessun Papa mise più piede al Quirinale. Ci entrò, per la prima volta dopo la perdita del potere temporale della Chiesa, Pio XII, che volle far visita a Vittorio Emanuele III anche nel tentativo di convincerlo a lasciare l’Italia fuori dalla guerra che stava per iniziare. Nel periodo repubblicano, si sono succeduti 12 Presidenti, e nello stesso periodo i Pontefici sono stati 8, cinque dei quali italiani e tre non italiani. Di questi soltanto uno, Giovanni Paolo I, Papa soltanto per 33 giorni, non ha potuto salire al Quirinale. Nel palazzo dove oggi vive il Presidente della Repubblica si tenne anche, nel 1846, l’ultimo conclave prima dell’unità d’Italia, quello che elesse Pio IX.




Fonte www.lastampa.it

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