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Papa Francesco: non andiamo a caccia dei difetti degli altri ma imitiamo la pazienza del Signore

L’azione dei discepoli dev’essere rivolta “non a sopprimere i malvagi, ma a salvarli”. E’ la strada che il Papa indica stamani all’Angelus, ricordando che non si tratta di tolleranza ipocrita ma di giustizia mitigata dalla misericordia
Papa Francesco
Papa Francesco

Debora Donnini – Città del Vaticano

“Il buon seme e la zizzania rappresentano non il bene e il male in astratto”, ma “noi esseri umani, che possiamo seguire Dio oppure il diavolo”. È con estrema chiarezza che il Papa all’Angelus commenta la parabola del Vangelo odierno sul buon grano seminato da Dio nel campo dove il diavolo, poi, nell’oscurità della notte, semina la zizzania.

Non tolleranza ipocrita ma giustizia mitigata dalla misericordia

Il suo invito è ad assumere lo stesso sguardo del Signore, che sa custodire il buon grano anche fra le erbe nocive mentre i servi che vorrebbero subito strapparle via.

Il male, certo, va rigettato, ma i malvagi sono persone con cui bisogna usare pazienza. Non si tratta di quella tolleranza ipocrita che nasconde ambiguità, ma della giustizia mitigata dalla misericordia. Se Gesù è venuto a cercare i peccatori più che i giusti, a curare i malati prima ancora che i sani, anche l’azione di noi suoi discepoli dev’essere rivolta non a sopprimere i malvagi, ma a salvarli. E lì, la pazienza.

Riconoscere il bene che cresce silenziosamente 

Il padrone è più saggio: si rischierebbe a strappare via il grano assieme alla zizzania. Bisogna invece aspettare la mietitura e il Papa nota che, quindi, è anche un racconto di buon senso. I servi devono saper attendere perché “la sopportazione delle persecuzioni e delle ostilità fa parte della vocazione cristiana”. Si tratta di due modi di abitare la storia che il Vangelo di oggi presenta: “da una parte, lo sguardo del padroneche vede lontano; dall’altra, lo sguardo dei serviche vedono il problema”. “Ai servi – dice Francesco – sta a cuore un campo senza erbacce, al padrone il buon grano”.

Non collabora bene con Dio chi si mette a caccia dei limiti e dei difetti degli altri, ma piuttosto chi sa riconoscere il bene che cresce silenziosamente nel campo della Chiesa e della storia, coltivandolo fino alla maturazione. E allora sarà Dio, e solo Lui, a premiare i buoni e punire i malvagi. La Vergine Maria ci aiuti a comprendere e imitare la pazienza di Dio, il quale vuole che nessuno si perda dei suoi figli, che Egli ama con amore di Padre.

La tentazione di chiaccherare per distruggere gli altri

Il Papa ricorda quindi quale sia l’effetto del seminare zizzania:

Tante volte, abbiamo sentito che una famiglia che era in pace, poi cominciarono le guerre, le invidie … un quartiere che era in pace, poi incominciarono cose brutte … E noi siamo abituati a dire: “Eh, qualcuno è venuto lì a seminare zizzania”, o “questa persona della famiglia, con le chiacchiere, semina zizzania”. E’ sempre seminare il male che distrugge. E questo lo fa sempre il diavolo o la tentazione nostra: quando cadiamo nella tentazione di chiacchierare per distruggere gli altri.

La parabola narrata da Gesù richiama una visione della storia in cui accanto al padrone del campo, Dio, che sparge solo semente buona, c’è l’avversario, il diavolo che con la zizzania vuole ostacolare la crescita del grano e opera per invidia, ostilità, desiderando di rovinare tutto. “Il suo intento – rimarca il Papa –  è quello di intralciare l’opera della salvezza, far sì che il Regno di Dio sia ostacolato da operatori iniqui, seminatori di scandali”.

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