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Papa Francesco nella messa ai giovani: ‘il Signore ci cerca, ci viene incontro e ci chiama’

L’omelia di Papa Francesco della Messa celebrata nella Cattedrale dell’Assunzione di Bangkok con i giovani thailandesi.

Papa

Radici profonde che affondano nella fede degli anziani ma anche l’amicizia con Gesù, olio necessario per illuminare il cammino e guardare con fiducia al futuro. Papa Francesco offre queste due immagini, suggestive e chiare, ai circa 10mila giovani thailandesi che prendono parte alla Messa nella Cattedrale dell’Assunzione, cuore dell’arcidiocesi di Bangkok, nell’ultimo abbraccio prima della partenza per il Giappone. Ai ragazzi, in tanti lo ascoltano nel piazzale antistante la chiesa, chiede di mantenere vivo il fuoco dell’amore e di non raffreddare il cuore.

Il Signore ci viene incontro


Tra le volte della Cattedrale neoromanica, costruita grazie al missionario francese padre Pascal, risuonano le parole del Papa. A guidare la sua riflessione è il passo del Vangelo nel quale si racconta delle dieci vergini che attendono lo Sposo. Un invito – afferma il Papa – a “metterci in movimento e guardare al futuro per incontrarci con la cosa più bella che vuole regalarci: la venuta definitiva di Cristo nella nostra vita e nel nostro mondo”.

Diamogli il benvenuto in mezzo a noi con immensa gioia e amore, come solo voi giovani sapete fare! Prima che noi andiamo a cercarlo, sappiamo che il Signore ci cerca, ci viene incontro e ci chiama a partire dal bisogno di una storia da fare, da creare, da inventare. Andiamo avanti con gioia perché sappiamo che lì Lui ci aspetta.


Il rischio di raffreddare il cuore


Francesco sottolinea che per ognuno Dio ha un disegno per portare avanti la sua missione, “Lui – afferma – è il primo a sognare di invitarci tutti a un banchetto che dobbiamo preparare insieme, Lui e noi, come comunità: il banchetto del suo Regno da cui nessuno può restare fuori”. Parlando poi delle dieci ragazze invitate a tenere la lampada accesa, il Papa ricorda che quanto accaduto loro può accadere a tutti i cristiani che, pur avendo fede, possono lasciarsi travolgere dalle brutture della vita e perdere la direzione.

Capita spesso allora che, di fronte ai problemi e agli ostacoli, che tante volte sono molti, come ognuno di voi sa bene nel suo cuore; davanti alla sofferenza di persone care, o all’impotenza che si sperimenta in situazioni che sembrano impossibili da cambiare, l’incredulità e l’amarezza possono guadagnare spazio e infiltrarsi silenziosamente nei nostri sogni, facendo sì che si raffreddi il nostro cuore, che perdiamo la gioia e arriviamo tardi.


Un cuore radicato in Cristo


“Voi siete eredi di una magnifica storia di evangelizzazione – dice Francesco ai giovani – che vi è stata trasmessa come un tesoro sacro” e la Cattedrale è il segno della fedeltà a Cristo che ha spinto i loro antenati a costruire un tempio fatto di opere buone, “ancora più bello, composto da pietre vive per poter portare l’amore misericordioso di Dio alle persone del loro tempo”.

Cari amici, perché il fuoco dello Spirito non si spenga, e voi possiate mantenere vivo lo sguardo e il cuore, è necessario essere ben radicati nella fede dei nostri anziani: padri, nonni e maestri. Non per restare prigionieri del passato, ma per imparare ad avere quel coraggio che può aiutarci a rispondere alle nuove situazioni storiche. La loro è stata una vita che ha resistito a molte prove e a molta sofferenza. Ma, lungo la strada, hanno scoperto che il segreto di un cuore felice è la sicurezza che troviamo quando siamo ancorati, radicati in Cristo: nella sua vita, nelle sue parole, nella sua morte e risurrezione.

 

Non spegnere la scintilla di vita accesa dal Signore


Giovani come alberi che, se non radicati, dopo una tempesta cadono senza vita. “Per questo – dice il Papa – mi fa male vedere che alcuni propongono ai giovani di costruire un futuro sena radici come se il mondo iniziasse adesso”. Per questo il radicamento in Cristo permette di non lasciarsi sedurre dalle sirene del mondo.

“Senza questo forte senso di radicamento, possiamo restare sconcertati dalle “voci” di questo mondo, che si contendono la nostra attenzione. Molte di quelle sono allettanti, proposte ben “truccate”, che all’inizio sembrano belle e intense, ma con il tempo finiscono per lasciare solo vuoto, stanchezza, solitudine e svogliatezza e vanno spegnendo quella scintilla di vita che il Signore ha acceso un giorno in ognuno di noi.”

Testimoni dell’amore


La consegna di Papa Francesco ai giovani riguarda il futuro. “Voi siete una nuova generazione, con nuove speranze, nuovi sogni e nuove domande; sicuramente – continua – anche con alcuni dubbi, ma, radicati in Cristo, vi invito a mantenere viva la gioia e a non aver paura di guardare al futuro con fiducia”.

Radicati in Cristo, guardate con gioia e fiducia. Questa condizione nasce dal sapersi desiderati, incontrati e amati infinitamente dal Signore. L’amicizia coltivata con Gesù è l’olio necessario per illuminare il cammino, il vostro cammino, ma anche quello di tutti coloro che vi circondano: amici, vicini, compagni di studio e di lavoro, compreso quello di quanti sono del tutto in disaccordo con voi.

Al termine della celebrazione, il Papa ha ringraziato le autorità, la Chiesa della Thailandia, i giovani e i volontari che si sono prodigati per la sua visita ma anche i malati e i carcerati. “Il Signore – ha concluso – vi ricompensi con la sua consolazione e la pace che solo Lui può dare. E vi lascio un compito: non dimenticatevi di pregare per me”. Dopo l’abbraccio con i giovani e i malati, Francesco in sagrestia ha benedetto 25 pietre destinate alla creazione di nuove chiese in Thailandia.

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La consegna della fraternità


Prima ancora, nel suo indirizzo di saluto, il cardinale Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok, aveva a sua volta ringraziato Papa Francesco, a conclusione della visita apostolica in Thailandia, in particolare per l’amore mostrato verso i giovani fin dall’inizio del suo Magistero. “A partire da questo momento, la Chiesa cattolica in Thailandia, passo dopo passo, giorno dopo giorno, si trasformerà – aveva affermato il porporato – in una comunità testimone di una umanità fraterna calata nel tempo attuale e modellata secondo la relazione che in sé è ispirata dalla vita stessa della Trinità con il nuovo comandamento dell’amore reciproco: Amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi, proprio come accadeva nella prima comunità cristiana a Gerusalemme”.

Fonte vaticannews.va – Benedetta Capelli – Città del Vaticano

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