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Papa Francesco: La malattia una sfida e una prova per l’amore e per la solidarietà

Papa Francesco: La malattia una sfida e una prova per l'amore e per la solidarietàLa malattia una sfida e una prova per l’amore e per la solidarietà. Gesù di fronte al malato non è mai passato oltre, non ha mai voltato la faccia da un’altra parte

Nella sua 21.ma Udienza generale del 2015, la numero 18 del ciclo dedicato alla famiglia, tema catechetico che il Papa ha aperto il 10 dicembre 2014, dopo aver riflettuto sulla delicata e drammatica questione della povertà e il nucleo familiare mercoledì scorso, oggi invece il Santo Padre ha proseguito i suoi insegnamenti parlando sulla malattia e la sofferenza in famiglia e non solo.

[box]La catechesi di Papa Francesco[/box]

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Continuiamo con le catechesi sulla famiglia. In questa catechesi vorrei toccare un aspetto molto comune nella vita delle nostre famiglie, quello della malattia. E’ un’esperienza della nostra fragilità, che viviamo per lo più in famiglia, fin da bambini, e poi soprattutto da anziani. Quando arrivano gli acciacchi.

Gesù e i malati

Nell’ambito dei legami familiari, la malattia delle persone cui vogliamo bene è patita con un “di più” di sofferenza e di angoscia. E’ l’amore che ci fa sentire questo “di più”. Tante volte per un padre e una madre, è più difficile sopportare il male di un figlio, di una figlia, che non il proprio. La famiglia, possiamo dire, è stata da sempre l’“ospedale” più vicino. Ancora oggi, in tante parti del mondo, l’ospedale è un privilegio per pochi, e spesso è lontano. Sono la mamma, il papà, i fratelli, le sorelle, le nonne, che garantiscono le cure e aiutano a guarire.

Nei Vangeli, molte pagine raccontano gli incontri di Gesù con i malati e il suo impegno a guarirli. Egli si presenta pubblicamente come uno che lotta contro la malattia e che è venuto per guarire l’uomo da ogni male. Il male dello spirito e il male del corpo.

E’ davvero commovente la scena evangelica appena accennata dal Vangelo di Marco: «Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati» (1,29). Se penso alle grandi città contemporanee, mi chiedo dove sono le porte davanti a cui portare i malati sperando che vengano guariti! Gesù non si è mai sottratto alla loro cura. Non è mai passato oltre, non ha mai voltato la faccia da un’altra parte. E quando un padre o una madre, oppure anche semplicemente persone amiche gli portavano davanti un malato perché lo toccasse e lo guarisse, non metteva tempo in mezzo; la guarigione veniva prima della legge, anche di quella così sacra come il riposo del sabato (cfr Mc 3,1-6). (…)

Gesù manda i discepoli a compiere la sua stessa opera e dona loro il potere di guarire, ossia di avvicinarsi ai malati e di prendersene cura fino in fondo (cfr Mt 10,1). Dobbiamo tener bene a mente quel che disse ai discepoli nell’episodio del cieco nato (Gv 9,1-5). I discepoli – con il cieco lì davanti! – discutevano su chi avesse peccato (perché era nato cieco?), lui o i suoi genitori, per provocare la sua cecità. Il Signore disse chiaramente: né lui, né i suoi genitori; è così perché si manifestino in lui le opere di Dio. E lo guarì. Ecco la gloria di Dio! Ecco il compito della Chiesa! Aiutare i malati, non perdersi in chiacchiere. (…)

La preghiera e la malattia

La Chiesa invita alla preghiera continua per i propri cari colpiti dal male. La preghiera per i malati non deve mai mancare. Anzi dobbiamo pregare di più, sia personalmente sia in comunità. Pensiamo all’episodio evangelico della donna Cananea (cfr Mt 15,21-28). E’ una donna pagana, non era del popolo d’Israele, era pagana, che supplica Gesù di guarire la figlia. Gesù, per mettere alla prova la sua fede, dapprima risponde duramente: “Non posso, devo pensare prima alle pecore di Israele”. La donna non recede – una mamma, quando chiede aiuto per la sua creatura, non cede mai! (…) – e Gesù risponde a questa donna: “Anche ai cagnolini, quando i padroni si sono sfamati, si dà qualcosa!”. (…) Allora Gesù le dice: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri» (v. 28).

La sofferenza: prova per l’amore e la solidarietà

Di fronte alla malattia, anche in famiglia sorgono difficoltà, a causa della debolezza umana. Ma, in genere, il tempo della malattia fa crescere la forza dei legami familiari. E penso a quanto è importante educare i figli fin da piccoli alla solidarietà nel tempo della malattia. Un’educazione che tiene al riparo dalla sensibilità per la malattia umana, inaridisce il cuore. E fa sì che i ragazzi siano “anestetizzati” verso la sofferenza altrui, incapaci di confrontarsi con la sofferenza e di vivere l’esperienza del limite. (…)

La debolezza e la sofferenza dei nostri affetti più cari e più sacri, possono essere, per i nostri figli e i nostri nipoti, una scuola di vita, (…) e lo diventano quando i momenti della malattia sono accompagnati dalla preghiera e dalla vicinanza affettuosa e premurosa dei familiari. La comunità cristiana sa bene che la famiglia, nella prova della malattia, non va lasciata sola. E dobbiamo dire grazie al Signore per quelle belle esperienze di fraternità ecclesiale che aiutano le famiglie ad attraversare il difficile momento del dolore e della sofferenza. Questa vicinanza cristiana, da famiglia a famiglia, è un vero tesoro per la parrocchia; un tesoro di sapienza, che aiuta le famiglie nei momenti difficili e fa capire il Regno di Dio meglio di tanti discorsi!Sono carezze di Dio. Grazie!

I saluti del Santo Padre ai fedeli e pellegrini di lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. In particolare, saluto l’Ordine dei Frati Servi di Maria e i Salesiani dell’Opera San José de Nazaré in Angola, invitandoli a mostrare a tutti il volto misericordioso del Padre, nella fedeltà ai rispettivi carismi. Saluto i militari del Corpo Forestale dello Stato, ringraziandoli per il gradito dono destinato alle opere di carità del Papa; la società Groma; i fedeli di Recanati e i profughi cristiani del Ghana e della Nigeria, ospiti della Cooperativa Auxilium di Potenza.

A tutti auguro che la visita alle Tombe degli Apostoli dia nuovo slancio alla fede e alla solidarietà specialmente verso i più bisognosi.

Il mio pensiero va ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Sabato prossimo celebreremo la memoria del Cuore Immacolato di Maria. Esso vi faccia comprendere, cari giovani, l’importanza dell’amore puro; sia il vostro sostegno, cari ammalati, nei momenti di grande difficoltà; e sostenga voi, cari sposi novelli, nel vostro cammino coniugale.

A cura di Redazione Papaboys fonti: Il Sismografo / Livetwitting di Alessandro Ginotta

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