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Papa Francesco: Il sangue di Cristo ci insegna a donare la vita agli altri

Ricevute in Aula Paolo VI le Famiglie del Preziosissimo Sangue: coraggio della verità e attenzione a tutti per una “rivoluzione della tenerezza”

“Dio ha scelto il segno del sangue, perché nessun altro segno è così eloquente per esprimere l’amore supremo della vita donata agli altri”. Così Papa Francesco si è rivolto questa mattina alle società di Vita apostolica, gli Istituti religiosi maschili e femminili e le aggregazioni che si ispirano alla spiritualità del Sangue di Gesù, ricevute in Aula Paolo VI in un incontro promosso dall’Unione Sanguis Christi.

Verso chi è lasciato ai margini della società

Alla vigilia del mese di luglio, “in cui la pietà cristiana si rivolge in modo speciale al Sangue di Cristo”, Francesco ha ribadito come il sacrificio di Gesù, che si ripete in ogni celebrazione eucaristica, sia fonte di salvezza e di ispirazione missionaria:

La meditazione del sacrificio di Cristo ci induce a compiere opere di misericordia, donando la nostra vita per Dio e i fratelli senza risparmio. La meditazione del mistero del Sangue di Cristo versato sulla croce per la nostra redenzione, ci spinge, in particolare, verso quanti potrebbero essere curati nelle loro sofferenze morali e fisiche e sono invece lasciati languire ai margini di una società del consumo e dell’indifferenza.

Il coraggio della verità

In questa prospettiva, il Papa suggerisce alcuni aspetti che possono aiutare l’attività e la testimonianza delle Famiglie del Preziosissimo Sangue. Il primo è “il coraggio della verità” di persone che “non hanno paura di schierarsi per affermare i valori del Vangelo e la verità sul mondo e sull’uomo”.

Si tratta di parlare chiaro e non voltare la faccia dall’altra parte di fronte agli attacchi al valore della vita umana dal concepimento al suo naturale tramonto, di fronte alla dignità della persona umana, di fronte ai mali sociali, di fronte alle varie forme di povertà.

L’attenzione a tutti

Tutti sono poi destinatari dell’amore e della bontà di Gesù, i vicini, ma soprattutto i lontani. “Nella vostra missione”, spiega il Papa, “siete chiamati ad arrivare a tutti, a farvi capire da tutti, ad essere cioè ‘popolari’, usando un linguaggio grazie al quale tutti possono comprendere il messaggio del Vangelo”, sforzandosi “di essere immagine di una Chiesa che cammina per strada, fra la gente, anche rischiando in prima persona, condividendo gioie e fatiche di quanti incontrate”.

Affascinare e comunicare

L’ultimo suggerimento è quello di “affascinare e comunicare”, nella predicazione, nella catechesi, nei cammini di approfondimento della Parola

Si tratta di suscitare un coinvolgimento sempre maggiore per offrire e far gustare i contenuti della fede cristiana, sollecitando a una vita nuova in Cristo. Il Vangelo e lo Spirito Santo suscitano parole e gesti che fanno ardere i cuori e li aiutano ad aprirsi a Dio e al prossimo.

La rivoluzione della tenerezza

“Viviamo  un tempo nel quale è necessario portare avanti la rivoluzione della tenerezza”, spiega Papa Francesco, non dimenticando che “la vera forza della testimonianza deriva dal Vangelo stesso”. E’ qui che emerge “la centralità del Sangue di Cristo” e della sua “sovrabbondanza d’amore”, come hanno messo in luce i Padri della Chiesa e grandi santi e mistici, fino a San Gaspare del Bufalo, fondatore dei Missionari del Preziosissimo Sangue. “Egli seppe portare dappertutto la riconciliazione e la pace”, conclude il Papa, “andando incontro alle necessità spirituali e materiali delle persone più fragili, che vivevano ai margini della società”.
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Michele Raviart – Città del Vaticano per Vaticannews.va

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