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Papa Francesco ai Focolari: uscire con coraggio verso umanità ferita

Papa_Francesco_Focolari_tnComunicare a tutti generosamente l’amore di Dio e la gioia del Vangelo perché il mondo cammini sempre di più verso l’unità: è l’esortazione di Papa Francesco ai partecipanti all’Assemblea generale del Movimento dei Focolari, in corso a Castel Gandolfo dal primo settembre e che riunisce 500 persone di 137 Paesi. Ha rivolto il suo indirizzo di saluto, Maria Voce, confermata presidente dei Focolari per altri sei anni. Il servizio di Sergio Centofanti per la Radio Vaticana:

Il Movimento dei Focolari – ha sottolineato il Papa – è nato “da un piccolo seme” che “ha dato vita a un albero che ora distende i suoi rami in tutte le espressioni della famiglia cristiana e anche tra membri delle diverse religioni e tra molti che coltivano la giustizia e la solidarietà insieme alla ricerca della verità”. “Questa Opera – ha proseguito – è sgorgata da un dono dello Spirito Santo – il carisma dell’unità”, oggi al servizio di una “nuova stagione dell’evangelizzazione”:

“A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II, la Chiesa è chiamata a percorrere una nuova tappa dell’evangelizzazione testimoniando l’amore di Dio per ogni persona umana, a cominciare dai più poveri e dagli esclusi, e per far crescere con la speranza, la fraternità e la gioia il cammino dell’umanità verso l’unità”.

Papa Francesco ricorda “con grande affetto e riconoscenza” la fondatrice Chiara Lubich, “straordinaria testimone di questo dono, che nella sua feconda esistenza ha portato il profumo di Gesù in tante realtà umane e in tante parti del mondo”. Quindi, consegna tre parole ai Focolari: contemplare, uscire e fare scuola. Innanzitutto, contemplare”. “Oggi – ha detto – abbiamo più che mai bisogno di contemplare Dio e le meraviglie del suo amore”:

“Contemplare significa inoltre vivere nella compagnia con i fratelli e le sorelle, spezzare con loro il Pane della comunione e della fraternità, varcare insieme la porta (cfr Gv 10,9) che ci introduce nel seno del Padre (cfr Gv 1,18), perché ‘la contemplazione che lascia fuori gli altri è un inganno’ (Esort. ap. Evangelii gaudium, 281), è un narcisismo”.

La seconda parola è “uscire” per “comunicare a tutti generosamente l’amore di Dio” con rispetto, gratuità e creatività, perché senza creatività “non si può andare avanti”:

“Per fare questo occorre diventare esperti in quell’arte che si chiama ‘dialogo’ e che non s’impara a buon mercato. Non possiamo accontentarci di mezze misure, non possiamo indugiare, ma piuttosto, con l’aiuto di Dio, puntare in alto e allargare lo sguardo!”.

Occorre dunque “uscire con coraggio” dove ci sono i “gemiti dei nostri fratelli”, le “piaghe della società” e “gli interrogativi della cultura del nostro tempo”:

“Fa dolore al cuore quando, davanti a una Chiesa, a una umanità … tanto ferita, con tante ferite, ferite morali, ferite esistenziali, ferite di guerra pure … Fa dolore vedere quando i cristiani incominciano a fare bizantinismi filosofici, teologici, spirituali … quello non va. Quello è bizantinismo! Oggi non abbiamo diritto alla riflessione bizantinista. Dobbiamo uscire! Perché – lo ho detto altre volte – la Chiesa sembra un ospedale da campo: e quando si va in un ospedale da campo, il primo lavoro è curare le ferite, non fare il dosaggio del colesterolo… Questo verrà dopo… E’ chiaro?”.

Infine, la terza parola: “fare scuola”. “Senza una adeguata opera di formazione delle nuove generazioni – ha affermato – è illusorio pensare di poter realizzare un progetto serio e duraturo a servizio di una nuova umanità”. Bisogna formare “uomini e donne nuovi” – ha concluso citando Chiara Lubich – “uomini e donne con l’anima, il cuore, la mente di Gesù e per questo capaci di riconoscere e di interpretare i bisogni, le preoccupazioni e le speranze che albergano nel cuore di ogni uomo”.

A cura di Redazione Papaboys fonte Radio Vaticana

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