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Papa Francesco: Clima, una questione di giustizia e solidarietà verso i poveri

Papa Francesco: Clima, una questione di giustizia e solidarietà verso i poveriI cambiamenti climatici, il riscaldamento globale e l’aumento degli eventi metereologici estremi indicano che “il clima è un bene comune, oggi gravemente minacciato”. Papa Francesco torna sul tema a lui caro della salvaguarda dell’ambiente, in occasione dell’udienza ai partecipanti all’Incontro della Fondazione per lo sviluppo sostenibile su Giustizia ambientale e cambiamenti climatici.

Il discorso pronunciato da Papa Francesco:

Illustri Signori e Signore, buongiorno e benvenuti!

Ringrazio il Dottor Ronchi e il Dottor Caio per aver introdotto questo nostro incontro; e ringrazio tutti voi per aver collaborato a questo Meeting internazionale, dedicato a un tema la cui importanza e urgenza non possono essere esagerate. Il clima è un bene comune, oggi gravemente minacciato: lo indicano fenomeni come i cambiamenti climatici, il riscaldamento globale e l’aumento degli eventi meteorologici estremi. Sono temi oggetto di grande attenzione da parte dei media e dell’opinione pubblica, e attorno ai quali sono in corso accesi dibattiti scientifici e politici, da cui è andato emergendo un consenso diffuso, anche se non unanime.

Perché e come occuparcene? Non possiamo dimenticare le gravi implicazioni sociali dei cambiamenti climatici: sono i più poveri a patirne con maggiore durezza le conseguenze! Per questo – come giustamente evidenzia il titolo di questo Meeting – la questione del clima è una questione di giustizia; e anche di solidarietà, che dalla giustizia non va mai separata. È in gioco la dignità di ognuno, come popoli, come comunità, come donne e uomini.

Papa Francesco: Clima, una questione di giustizia e solidarietà verso i poveri




La scienza e la tecnologia mettono nelle nostre mani un potere senza precedenti: è nostro dovere, verso l’umanità intera e in particolare verso i più poveri e le generazioni future, utilizzarlo per il bene comune. Riuscirà la nostra generazione a «essere ricordata per aver assunto con generosità le proprie gravi responsabilità»? (Enc. Laudato si’, 165). Pur tra le molte contraddizioni del nostro tempo, abbiamo ragioni sufficienti per alimentare la speranza di riuscire a farlo. E da questa speranza dobbiamo lasciarci guidare. Nell’adempiere questo impegno, auguro a ciascuno di voi di sperimentare il gusto di partecipare ad azioni che trasmettono vita. La gioia del Vangelo dimora anche qui.

In che modo possiamo esercitare la nostra responsabilità, la nostra solidarietà, la nostra dignità di persone e cittadini del mondo? Ognuno è chiamato a rispondere personalmente, nella misura che gli compete in base al ruolo che occupa nella famiglia, nel mondo del lavoro, dell’economia e della ricerca, nella società civile e nelle istituzioni. Non sfoderando improbabili ricette: nessuno le ha! Nessuno le ha! Piuttosto offrendo quanto ha capito al dialogo e accettando che il proprio apporto sia messo in discussione: a tutti è richiesto un contributo in vista di un risultato che non può essere che frutto di un lavoro comune. In questo il più grande nemico è l’ipocrisia.

A buon diritto il vostro Meeting rappresenta un esempio della pratica di questo dialogo, che nell’Enciclica Laudato si’ ho proposto come unica via per affrontare i problemi del nostro mondo e cercare soluzioni davvero efficaci. Mi sembra un segno di grande importanza, persino provvidenziale, che a questo Meeting partecipino esponenti di rilievo di “mondi” diversi: la religione e la politica, l’attività economica e la ricerca scientifica in molteplici settori, le organizzazioni internazionali e quelle impegnate nella lotta alla povertà.

Per portare frutto, questo dialogo ha bisogno di essere ispirato da una visione tanto trasparente quanto ampia, e di procedere secondo un approccio integrale, ma soprattutto partecipativo, includendo tutte le parti in causa, anche quelle che più facilmente restano ai margini dei processi istituzionali. Rivolgo a tutti un pressante invito a compiere ogni sforzo perché ai tavoli in cui si cerca il modo per risolvere l’unica e complessa crisi socio-ambientale possano far udire la propria voce i più poveri, tra i Paesi e tra gli esseri umani: è anche questo un dovere di giustizia ambientale.

Di fronte all’emergenza dei cambiamenti climatici e con lo sguardo rivolto ai cruciali appuntamenti che nei prossimi mesi li affronteranno – l’approvazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile da parte delle Nazioni Unite alla fine di questo mese e soprattutto la COP 21 di Parigi a inizio dicembre –, mi sento di proporre che questo dialogo diventi un’autentica alleanza per arrivare ad accordi ambientali globali realmente significativi ed efficaci.

In questo percorso potete contare sul sostegno mio personale e di tutta la Chiesa, a partire da quello, indispensabile, della preghiera. Fin da ora offro al Signore il nostro comune sforzo, chiedendogli di benedirlo perché l’umanità sappia finalmente dare ascolto al grido della terra, oggi la nostra madre terra è fra i tanti esclusi che gridano al cielo. Grazie.


A cura di Redazione Papaboys

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