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Papa Francesco: ‘Anche oggi nuove ideologie che disprezzano la vita e la famiglia, basate sulla paura!’

“Anche oggi riappaiono nuove ideologie che, in maniera sottile, cercano di imporsi e di sradicare la nostra gente dalle sue più ricche tradizioni culturali e religiose. Colonizzazioni ideologiche che disprezzano il valore della persona, della vita, del matrimonio e della famiglia e nuocciono, con proposte alienanti, ugualmente atee come nel passato, in modo particolare ai nostri giovani e bambini lasciandoli privi di radici da cui crescere e allora tutto diventa irrilevante se non serve ai propri interessi immediati, e induce le persone ad approfittare delle altre e a trattarle come meri oggetti ” sono le parole centrali del discorso di Papa Francesco nel corso della Divina Liturgia di questa domenica.

Questa mattina, dopo essersi congedato dalla Nunziatura Apostolica, il Santo Padre Francesco si è trasferito in auto all’Aeroporto di Bucarest da dove, alle ore 9.00 (8.00 ora di Roma) – a bordo di un B737/800 della TAROM – è pertito per Sibiu. Al suo arrivo all’Aeroporto di Sibiu il Papa è stato accolto dal Sindaco, dal Presidente della Regione e dal Prefetto. Quindi in auto si è recato a Blaj. Al Suo arrivo a Blaj il Papa è stato accolto da Sua Beatitudine il Cardinale Lucian Mureşan, Arcivescovo Maggiore di Făgăras şi Alba Iulia, dal Sindaco, dal Presidente della Regione e dal Prefetto. 


Quindi si è trasferito in papamobile al Campo della Libertà. Dopo alcuni giri tra i fedeli, alle ore 11.00 (10.00 ora di Roma), il Santo Padre presiede la Divina Liturgia con la Beatificazione di 7 Vescovi Martiri greco-cattolici: S.E. Mons. Iuliu Hossu, S.E. Mons. Vasile Aftenie, S.E. Mons. Ioan Bălan, S.E. Mons. Valeriu Traian Frenţiu, S.E. Mons. Ioan Suciu, S.E. Mons. Tit Liviu Chinezu e S.E. Mons. Alexandru Rusu.


Nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la proclamazione del Vangelo, il Papa pronuncia l’omelia. Dopo la preghiera di benedizione e consacrazione dell’icona dei nuovi Beati, Sua Beatitudine il Cardinale Lucian Mureşan rivolge un saluto al Papa e, a nome della Chiesa Greco-Cattolica Romena, gli offre in dono una teca d’argento contenente alcune reliquie dei nuovi Beati e la loro icona. Quindi il Santo Padre guida la recita del Regina Coeli e, dopo la benedizione finale, si trasferisce in auto al Palazzo della Curia di Blaj dove pranza con il Seguito papale.


Omelia del Santo Padre


«Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?» (Gv 9,2). Questa domanda dei discepoli rivolta a Gesù scatena una serie di movimenti e di azioni che accompagneranno tutto il racconto evangelico, svelando e mettendo in evidenza quello che realmente acceca il cuore umano.
Gesù, come i suoi discepoli, vede il cieco dalla nascita, è capace di riconoscerlo e di metterlo al centro. Dopo aver dichiarato che la sua cecità non era frutto del peccato, mescola la polvere della terra alla sua saliva e la spalma sugli occhi; poi gli ordina di lavarsi nella piscina di Siloe. Dopo essersi lavato, il cieco riacquista la vista. È interessante notare come il miracolo è narrato in appena due versetti, tutti gli altri portano l’attenzione non sul cieco guarito, ma sulle discussioni che suscita. Sembra che la sua vita e specialmente la sua guarigione diventi banale, aneddotica o elemento di discussione, come pure di irritazione e fastidio. Il cieco guarito viene prima interrogato dalla folla stupita, poi dai farisei; e questi interrogano anche i suoi genitori. Mettono in dubbio l’identità dell’uomo guarito; poi negano l’azione di Dio, prendendo come scusa che Dio non agisce di sabato; giungono persino a dubitare che quell’uomo fosse nato cieco.


Tutta la scena e le discussioni rivelano quanto risulti difficile comprendere le azioni e le priorità di Gesù, capace di porre al centro colui che stava alla periferia, specialmente quando si pensa che il primato è detenuto dal “sabato” e non dall’amore del Padre che cerca di salvare tutti gli uomini (cfr 1 Tm 2,4); il cieco doveva convivere non soltanto con la propria cecità ma anche con quella di chi gli stava attorno. Così sono le resistenze e le ostilità che sorgono nel cuore umano quando, al centro, invece delle persone, si mettono interessi particolari, etichette, teorie, astrazioni e ideologie, che, là dove passano, non fanno altro che accecare tutto e tutti. Invece la logica del Signore è diversa: lungi dal nascondersi nell’inazione o nell’astrazione ideologica, cerca la persona con il suo volto, con le sue ferite e la sua storia. Le va incontro e non si lascia raggirare da discorsi incapaci di dare la priorità e di mettere al centro ciò che realmente è importante.
Queste terre conoscono bene la sofferenza della gente quando il peso dell’ideologia o di un regime è più forte della vita e si antepone come norma alla stessa vita e alla fede delle persone; quando la capacità di decisione, la libertà e lo spazio per la creatività si vede ridotto e perfino cancellato (cfr Enc. Laudato si’, 108). Voi avete sofferto i discorsi e le azioni basati sul discredito che arrivano fino all’espulsione e all’annientamento di chi non può difendersi e mettono a tacere le voci dissonanti. Pensiamo, in particolare, ai sette Vescovi greco-cattolici che ho avuto la gioia di proclamare Beati. Di fronte alla feroce oppressione del regime, essi dimostrarono una fede e un amore esemplari per il loro popolo. Con grande coraggio e fortezza interiore, accettarono di essere sottoposti alla dura carcerazione e ad ogni genere di maltrattamenti, pur di non rinnegare l’appartenenza alla loro amata Chiesa. Questi Pastori, martiri della fede, hanno recuperato e lasciato al popolo rumeno una preziosa eredità che possiamo sintetizzare in due parole: libertà e misericordia.
Pensando alla libertà, non posso non osservare che stiamo celebrando questa Divina Liturgia nel “Campo della libertà”. Questo luogo significativo richiama l’unità del vostro Popolo che si è
realizzata nella diversità delle espressioni religiose: ciò costituisce un patrimonio spirituale che arricchisce e caratterizza la cultura e l’identità nazionale rumena.

I nuovi Beati hanno sofferto e sacrificato la loro vita, opponendosi a un sistema ideologico illiberale e coercitivo dei diritti fondamentali della persona umana. In quel triste periodo, la vita della comunità cattolica era messa a dura prova dal regime dittatoriale e ateo: tutti i Vescovi, e molti fedeli, della Chiesa Greco-Cattolica e della Chiesa Cattolica di Rito Latino furono perseguitati e incarcerati.
L’altro aspetto dell’eredità spirituale dei nuovi Beati è la misericordia. Alla tenacia nel professare la fedeltà a Cristo, si accompagnava in essi una disposizione al martirio senza parole di odio verso i persecutori, nei confronti dei quali hanno dimostrato una sostanziale mitezza. È eloquente quanto ha dichiarato durante la prigionia il Vescovo Iuliu Hossu: «Dio ci ha mandato in queste tenebre della sofferenza per donare il perdono e pregare per la conversione di tutti». Queste parole sono il simbolo e la sintesi dell’atteggiamento con il quale questi Beati nel periodo della prova hanno sostenuto il loro popolo nel continuare a confessare la fede senza cedimenti e senza ritorsioni. Questo atteggiamento di misericordia nei confronti degli aguzzini è un messaggio profetico, perché si presenta oggi come un invito a tutti a vincere il rancore con la carità e il perdono, vivendo con coerenza e coraggio la fede cristiana.

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Cari fratelli e sorelle, anche oggi riappaiono nuove ideologie che, in maniera sottile, cercano di imporsi e di sradicare la nostra gente dalle sue più ricche tradizioni culturali e religiose. Colonizzazioni ideologiche che disprezzano il valore della persona, della vita, del matrimonio e della famiglia (cfr Esort. ap. postsin. Amoris laetitia, 40) e nuocciono, con proposte alienanti, ugualmente atee come nel passato, in modo particolare ai nostri giovani e bambini lasciandoli privi di radici da cui crescere (cfr Esort. ap. Christus vivit, 78); e allora tutto diventa irrilevante se non serve ai propri interessi immediati, e induce le persone ad approfittare delle altre e a trattarle come meri oggetti (cfr Enc. Laudato si’, 123-124). Sono voci che, seminando paura e divisione, cercano di cancellare e seppellire la più preziosa eredità che queste terre hanno visto nascere. Penso per esempio all’Editto di Torda del 1568, che sanzionava ogni sorta di radicalismo promovendo – uno dei primi casi in Europa – un atto di tolleranza religiosa.
Vorrei incoraggiarvi a portare la luce del Vangelo ai nostri contemporanei e a continuare a lottare, come questi Beati, contro queste nuove ideologie che sorgono. Possiate essere testimoni di libertà e di misericordia, facendo prevalere la fraternità e il dialogo sulle divisioni, incrementando la fraternità del sangue, che trova la sua origine nel periodo di sofferenza nel quale i cristiani, divisi nel corso della storia, si sono scoperti più vicini e solidali. Vi accompagnino nel vostro cammino la materna protezione della Vergine Maria e l’intercessione dei nuovi Beati.

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