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Papa Francesco all’udienza: rileggere la propria vita fa scoprire “i piccoli miracoli” che Dio fa per noi

Uno strumento per discernere tra il bene e il male è guardare alla propria interiorità e interrogarsi sui pensieri, anche quelli negativi che intossicano la nostra esitenza: ne parla Francesco all’udienza generale presentando l’esperienza di Sant’Agostino e Sant’Ignazio, maestri nell’esercizio del discernimento. “La nostra vita è il libro più prezioso che ci è stato consegnato”

Adriana Masotti – Città del Vaticano per Vaticanews.va

Papa Francesco prosegue la riflessione sul tema del discernimento scegliendo oggi di soffermarsi “su un altro ingrediente indispensabile”: la propria storia di vita. E subito ne spiega il perchè:

La nostra vita è il “libro” più prezioso che ci è stato consegnato, un libro che tanti purtroppo non leggono, oppure lo fanno troppo tardi, prima di morire. Eppure, proprio in quel libro si trova quello che si cerca inutilmente per altre vie.

Il Papa durante la catechesi dell'udienza generale
Il Papa durante la catechesi dell’udienza generale

L’esempio di Sant’Agostino

Il Papa cita Sant’Agostino, “un grande cercatore della verità”, affermando che egli aveva fatto quest’esperienza interiore e nella sua vita aveva letto la presenza del Signore, tanto da scrivere alla fine nelle Confessioni:

“Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te”

Mentre nel libro La vera religione il santo d’Ippona invitava: “Rientra in te stesso. Nell’uomo interiore abita la verità”. E Francesco sottolinea: “Leggi la tua vita. Leggiti dentro, come è stato il tuo percorso. Con serenità. Rientra in te stesso”.

Molte volte abbiamo fatto anche noi l’esperienza di Agostino, di ritrovarci imprigionati da pensieri che ci allontanano da noi stessi, messaggi stereotipati che ci fanno del male: per esempio: “Io non valgo niente”, e tu vai giù;  “a me tutto va male”, e tu vai giù; “non realizzerò mai nulla di buono”, e tu vai giù e così è la vita. Queste frasi pessimiste che ti buttano giù. Leggere la propria storia significa anche riconoscere la presenza di questi elementi “tossici”, ma per poi allargare la trama del nostro racconto, imparando a notare altre cose, rendendolo più ricco, più rispettoso della complessità, riuscendo anche a cogliere i modi discreti con cui Dio agisce nella nostra vita.

Scoprire nella propria vita le perle preziose disseminate da Dio

Il Papa spiega che l’esercizio del discernimento propone domande che ci spingono a una riflessione profonda sulle nostre azioni, non fermandosi a ciascuna di esse, ma leggendole in un contesto più ampio. Ci fa chiedere, ad esempio, da dove ci viene un pensiero e dove ci porta? Guardare alle vicende della vita ci consente, afferma, di notare dettagli preziosi.

Per esempio, una lettura, un servizio, un incontro, a prima vista ritenuti cose di poca importanza, nel tempo successivo trasmettono una pace interiore, trasmettono la gioia di vivere e suggeriscono ulteriori iniziative di bene. Fermarsi e riconoscere questo è indispensabile. Fermarsi è riconoscere: è importante per il discernimento, è un lavoro di raccolta di quelle perle preziose e nascoste che il Signore ha disseminato nel nostro terreno. Il bene è nascosto (…), silenzioso, richiede uno scavo lento e continuo. Perché lo stile di Dio è discreto: a Dio piace andare nascosto, con discrezione, meglio no?, non si impone; è come l’aria che respiriamo, non la vediamo ma ci fa vivere, e ce ne accorgiamo solo quando ci viene a mancare.

La ricerca di Sant’Ignazio di Loyola

Rileggere la propria vita “educa lo sguardo”, prosegue Papa Francesco, ci fa vedere i “piccoli miracoli” che Dio compie per noi e ci indica nuove strade perché, osserva, “saggiamente è stato detto che l’uomo che non conosce il proprio passato è condannato a ripeterlo”. E Francesco invita ciascuno a raccontare ad un altro la propria vita, “si tratta-  afferma – di una delle forme di comunicazione più belle e intime”. Lo fanno i fidanzati, dice, quando fanno sul serio. Infine offre ancora un suggerimento:

Anche le vite dei santi costituiscono un aiuto prezioso per riconoscere lo stile di Dio nella propria vita: consentono di prendere familiarità con il suo modo di agire. Alcuni comportamenti dei santi ci interpellano, ci mostrano nuovi significati e nuove opportunità. È quanto accadde, per esempio, a Sant’Ignazio di Loyola.

L’esame di coscienza per capire cosa succede in noi

Il fondatore dei gesuiti scriveva di aver scoperto che “alcuni pensieri lo lasciavano triste, altri allegro” e che pian piano aveva cominciato “a conoscere la diversità degli spiriti che si agitavano in lui”. Così possiamo imparare a fare anche noi. E il Papa conclude aggiungendo a braccio:

Chiediamoci, alla fine della giornata, per esempio: cosa è successo oggi nel mio cuore? Alcuni pensano che fare questo esame di coscienza è fare la contabilità dei peccati che hai fatto. Ah, ne facciamo tanti, no? No, no: cosa è successo dentro di me. Ho avuto gioia? Cosa mi ha portato la gioia? Sono rimasto triste? Cosa mi ha portato la tristezza? E così imparare a discernere cosa succede dentro di noi. Grazie.

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