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Papa Francesco all’Angelus: Sono davvero innamorato di Gesù? Solo Lui dà compimento a tutte le speranze dell’uomo

Nell’Angelus di questa domenica, papa Francesco invita a riflettere sul tema della “conversione” e anche dell’evangelizzazione. E spiega il perché del Giubileo della Misericordia. E poi pone una domanda a ciascuno di noi: “Sono davvero innamorato di Gesù? Se le persone incontrassero cristiani innamorati di Gesù, ci seguirebbero.  “Se ci guardiamo intorno, troviamo persone che sarebbero disponibili a cominciare o a ricominciare un cammino di fede, se incontrassero dei cristiani innamorati di Gesù”.

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“Un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”. Suona attuale l’invito rivolto da Giovanni il Battista, contenuto nel Vangelo di questa domenica. Si propaga in una piazza San Pietro gremita, irradiando i cuori di quanti ascoltano l’Angelus di papa Francesco. Il quale raccoglie l’invito del “Precursore” e chiede: “Perché dovremmo convertirci? La conversione riguarda chi da ateo diventa credente, da peccatore si fa giusto, ma noi non siamo già cristiani? Quindi siamo a posto”.

È proprio in questo tipo di risposta, tuttavia, che risiede la radice della nostra necessità di conversione; “dalla supposizione che, tutto sommato, va bene così e non abbiamo bisogno di alcuna conversione”, spiega il Vescovo di Roma.

Ecco le parole pronunciate da Papa Francesco

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

In questa seconda domenica di Avvento, la liturgia ci pone alla scuola di Giovanni il Battista, che predicava «un battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (Lc 3,3). E noi forse ci domandiamo: “Perché dovremmo convertirci? La conversione riguarda chi da ateo diventa credente, da peccatore si fa giusto, ma noi non siamo già cristiani? Quindi siamo a posto”. E questo non è vero. Così pensando, non ci rendiamo conto che è proprio da questa presunzione – che siamo buoni, che siamo cristiani – che dobbiamo convertirci: dalla supposizione che, tutto sommato, va bene così e non abbiamo bisogno di alcuna conversione.

Ma proviamo a domandarci: è proprio vero che nelle varie situazioni e circostanze della vita abbiamo in noi gli stessi sentimenti di Gesù? (…)  Per esempio, quando subiamo qualche torto o qualche affronto, riusciamo a reagire senza animosità e a perdonare di cuore chi ci chiede scusa? (…) Quando siamo chiamati a condividere gioie o dolori, sappiamo sinceramente piangere con chi piange e gioire con chi gioisce? Quando dobbiamo esprimere la nostra fede, sappiamo farlo con coraggio e semplicità, senza vergognarci del Vangelo? (…)



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La voce del Battista grida ancora negli odierni deserti dell’umanità, che sono le menti chiuse e i cuori duri, e ci provoca a domandarci se effettivamente stiamo percorrendo la strada giusta, vivendo una vita secondo il Vangelo. Oggi come allora, egli ci ammonisce con le parole del profeta Isaia: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!» (v. 4). È un invito pressante ad aprire il cuore e accogliere la salvezza che Dio ci offre incessantemente, quasi con testardaggine, perché ci vuole tutti liberi dalla schiavitù del peccato. Ma il testo del profeta dilata quella voce, preannunciando che «ogni uomo vedrà la salvezza di Dio» (v. 6). La salvezza è offerta ad ogni uomo, ad ogni popolo, nessuno escluso, perché Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati per mezzo di Gesù Cristo, unico mediatore (cfr 1 Tm 2,4-6).

Pertanto ognuno di noi è chiamato a far conoscere Gesù a quanti ancora non lo conoscono. «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16), dichiarava san Paolo. Se a noi il Signore Gesù ha cambiato la vita,  come non sentire la passione di farlo conoscere a quanti incontriamo al lavoro, a scuola, nel condominio, in ospedale, nei luoghi di ritrovo? Se ci guardiamo intorno, troviamo persone che sarebbero disponibili a cominciare o a ricominciare un cammino di fede, se incontrassero dei cristiani innamorati di Gesù. Non dovremmo e non potremmo essere noi quei cristiani?  

Ma dobbiamo essere coraggiosi: abbassare le montagne dell’orgoglio e della rivalità, riempire i burroni scavati dall’indifferenza e dall’apatia, raddrizzare i sentieri delle nostre pigrizie e dei nostri compromessi. Ci aiuti la Vergine Maria ad abbattere le barriere e gli ostacoli che impediscono la nostra conversione, cioè il nostro cammino incontro al Signore. Lui solo, solo Gesù, può dare compimento a tutte le speranze dell’uomo!  

 

I saluti del Santo Padre dopo l’Angelus. Francesco ricorda la conclusione della COP21, il 50.mo della Dichiarazione Comune Paolo VI-Patriarca Athenagoras e i beati martiri del Perù

 

Cari fratelli e sorelle, Seguo con viva attenzione i lavori della Conferenza sul clima in corso a Parigi, e mi torna alla mente una domanda che ho posto nell’Enciclica Laudato si’: «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?» (n. 160). Per il bene della casa comune, di tutti noi e delle future generazioni, a Parigi ogni sforzo dovrebbe essere rivolto ad attenuare gli impatti dei cambiamenti climatici e, nello stesso tempo, a contrastare la povertà e far fiorire la dignità umana. Preghiamo perché lo Spirito Santo illumini quanti sono chiamati a prendere decisioni così importanti e dia loro il coraggio di tenere sempre come criterio di scelta il maggior bene per l’intera famiglia umana.

Domani ricorre il cinquantesimo anniversario di un memorabile evento tra cattolici e ortodossi. Il 7 dicembre 1965, vigilia della conclusione del Concilio Vaticano II, con una Dichiarazione comune del Papa Paolo VI e del Patriarca Ecumenico Atenagora, venivano cancellate dalla memoria le sentenze di scomunica scambiate tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli nel 1054. E’ davvero provvidenziale che quello storico gesto di riconciliazione, che ha creato le condizioni per un nuovo dialogo tra ortodossi e cattolici nell’amore e nella verità, sia ricordato proprio all’inizio del Giubileo della Misericordia. Non c’è autentico cammino verso l’unità senza richiesta di perdono a Dio e tra di noi per il peccato della divisione. Ricordiamo nella nostra preghiera il caro Patriarca Ecumenico Bartolomeo e gli altri Capi delle Chiese Ortodosse, e chiediamo al Signore che le relazioni tra cattolici e ortodossi siano sempre ispirate dall’amore fraterno.
Ieri a Chimbote (Perù), sono stati proclamati beati Michele Tomaszek e Zbigniew Strzałkowski, francescani conventuali, e Alessandro Dordi, sacerdote fidei donum, uccisi in odio alla fede nel 1991. La fedeltà di questi martiri nel seguire Gesù dia la forza a tutti noi, ma specialmente ai cristiani perseguitati in diverse parti del mondo, di testimoniare con coraggio il Vangelo.

DOPO LA RECITA DELL’ANGELUS

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Saluto tutti voi, pellegrini venuti dall’Italia e da diversi Paesi (ci sono diverse bandiere …); in particolare la Corale liturgica di Milherós de Poiares e i fedeli di Casal de Cambra, Portogallo. Saluto i partecipanti al convegno del Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica, i fedeli di Biella, Milano, Cusano Milanino, Nettuno, Rocca di Papa e Foggia; i cresimati di Roncone e i cresimandi di Settimello, la Banda musicale di Calangianus e la Corale di Taio.
A tutti auguro una buona domenica. Per favore, e una buona preparazione per l’inizio dell’Anno della Misericordia. Per favore non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!

 

 


di Francesco Rossi per Redazione Papaboys

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