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Papa Francesco all’Angelus: Festeggiare la Trinità significa rivoluzionare il nostro modo di vivere

“La Trinità ci insegna che non si può mai stare senza l’altro. Non siamo isole, siamo al mondo per vivere a immagine di Dio: aperti, bisognosi degli altri e bisognosi di aiutare gli altri.” Sono le parole che Papa Francesco ha ricordato a ciascuno di noi, in piazza San Pietro, durante l’Angelus di questa domenica, Festa della Santissima Trinità.
Poniamoci questa domanda – ha proposto Francesco: nella vita di tutti i giorni sono anch’io un riflesso della Trinità?
Il segno di croce che faccio ogni giorno rimane un gesto fine a sé stesso o ispira il mio modo di parlare, di incontrare, di rispondere, di giudicare, di perdonare?
papafrancesco.angelus
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Le parole di Papa Francesco prima della recita dell’Angelus

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e buona domenica!
Oggi, solennità della Santissima Trinità, Gesù nel Vangelo ci presenta le altre due Persone divine, il Padre e lo Spirito Santo. Dello Spirito dice: «Non parlerà da sé stesso, ma prenderà quel che è mio e ve lo annuncerà». E poi, a proposito del Padre, dice: «Tutto quello che il Padre possiede è mio» (Gv 16,14-15). Notiamo che lo Spirito Santo parla, ma non di sé stesso: annuncia Gesù e rivela il Padre. E che il Padre, il quale tutto possiede, perché è l’origine di ogni cosa, dà al Figlio tutto quello che possiede: non trattiene nulla per sé e si dona interamente al Figlio.

E ora guardiamo a noi, a ciò di cui parliamo e a quello che possediamo. Quando parliamo, sempre vogliamo che si dica bene di noi e spesso parliamo solo di noi stessi e di quello che facciamo.

Quanta differenza rispetto allo Spirito Santo, che parla annunciando gli altri!: il Padre e il Figlio E, circa quello che possediamo, quanto ne siamo gelosi e quanta fatica facciamo a condividerlo con gli altri, anche con chi manca del necessario! A parole è facile, ma poi in pratica è molto difficile.

Ecco allora che festeggiare la Santissima Trinità non è tanto un esercizio teologico, ma una rivoluzione del nostro modo di vivere.

Dio, nel quale ogni Persona vive per l’altra, non per sé stessa, ci provoca a vivere con gli altri e per gli altri. Oggi possiamo chiederci se la nostra vita riflette il Dio in cui crediamo: io, che professo la fede in Dio Padre e Figlio e Spirito Santo, credo davvero che per vivere ho bisogno degli altri, ho bisogno di donarmi agli altri, ho bisogno di servire gli altri? Lo affermo a parole o con la vita?

(continua dopo il video)

L’Angelus di questa domenica della Trinità

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Il Dio trino e unico, cari fratelli e sorelle, va mostrato così, con i fatti prima che con le parole. Dio, che è autore della vita, si trasmette meno attraverso i libri e più attraverso la testimonianza di vita. Egli che, come scrive l’evangelista Giovanni, «è amore» (1 Gv 4,16), si rivela attraverso l’amore. Pensiamo alle persone buone, generose, miti che abbiamo incontrato: ricordando il loro modo di pensare e di agire, possiamo avere un piccolo riflesso di Dio-Amore. E che cosa vuol dire amare?

Non solo volere bene e fare del bene, ma prima ancora, alla radice, accogliere gli altri, fare posto agli altri, dare spazio agli altri.

Per capirlo meglio, pensiamo ai nomi delle Persone divine, che pronunciamo ogni volta che facciamo il segno della croce: in ciascun nome c’è la presenza dell’altro. Il Padre, ad esempio, non sarebbe tale senza il Figlio; così pure il Figlio non può essere pensato da solo, ma sempre come Figlio del Padre.

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E lo Spirito Santo, a sua volta, è Spirito del Padre e del Figlio. In breve, la Trinità ci insegna che non si può mai stare senza l’altro. Non siamo isole, siamo al mondo per vivere a immagine di Dio: aperti, bisognosi degli altri e bisognosi di aiutare gli altri.

E allora, poniamoci quest’ultima domanda: nella vita di tutti i giorni sono anch’io un riflesso della Trinità? Il segno di croce che faccio ogni giorno rimane un gesto fine a sé stesso o ispira il mio modo di parlare, di incontrare, di rispondere, di giudicare, di perdonare?

La Madonna, figlia del Padre, madre del Figlio e sposa dello Spirito, ci aiuti ad accogliere e testimoniare nella vita il mistero di Dio-Amore.

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Nel dopo Angelus, il Papa parla del viaggio in Congo e Sud Sudan rinviato su richiesta dei medici.
“Posticipare non è annullare”, aveva dichiarato il direttore della Sala Stampa Vaticana. L’arcivescovo Welby: “Mi unisco al rammarico del caro fratello Francesco per il rinvio del viaggio”

Grande dispiacere per il rinvio del viaggio in Congo e Sud Sudan è stato espresso da Francesco nei saluti dopo dopo Angelus ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro:

Desidero rivolgermi alle popolazioni e alle autorità della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan. Carissimi, con grande dispiacere, a causa dei problemi alla gamba, ho dovuto rinviare la mia visita nei vostri Paesi, programmata per i primi giorni di luglio. Provo davvero un grande rammarico, per aver dovuto rinviare questo viaggio a cui tengo moltissimo. Vi chiedo scusa per questo. Preghiamo insieme perché, con l’aiuto di Dio e delle cure mediche, io possa venire tra voi e al più presto. Siamo fiduciosi!

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