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Papa Francesco a Villaggio per la terra: create amicizia nei deserti del mondo

“Mai, mai girarsi per non vedere il conflitto”, il male. Al contrario, andare nei deserti dove l’umanità soffre per trasformarli in “foresta”. È la sostanza del messaggio che Papa Francesco ha voluto lasciare ai partecipanti al “Villaggio per la terra”, la manifestazione che si chiude oggi, dopo quattro giorni, al Galoppatoio di Villa Borghese a Roma, organizzata da “Earth Day Italia” e dal Movimento dei Focolari di Roma. Francesco l’ha visitata a sorpresa nel pomeriggio di ieri. 

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Un pomeriggio in un “Villaggio” speciale, costruito per quattro giorni nel cuore di Roma per mostrare il volto nascosto della Città eterna, quello che ogni giorno tesse senza clamore reti di solidarietà e di convivenza, con iniziative spesso troppo piccole per attirare l’occhio dei media ma che sono piccoli mattoni dell’edificio della civiltà. E Papa Francesco ha apprezzato lo stile di vita di questo Villaggio, dov’è arrivato poco prima delle 17 subito risucchiato dall’affetto delle circa 3.500 persone presenti, mentre le note del “Gen Verde”, la band dei Focolari, gli davano il benvenuto.
Il deserto diventa foresta
Ad accogliere il Papa c’erano la presidente e il copresidente dei Focolari, Maria Voce e Jesus Moran – oltre ai responsabili romani del Movimento, Antonia Testa e Donato Falmi – e il presidente di “Earth Day Italia”, Pierluigi Sassi. Sorridendo e stringendo mani, Francesco ha guadagnato il palco e dopo aver ascoltato alcune testimonianze si è rivolto a braccio alle migliaia di persone che in questi giorni hanno partecipano all’esperienza della Mariapoli e alle iniziative legate alla Giornata per la terra:
“Sentendovi parlare, mi sono venute alla mente due immagini: il deserto e la foresta. Ho pensato: questa gente, tutti voi, prendono il deserto per trasformarlo in foresta. Vanno dove c’è il deserto, dove non c’è speranza, e fanno cose che fanno diventare foresta questo deserto. La foresta è piena di alberi, è piena di verde, ma troppo disordinata… ma così è la vita! E passare dal deserto alla foresta è un bel lavoro che voi fate. Voi trasformate deserti in foreste!”
Chi non rischia non capisce la realtà
Le esperienze offerte poco prima al Papa avevano disegnato la mappa di una Roma con le maniche rimboccate in una solidarietà a tutto campo: dalla prossimità ai detenuti, alla lotta al gioco d’azzardo, al dialogo interreligioso, all’educazione ambientale per i giovani, ai minori non accompagnati. “Il deserto è brutto – ha ripetuto Francesco – sia quello che è nel cuore di tutti noi, sia quello che è nella città, nelle periferie”. Ma “non bisogna avere paura della vita”, né dei “conflitti”:
“Una volta qualcuno mi ha detto (…) che le parola conflitto nella lingua cinese è fatta da due segni: un segno che dice ‘rischio’ e un altro segno che dice ‘opportunità’. Il conflitto, è vero, è un rischio ma è anche una opportunità (…) Chi non rischia, mai si può avvicinare alla realtà: per conoscere la realtà, ma anche per conoscerla col cuore, è necessario avvicinarsi. E avvicinarsi è un rischio, ma anche un’opportunità”.
Il tempo dell’amicizia sociale
“Vi dò un compito da fare a casa”, ha detto sorridendo il Papa ai presenti: guardate “la faccia delle persone” per la strada – la loro preoccupazione, la mancanza di sorriso e di tenerezza – e siate costruttori dell’“amicizia sociale”:
“Dove non c’è l’amicizia sociale sempre c’è l’odio, la guerra. Noi stiamo vivendo una terza guerra mondiale ‘a pezzi’, dappertutto. Guardate la carta geografica del mondo e vedrete questo. Invece, l’amicizia sociale tante volte si deve fare con il perdono – la prima parola – col perdono. Tante volte si fa con l’avvicinarsi: io mi avvicino a quel problema, a quel conflitto, a quella difficoltà…”




Gli adoratori del denaro, i condannati alla fame
E c’è anche un’altra cosa – ha concluso Francesco – che ha a che fare col gioco, con lo sport e anche con l’arte: è la gratuità”. L’amicizia sociale, ha detto, “si fa nella gratuità”:
“È una parola, gratuità, da non dimenticare in questo mondo, dove sembra che se tu non paghi non puoi vivere, dove la persona, l’uomo e la donna, che Dio ha creato proprio al centro del mondo, per essere pure al centro dell’economia, sono stati cacciati via e al centro abbiamo un bel dio, il dio denaro. Oggi al centro del mondo c’è il dio denaro e quelli che possono avvicinarsi ad adorare questo dio si avvicinano, e quelli che non possono finiscono nella fame, nelle malattie, nello sfruttamento… Pensate allo sfruttamento dei bambini, dei giovani”.
“Gratuità è la parola-chiave”, è stata l’eredità di Francesco alla Mariapoli, al Villaggio per la terra. “Gratuità che fa sì che io dia la mia vita così com’è”, per far sì “che questo deserto diventi foresta”.




Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va/Alessandro De Carolis)

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