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Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamato amici

GesuRIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO MERCOLEDI’ – L’amicizia è il legame più forte, dopo quello del matrimonio, nel quale si diviene una sola carne. Nell’amicizia si diviene un solo cuore, una sola volontà, un solo spirito, una sola vita. Nell’amicizia si vive l’uno per l’altro. È come se ci fosse una commistione di cuore e di mente, un fusione spirituale, è un vero matrimonio dell’anima. Davide canta la sua amicizia per Gionata con parole rivelatrici della sua altissima verità.

Quando Davide ebbe finito di parlare con Saul, la vita di Giònata s’era legata alla vita di Davide, e Giònata lo amò come se stesso. Saul in quel giorno lo prese con sé e non lo lasciò tornare a casa di suo padre. Giònata strinse con Davide un patto, perché lo amava come se stesso. Giònata si tolse il mantello che indossava e lo diede a Davide e vi aggiunse i suoi abiti, la sua spada, il suo arco e la cintura. Davide riusciva in tutti gli incarichi che Saul gli affidava, così che Saul lo pose al comando dei guerrieri ed era gradito a tutto il popolo e anche ai ministri di Saul (1Sam 18,1-5).

Allora Davide intonò questo lamento su Saul e suo figlio Giònata e ordinò che fosse insegnato ai figli di Giuda; è il canto dell’arco e si trova scritto nel libro del Giusto: «Il tuo vanto, Israele, sulle tue alture giace trafitto! Come sono caduti gli eroi? Non fatelo sapere in Gat, non l’annunciate per le vie di Àscalon, perché non ne facciano festa le figlie dei Filistei, non ne gioiscano le figlie dei non circoncisi! O monti di Gèlboe, non più rugiada né pioggia su di voi né campi da primizie, perché qui fu rigettato lo scudo degli eroi; lo scudo di Saul non fu unto con olio, ma col sangue dei trafitti, col grasso degli eroi. O arco di Giònata! Non tornò mai indietro. O spada di Saul! Non tornava mai a vuoto. O Saul e Giònata, amabili e gentili, né in vita né in morte furono divisi; erano più veloci delle aquile, più forti dei leoni. Figlie d’Israele, piangete su Saul, che con delizia vi rivestiva di porpora, che appendeva gioielli d’oro sulle vostre vesti. Come son caduti gli eroi in mezzo alla battaglia? Giònata, sulle tue alture trafitto! Una grande pena ho per te, fratello mio, Giònata! Tu mi eri molto caro; la tua amicizia era per me preziosa, più che amore di donna. Come sono caduti gli eroi, sono perite le armi?». (2 Sam 1,19-27). 

L’amicizia verso i discepoli da parte di Gesù si riveste di un significato nuovo. Gesù vuole vivere, operare, agire, in essi, con essi, per essi, fino alla fine del mondo. Lui vuole che siano loro il suo cuore, la sua anima, il suo spirito, la sua mente, il suo stesso corpo, tutta intera la sua vita. Vuole che siamo essi la sua stessa anima e la sua missione di salvezza e redenzione verso l’intera umanità. Lui dona loro la sua vita perché essa viva tutta in essi. Sono loro la continuazione storica di Gesù sulla nostra terra. Questa è la profondità dell’amicizia che Gesù oggi accorda ai suoi discepoli. Per Gesù è questa la più alta forma di amore. Il dono della sua amicizia è la più alta forma di carità, perché è il più alto dono che Dio possa fare ad un uomo.

VI è infatti una infinita differenza tra l’amicizia che regna nel mondo – compresa quella di Davide per Gionata – e quella tra Gesù e i suoi discepoli. Qui siamo sul piano soprannaturale della carità, dell’amore. Siamo non nel dono di qualcosa, bensì di tutto l’essere di Cristo Signore perché viva e si realizzi nei secoli, portando a compimento la missione di salvezza. In questa amicizia il discepolo è fatto un “altro” Gesù, è fatto Gesù. È un dono di trasformazione per identificazione, per similitudine. Possiamo dire che è in questa amicizia che si raggiunge la perfetta immagine e somiglianza della creazione dell’uomo. Oggi l’uomo raggiunge il vertice della sua verità creata. Cristo Gesù oggi ci “crea” in Lui secondo la perfezione della sua verità divina e umana.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri amici di Gesù. a cura del Movimento Apostolico

 

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