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Non dobbiamo fare come i conigli. La rivoluzione sessuale di Papa Francesco

Non dobbiamo fare come i conigli. La rivoluzione sessuale di Papa FrancescoPapa Francesco fa la rivoluzione sessuale, e la fa con il triste e melanconico Paolo VI e con quell’Humanae vitae che all’epoca non piacque a nessuno.

Era già capitato con Benedetto XVI a proposito della libertà di coscienza – brinderei prima per la coscienza e poi per il Papa: allora, nell’intervista a Scalfari, Francesco era riuscito a far brillare come novità assoluta un insegnamento della chiesa che è perenne.

Qui viene fuori che al solito i perdenti, e Paolo VI lo era, ci vedono giusto. È l’ennesima conferma della teoria di Papa Francesco, quella per cui chi sta in ultima fila vede tutta la platea umana e i vincenti fanno danni: gli ultimi – Paolo VI era in minoranza assoluta – sono i più lucidi perché la realtà si vede meglio dalle periferie esistenziali. Non solo quelle del censo ma anche quelle dell’emarginazione intellettuale.

Adesso viene fuori, e anche qui sembra una novità ma non lo è, che, per la chiesa cattolica, è ugualmente sbagliato fare figli come conigli e sesso a casaccio. Cristianesimo è amarsi, e se c’è vero amore verranno i figli giusti anche se il numero giusto non esiste perché per qualcuno è uno e per un altro è dodici. Dipende, viva le differenze, anche se forse chi governa dovrebbe ricordare che alla società ne servono tre di media.

Ma bisogna fare figli da uomini, come uomini, non come conigli. Se si usano i contraccettivi – insegnano Papa Francesco e l’Humanae Vitae – si rompe il legame. Piacere da un lato, piacere dall’altro, ma piaceri indipendenti. Forse (ma non è detto) cronologicamente contemporanei: contemporanei ma con l’altro intercambiabile. Se invece fai l’amore libero, col pupo che potrebbe arrivare, chi è l’altro conta eccome: fino a qui, a ben vedere, nell’intervista aerea di Francesco non c’è nessuna novità.

La differenza sta nel come parla questo Papa e del perché riesce a dire – per esempio – quella cosa del pugno a proposito di Charlie. Lui fa delle interviste che non sono interviste: sono dialoghi di quelli che l’ultima volta che ne hai parlato eri a letto con chi ami e guardavi il soffitto o attorno al tavolo quando sparecchi.

Quando sei lì, in cucina o a letto, te lo senti nella carne e nella testa che c’è un passaggio che devi fare “da solo ma insieme a chi ami”. E questo è il punto: il papa ha parlato di me parlando a me quando ero a letto e in cucina con chi amo. Non ha parlato di me facendo delle citazioni. Parla di me, della mia vita, con me, con la mia vita di coppia feriale “letto e cucina”. Non parla della contraccezione, dell’apertura alla vita e dell’etica sessuale. Si mette nella mia periferia esistenziale, si de-centra e sta con me. In quel guaio piccolo o grande – ma sempre bello – che è la mia via. Ma che comunque è la vita mia, non sua. E lui me la lascia.

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da L’Huffingtonpost

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