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Nella Messa del mattino a Santa Marta la sferzata di Papa Francesco all’Europa: ‘Cresca nella fraternità!’

Nella Messa a Santa Marta, Francesco ricorda due recenti commemorazioni: la festa dell’Europa e l’anniversario della fine della seconda guerra mondiale nel vecchio continente, pregando che l’Europa cresca unita nelle sue diversità. Nell’omelia, ha affermato che la preghiera è l’accesso al Padre: bisogna avere il coraggio di pregare e di credere nell’onnipotenza della preghiera
papafrancesco santa marta
Papa Francesco a Santa Marta

VATICAN NEWS

Francesco presiede la Messa a Casa Santa Marta nella quinta domenica di Pasqua. Nell’introduzione, ha rivolto il suo pensiero all’Europa:

In questi due giorni passati, ci sono state due commemorazioni: il 70.mo della Dichiarazione di Robert Schuman, che ha dato inizio all’Unione Europea, e anche la commemorazione della fine della guerra. Chiediamo al Signore per l’Europa, oggi, che cresca unita, in questa unità di fratellanza che fa crescere tutti i popoli nell’unità nella diversità.

Il Papa ha centrato la sua omelia sulla preghiera. Ha commentato il Vangelo odierno (Gv 14, 1-12) in cui Gesù dice ai suoi discepoli che chi crede in Lui, anch’egli compirà le opere che Lui compie e ne compirà di più grandi, perché Lui va al Padre.

Questo passo del Vangelo – ha affermato Francesco – è la dichiarazione dell’accesso al Padre. Il Padre è stato sempre presente nella vita di Gesù che ha detto che il Padre ha cura di noi. Gesù è come se aprisse le porte della onnipotenza della preghiera: questa fiducia nel Padre che è capace di fare tutto. Per pregare ci vuole coraggio, ci vuole lo stesso coraggio per predicare. Abramo sapeva “mercanteggiare” con Dio. Così faceva anche Mosè, con coraggio. Pregare è lottare con Dio. Pregare è andare con Gesù dal Padre che darà tutto.

Quindi ha commentato il passo degli Atti degli Apostoli (At 6, 1-7) in cui i Dodici, di fronte al crescere della comunità cristiana, per non tralasciare la preghiera e il servizio della Parola, scelgono sette uomini pieni di fede per il servizio delle mense. Infatti, i discepoli di lingua greca mormoravano contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Mormorare – ha osservato il Papa – è un’abitudine nella Chiesa. Pietro “inventò” i diaconi per assistere queste persone che avevano ragione di lamentarsi. Il compito del vescovo è pregare e predicare. Il vescovo è il primo che va dal Padre con coraggio e parresìa.

È la preghiera del capo della comunità al Padre perché custodisca il popolo. E il popolo impara dal vescovo a pregare. È Dio che fa le cose della Chiesa ed è la preghiera che porta avanti la Chiesa. È triste – ha detto il Papa – vedere bravi vescovi indaffarati in tante cose, mentre la preghiera deve essere al primo posto: le altre cose non devono togliere spazio alla preghiera. La Chiesa – ha concluso Francesco – sa che senza questo accesso al Padre non può sopravvivere.

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