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Nel Diario di Santa Faustina, l’abbraccio della misericordia: ‘Lo invocherete invano, quando sarà troppo tardi!’

Le ore 15 sono l’ora della Misericordia Divina, il momento in cui il cielo scende sulla terra per accogliere ed abbracciare tutti i peccatori, tutti noi.

La suora polacca che ha sperimentato nella sua anima questa grande possibilità del Signore degli Eserciti ci guida oggi alla lettura delle sue parole, proprio in questa ora.

Coroncina alla Divina Misericordia
Coroncina alla Divina Misericordia

“…Il Mio Cuore è stracolmo di tanta Misericordia per le anime (…) Oh! se riuscissero a capire che Io sono per loro il migliore dei Padri; che per loro è scaturito dal Mio Cuore Sangue ed Acqua, come da una sorgente straripante di Misericordia; che per loro dimoro nel tabernacolo e come Re di Misericordia desidero colmare le anime di grazie, ma non vogliono accettarle (…) Oh! quanto è grande l’indifferenza delle anime per tanta bontà, per tante prove d’amore! (…) Hanno tempo per ogni cosa; per venire da Me a prendere le grazie non hanno tempo…” (Diario, 367).

“Infelici coloro che non approfittano di questo miracolo della Divina Misericordia!
Lo invocherete invano, quando sarà troppo tardi! (Diario, 1448).

“Dì ai peccatori che nessuno sfuggirà alle Mie mani. Se fuggono davanti al Mio Cuore misericordioso, cadranno nelle mani della Mia giustizia. Dì ai peccatori che li attendo sempre, sto in ascolto del battito del loro cuore per sapere quando batterà per Me. Scrivi che parlo loro con i rimorsi di coscienza, con gli insuccessi e le sofferenze, con le tempeste ed i fulmini; parlo con la voce della Chiesa, e, se rendono vane tutte le Mie grazie, comincio ad adirarMi contro di essi, abbandonandoli a se stessi dò loro quello che desiderano” (Diario, 1728).

“Vidi due strade: una strada larga cosparsa di sabbia e di fiori, piena di allegria, di musica e di vari passatempi. La gente andava per quella strada ballando e divertendosi. Giungevano alla fine, ma non s’accorgevano che era finita. Alla fine di quella strada c’era uno spaventoso precipizio, cioé l’abisso infernale. Quelle anime cadevano alla cieca in quella voragine; man mano che arrivavano, precipitavano dentro. E ce n’era un così gran numero, che era impossibile contarle. E vidi un’altra strada, o meglio un sentiero, poiché era stretto e cosparso di spine e di sassi e la gente che andava per quella strada aveva le lacrime agli occhi ed era piena di dolori. Alcuni cadevano sulle pietre, ma si alzavano subito e proseguivano. Ed alla fine della strada c’era uno stupendo giardino pieno di ogni felicità e tutte quelle anime vi entravano. Subito, fin dal primo momento, dimenticavano i loro dolori” (Diario, 153).

“Tutto ciò che è terreno dura poco. E tutto quello che sembra grande se ne va in fumo e non dà libertà all’anima, ma stanchezza. Felice l’anima che comprende queste cose e tocca la terra con un piede solo” (Diario, 1141).

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