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Naso rosso e camice bianco. Joseph, dalla strada alla clownterapia

Non ha conosciuto i genitori, non è andato a scuola, ha vissuto di espedienti, rubato, sniffato colla. Grazie all’associazione Makini, Joseph si è avvicinato al teatro. Coinvolto da Cefa nel progetto “Art against poverty”, oggi è uno dei clown dottori che fanno ridere i pazienti di due ospedali in Tanzania

BOLOGNA – Non ha conosciuto i genitori e non è mai andato a scuola. Ha vissuto con la nonna per un po’ di tempo e quando è morta Joseph ha preso un treno per la capitale, Dar es Salaam. Lì lo aspettava la strada, dove lui, ancora bambino, è rimasto per alcuni anni, vivendo di espedienti, rubando, sniffando colla. Poi l’incontro con l’associazione Makini che si occupa di ragazzi di strada coinvolgendoli in attività artistiche, in particolare danza e teatro. Joseph si appassiona, soprattutto al teatro “perché – dice – fa emergere la vera essenza delle persone”, si impegna e riesce a lasciare la strada: oggi condivide una stanza con un altro ragazzo e vuole diventare un artista. Intanto, grazie al progetto “Art against poverty” di Cefa onlus, Joseph ha partecipato, insieme a una ventina di ballerini, acrobati e attori, a un corso di clownterapia tenuto a Dar es Salaam dall’associazione Dottor Clown Italia di Vicenza (www.dottorclownitalia.org) ed è diventato un clown dottore. Per quattro giorni alla settimana, Joseph e gli altri membri del gruppo Dottor Clown Tanzania indossano i loro vestiti colorati, si truccano, mettono parrucca, naso rosso e camice e allietano i ricoveri dei piccoli pazienti, ma anche di familiari e personale, del Ccrbt Disability Hospital e del Muhimbili University Hospital di Dar es Salaam. “Non solo faccio divertire, ma mi diverto proprio tanto a fare il clown”, dice Joseph che, con i soldi guadagnati con il lavoro, vorrebbe pagarsi una scuola per imparare a leggere e scrivere bene. Anche se il suo sogno è diventare un artista riconosciuto in Tanzania e anche all’estero.

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Oggi i clown dottori lavorano 4 giorni alla settimana nei 2 ospedali. Al Muhimbili University Hospital, il più grande ospedale pubblico della Tanzania, i clown collaborano con Tumaini la maisha (Speranza di vita), associazione che gestisce un ostello per ospitare i familiari dei bambini malati di cancro in cura presso il reparto di pediatria oncologica e, da qualche mese, lavorano anche nel reparto di neurochirurgia pediatrica. “Almeno un giorno nella vita, un bambino ha diritto di sorridere ed essere contento – dice Janet, direttrice di Tumaini la maisha – e spesso la speranza di vita dei bambini che incontriamo è molto breve”. Al Ccbrt Disability Hospital, il più importante ospedale tanzaniano che si occupa di disabilità, i clown dottori sono impegnati ogni venerdì nel reparto di ortopedia pediatrica e supportano i fisioterapisti. “I clown mi hanno conquistata – racconta Brenda Msangi, direttrice del Ccbrt Hospital – I nostri pazienti sono prevalentemente bambini e trascorrono molti giorni, talvolta mesi in ospedale. Il mio staff è contento perché si accorge che i bambini dimenticano per qualche ora di essere malati e le mamme di essere in ospedale. A volte – continua – penso che pure a me sarebbe utile iniziare la giornata con uno di loro in ufficio”.

“Art against poverty” è un progetto promosso dalla ong bolognese Cefa onlus insieme a Vijana Vipaji Foundation (Tanzania) e Cultural Video Foundation (Kenya), finanziato dall’Ue e dal segretario Acp attraverso il bando Cultures+ per lo sviluppo del settore culturale in Africa, Caraibi e Pacifico. Obiettivo del progetto è trasformare l’arte in un lavoro. Cefa ha coinvolto nel progetto artisti di strada e disabili, alla call hanno risposto in tantissimi (400 solo in Tanzania) e ne sono stati selezionati 300 tra i due Paesi che hanno seguito laboratori di formazione con fotografi, musicisti, coreografi, corsi per imparare a scrivere un cv, fare una presentazione, parlare inglese. Per tutti loro è stata fatta una application di partecipazione nei festival dei 2 Paesi e anche all’estero e un video di presentazione su Youtube. Gabriele Fiolo, fotografo che lavora da tempo con Cefa, inoltre, ha realizzato per ognuno di loro il ‘composit’, un cartoncino con una fotografia dell’artista o dei suoi lavori sul fronte e un collage di 5 o 6 immagini sul retro, con i contatti, una sorta di biglietto da visita. Le fotografie realizzate da Fiolo al gruppo di clown dottori sono diventate una mostra che dalla fine del 2014 ha girato in Veneto e che a fine anno approderà a Bologna.

Per i ragazzi del gruppo Dottor Clown Tanzania, la partecipazione al progetto “Art against poverty” ha rappresentato un cambio di livello, la possibilità di avere un contratto di lavoro, di mettere a frutto la propria arte. “Sono terapisti a tutti gli effetti che, con la loro presenza, rendono più semplici operazioni come mettere la flebo a un bambino o trasferirlo in ambulanza per andare a fare una visita – spiega Marina Mazzoni, responsabile del progetto per Cefa che da 8 anni vive in Tanzania e ha raccontato i risultati del progetto in un reportage uscito sull’ultimo numero di Nigrizia – Il feedback è positivo, gli artisti hanno avuto visibilità, contratti di lavoro, senza dimenticare le ricadute in termini di benessere sociale”. (lp)

Fonte: Redattore Sociale

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