Pubblicità
HomeNewsSancta SedesMigranti. Viva preoccupazione di Papa Francesco: Dio ci aiuti ad essere generosi

Migranti. Viva preoccupazione di Papa Francesco: Dio ci aiuti ad essere generosi

Migranti. Viva preoccupazione di Papa Francesco: Dio ci aiuti ad essere generosiPapa Francesco segue con viva preoccupazione il dramma che sta colpendo migliaia di persone in fuga dalle loro terre. Si tratta di un esodo biblico che vede intere famiglie, ridotte alla miseria, rischiare la vita in cerca di un futuro lontano da guerre, fame e violenze di ogni tipo. In un tweet, il Papa invita ad aprire i cuori a chi soffre: “Signore – è la sua preghiera – aiutaci a essere più generosi e sempre più vicini alle famiglie povere”. Intanto, al largo della Libia l’affondamento di due barconi ha provocato almeno 200 morti, mentre altre decine di migranti hanno perso la vita per asfissia in un tir in Austria. Il servizio di Elvira Ragosta:

Sono circa 200 i cadaveri di migranti individuati dalla Guardia Costiera libica davanti alle coste di Zuawra vittime del doppio naufragio di ieri: secondo la testimonianza di un attivista di Medici senza Frontiere in 40 erano intrappolati nella stiva di un barcone arenato, le altre galleggiavano sul mare, mentre i 200 sopravvissuti sono stati accompagnati in un centro di detenzione libico. Intanto, a Palermo continuano le indagini della Procura sulla morte di 52 migranti morti per asfissia nel sottocoperta di un’imbarcazione, con a bordo oltre 400 persone, tratta in salvo dalla nave svedese Poseidon. 10 i  presunti scafisti fermati, dovranno rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di omicidio. E mentre nel canale di Sicilia navi italiane ed europee continuano a salvare vite umane, il computo, orribile, delle vittime prosegue anche sulla rotta balcanica dell’immigrazione. Sono probabilmente morti per soffocamento i 71 migranti ritrovati nella stiva di un tir abbandonato su un’autostrada austriaca. Probabilmente erano siriani e tra loro c’erano anche 8 donne e 4 bambini. Per una testimonianza sulla situazione lungo la rotta balcanica, ascoltiamo Nello Scavo, inviato di Avvenire tra la Macedonia e Pristina:

R. – I controlli di polizia si fanno sempre più fitti e i profughi che arrivano dalla Turchia e poi successivamente attraverso Grecia e Bulgaria hanno tre giorni di tempo per lasciare la Macedonia e tentare poi la via dell’Europa. Sono arrivate oltre 100 mila persone negli ultimi mesi, solo negli ultimi due giorni 4.000; incontrano grandi difficoltà ad accedere in Ungheria a causa del muro di filo spinato fatto installare dal governo Orban, ma questo non li fermerà: stanno cercando piuttosto vie alternative per raggiungere comunque e a qualsiasi rischio l’Europa.

D. – Ecco, per questo tu sei a Pristina; ora stai seguendo una delle rotte alternative: puoi raccontarci cosa hai scoperto?

R. – Inevitabilmente, la presenza dei profughi ha rimesso in moto il “business” dei trafficanti di esseri umani che in queste aree è stato sempre piuttosto florido. La mafia kosovara, in accordo con serbi e macedoni, sta organizzando delle vie alternative per aggirare proprio il muro ungherese, consentendo l’accesso dalla Romania oppure dai Balcani, quindi attraverso la Slovenia e la Croazia, per raggiungere l’Austria, l’Italia o altri Paesi. I rischi sono molto alti, come abbiamo visto, con i morti nel camion rivenuti ieri, ma naturalmente si alzerà anche il prezzo: la traversata via terra costava 300-400 euro la settimana scorsa, adesso ne costa mille a persona. Dunque, la situazione è molto complicata e molto difficile; nonostante questo, però, si trovano anche belle storie di solidarietà. Profughi e migranti patiscono molta sofferenza, per la lunga traversata ma anche per il trattamento subito dalla polizia macedone che non è esattamente di larghe vedute sull’accoglienza ai profughi. Si fa il possibile perché si allontanino prestissimo dal Paese e in molti casi ci sono state anche percosse, torture, anche vere sevizie. In compenso, però, lungo la rotta si trovano alcuni villaggi, in particolare Veles, vicino Skopje, dove alcuni abitanti – in particolare una donna – hanno attrezzato un sistema di accoglienza informale e autonomo che ha permesso di dare assistenza a più di 50 mila persone in questi due anni, nel totale silenzio, senza l’aiuto delle autorità. Ed è straordinario vedere come la volontà di singole persone a volte può superare gli ostacoli che i governi non vogliono affrontare.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

SCRIVI UNA RISPOSTA

Scrivi il commento
Inserisci il tuo nome