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Mercoledì 19 Aprile – Solo tu fai del mondo, casa

Mercoledì 19 Aprile - Solo tu fai del mondo, casaIn quello stesso giorno, il primo della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Lc 24,13-35

Arrivi sempre.
Accanto a me.
Quando mi perdo.
Quando torno indietro.
Tu sei sempre al mio passo.
Ovunque io vada. Tu vieni.
I miei passi sono i tuoi.

Come può essere vivo chi è morto?
Come può dirsi vivo chi ho visto morto, ucciso, sepolto?
Può.
Ma non è con gli occhi che lo vedrò.
Lo devo cercare dentro di me.
In quello che so di lui.
In quello che credo di lui.
In quello che ho amato di lui.
Lo ritroverò.
Lo riconoscerò.
E scoprirò che lui è sempre stato lì.
Dove sono io.
Ed è vivo.
Da vedere.
Da contemplare.
E la notte non mette più paura.
E la strada non è più una fuga.
Quando c’è lui.
La notte è riposo.
La strada, un cammino.
Un ricovero, una casa.
Ogni uomo, un incontro.
Se c’è lui, c’è vita, c’è amore.
E i conti tornano.
E la fede è vita.

Non lo riconoscerai.
Con quello che sai.
Non lo riconoscerai.
Con quello che credi.
Non lo riconoscerai.
Con quello che senti.
Non lo riconoscerai
Con quello che vedi.
Quando ti sfamerà.
Quando ti disseterà.
Quando passerà la notte con te.
Quando sarai con lui, in casa, intimo a lui.
Allora lo riconoscerai.

Finchè il cuore non arde.
Non si torna a casa.
E il cuore arde solo con te, amore mio.
E solo tu fai del mondo, casa.
E di ogni strada, un cammino per tornare.

Di Don Mauro Leonardi





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