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Medjugorje. Un nuovo episodio da scoprire: Quando Satana prese il microfono

Un giorno trovai Marija in una parrocchia del milanese, dov’era stata invitata per un ritiro che iniziò con l’adorazione eucaristica e culminò nella Messa. Al momento dell’apparizione un imprevisto ruppe il silenzio denso di preghiera che si era creato: si udì distintamente una voce roca, maschile, che bestemmiava Maria. La stessa voce oltraggiò in seguito, durante la consacrazione, Gesù Eucaristia. Al termine della celebrazione cercai di capire l’accaduto. Era stata condotta lì una giovane disturbata. Per tutta la giornata era stata trattenuta in sagrestia, proprio per evitare incidenti; eppure, nonostante in quel locale non ci fossero – così mi assicurò pure il parroco – sensori accesi, lei, o meglio la presenza che l’abitava, si guadagnò una cassa di risonanza.


Io non ho mai visto la Madonna, ma quel giorno, attraverso la manifestazione inquietante del suo avversario, ho avuto comunque un indizio dell’esistenza di Dio.
La Vergine a Medjugorje ha spiegato che lei si trova dove è Gesù, ma che poi sempre li raggiunge satana. È dall’inizio della creazione che funziona così: Dio fece una cosa bella e pulita ma subito qualcuno provò a sporcarla. Vicka mi disse che il demonio disturba sempre le opere di Dio, ma Mirijana ha aggiunto che l’uomo ha gli strumenti per distinguere il bene dal male e che è libero di scegliere.


Nel messaggio di Medjugorje del 25 novembre 1987 la Vergine spiega proprio questo: «Dio ha dato a tutti la libertà, che io rispetto con tutto l’amore; e io mi sottometto, nella mia umiltà, alla vostra libertà». In effetti, in tutti i messaggi, la Madonna esprime un desiderio di bene per noi, mai una costrizione. Dice: vi invito, vi chiamo, vivete!, apritevi!, amate!; addirittura: vi prego, vi supplico. Arriva a tanto, come lei stessa dice, per «mostrarvi quanto mi siete cari e quanto desidero che siate tutti salvi» (27 novembre 1986), ma non ci obbliga. Se così facesse saremmo schiavi, invece lei ci assicura che siamo figli di Dio: «Cari figli».
Riccardo Caniato

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