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Matteo non ce l’ha fatta. A soli 18 anni, anche il secondo ragazzo travolto in scooter, è morto.

Matteo non ce l’ha fatta. A soli 18 anni, il ragazzo travolto in scooter, è morto.

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I genitori del giovane, Matteo Ferrari, 18 anni, hanno dato il loro consenso per il prelievo degli organi. Dopo Luca Carissimi, è morto anche Matteo Ferrari,l’altro giovane travolto nella notte tra sabato e domenica, mentre era in scooter con l’amico, dall’auto guidata da Matteo Scapin, che li ha speronati dopo una lite in discoteca a Orio al Serio.

luca e matteo uccisi

Scapin è ora in cella per omicidio volontario. Le due vittime avevano 21 e 18 anni. 

I genitori di Ferrari hanno acconsentito al prelievo degli organi.

“Non credo ci sia dolore più grande di quello di un padre e di una madre che perdono tragicamente il proprio figlio, nulla di più straziante”: inizia così il lungo post del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, dedicato ai due giovani travolti mentre erano in scooter dopo una lite in discoteca a Orio al Serio in provincia del capoluogo orobico. “Ieri ho abbracciato i genitori di Luca Carissimi e di Matteo Ferrari, i due ragazzi di Borgo Palazzo – scrive Gori – falciati sulla strada di Azzano nella notte tra sabato e domenica. Non avevo parole, solo la carezza di un papà a padri e madri messi di fronte ad una prova più grande di loro, il desiderio di portare loro un poco di conforto, la vicinanza mia e di tutta la città.

Lo scooter sul quale sono stati investiti due ragazzi da un uomo di 33 anni al volante di una Mini Cooper fuori da una discoteca probabilmente a seguito di un litigio, Bergamo, 4 agosto 2019. Luca Carissimi di 21 anni è morto, mentre Matteo Ferrari, di 18 anni, si trova in Terapia intensiva all’ospedale Papa Giovanni. ANSA/FILIPPO VENEZIA

Perché quando succede una cosa così, quando si perdono due giovani vite per il più stupido dei motivi è tutta una città che piange, non solo due famiglie. E’ tutta la città che si chiede come sia possibile, che cerca un senso di fronte ad una tragedia che devasta il cuore”.


Gori nota però: “Non ho trovato rabbia negli occhi di questi genitori, e sì che sarebbe stata comprensibile, tanto meno desiderio di vendetta. Di giustizia – quella sì – ma forse ne avvertiamo più noi il bisogno, perché ci preme che una cosa così non debba più accadere, e serve per questo che le responsabilità non restino impunite”.

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