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Martedì 11 novembre – Ci penso io alle tue cose

Martedì 11 novembre – Ci penso io alle tue coseChi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare». Lc 17,7-10. 

Insegnami l’inutilità del servire.
È così bello essere gratis.
Amare.
Donare quello che sarebbe solo dovuto.
Mettere amore in quello che è dovuto.
Così.
Solo per amare.
Amare per amare.
Non c’è servitù più bella.
Di fare quello che si deve, amando.
Di amare quello che si fa.
Sono tua serva.
Lavoro le tue cose.
Curo le tue bestie.
Preparo la tua tavola.
Ti servo quanto desideri.
Quanto vuoi.
Poi toccherà a me.
Alla mia fame.
Al mio riposo.
C’è amore nella tua casa.
C’è giustizia nella tua casa.
Ho il mio posto nel tuo cuore.
Ho il mio posto nella tua casa.
E’ bello questo amore.
Che ti rispetta.
Che mi rispetta.
È così dolce l’amore rispettoso.
L’amore giusto è così amore.

Servire fuori casa.
Servire dentro casa.
Servire per vivere.
Perché sono serva.
Serva di un padrone ricco di campi.
Che coltivo e lavoro.
Serva di un padrone ricco di greggi.
Che pascolo, che curo.
Serva di un padrone che mi attende a casa.
Per mangiare.
Per accudirlo.
Per aspettare che finisca la sua giornata.
E io la mia.
Insieme.
Nella stessa casa.
A fare cose diverse.
In tempi diversi.
Ma uniti.
Insieme.

Ce’è un dovere che è il mio.
E che compio senza aspettarmi altro che te.
C’è un dovere che è il mio.
Che compio tra le cose tue.
Con le cose tue.
E’ il mio dovere.
Sono i tuoi campi, le tue greggi.
Ci penso io alle tue cose.
C’è un dovere che è il mio.
E che mi aspetta a casa.
Il tempo di tirarmi su le vesti e preparare tutto.
E lo compio.
E’ la tua fame.
E’ la tua stanchezza.
Sei tu.
Il mio dovere più inutile.
Perché è amore.
Il mio dovere più bello.
Perché sei tu.
Questo ì il mio cibo vero.
Che amo.
Fare il mio dovere nella tua casa.
Per te.
Poi mi fermo.
E tocca a me.
Nella tua casa.
Accanto a te.

Di Don Mauro Leonardi

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