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L’utopia di Papa Francesco: riceve i giornalisti e chiede amore per la verità e rispetto della dignità

Papa Francesco si sforza oltre ogni limite nell’incontro di questo giovedì…. trovandosi di fronte i giornalisti ed i responsabili dell’informazione. Prova a smuovere il cuore, a parlare di ‘amore per la verità’, a responsabilizzare l’informazione (non clericalizzarla ndr), ma sappiamo già che le parole del Pontefice cadranno nel vuoto… Purtroppo. I media di oggi vivono di gossip e chiacchiericcio e uccidono la società. Soprattutto le giovani generazioni. Tutto il resto è quello che ogni giorno vediamo e leggiamo e che ci provoca senso di nausea. (Nota della redazione)

Pope Francis speaks during the traditional greetings to the Roman Curia in the Sala Clementina (Clementine Hall) of the Apostolic Palace, at the Vatican December 21, 2015. REUTERS/Alberto Pizzoli/Pool

Così la Radio Vaticana, nel servizio di Alessandro De Carolis  ha parlato dell’incontro

Il giornalismo contribuisca a far crescere la dimensione sociale delle persone, rispettandone la dignità e amando la verità dei fatti. Sono alcuni dei punti sui quali Papa Francesco ha sollecitato il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti italiano, ricevuto in udienza in Sala Clementina.

Il bianco e il nero, nettamente suddivisi, sono colori difficilmente rintracciabili nel “pezzo” di un giornalista. Un articolo di cronaca è più spesso il racconto di infinite sfumature di grigi, perché “dibattiti politici e perfino molti conflitti sono raramente l’esito di dinamiche distintamente chiare, in cui riconoscere in modo netto e inequivocabile chi ha torto e chi ha ragione”.

Amore per la verità
Papa Francesco dimostra di comprendere a fondo il mestiere del cronista. E tuttavia, davanti ai circa 400 membri del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, non rinuncia ad alzare l’asticella del mestiere verso i suoi valori più nobili. Anche se il flusso mediatico va di corsa tra “tempi di consegna” scadenze, “è indispensabile – dice – fermarci a riflettere su ciò che stiamo facendo e come lo stiamo facendo”. Cominciando, indica, dall’amore per la “verità”, “fondamentale” – sostiene il Papa – per chi, pubblicando notizie, scrive in certo senso ogni giorno “la prima bozza della storia”:

“Amare la verità vuol dire non solo affermare, ma vivere la verità, testimoniarla con il proprio lavoro (…) La questione qui non è essere o non essere un credente. La questione qui è essere o non essere onesto con sé stesso e con gli altri. La relazione è il cuore di ogni comunicazione. Questo è tanto più vero per chi della comunicazione fa il proprio mestiere. E nessuna relazione può reggersi e durare nel tempo se poggia sulla disonestà”.

Giornalismo e dimensione sociale
C’è poi un secondo atteggiamento che sta a cuore a Francesco, che sprona i giornalisti a “vivere con professionalità”. Non si tratta, precisa, di fermarsi al recinto della deontologia, ai doveri scritti nei codici, ma di “interiorizzare il senso profondo del proprio lavoro”:

“Da qui deriva la necessità di non sottomettere la propria professione alle logiche degli interessi di parte, siano essi economici o politici. Compito del giornalismo, oserei dire la sua vocazione, è dunque – attraverso l’attenzione, la cura per la ricerca della verità – far crescere la dimensione sociale dell’uomo, favorire la costruzione di una vera cittadinanza”.

Rispettare la dignità delle persone
Tutto quanto del Papa è un appello alla coscienza del giornalismo, che nella sua lunghissima storia ha annoverato tante “schiene dritte”, come quella di Giancarlo Siani, giovane cronista ammazzato 31 anni fa dalla camorra e ricordato dal presidente dell’Ordine, Enzo Iacopino, che ha donato al Papa un assegno per le vittime del terremoto. Un giornalismo sano, afferma Francesco, è quello che evita le chiacchiere ma informa sempre rispettando la “dignità umana”:

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“Un articolo viene pubblicato oggi e domani verrà sostituito da un altro, ma la vita di una persona ingiustamente diffamata può essere distrutta per sempre. Certo la critica è legittima e dirò di più: necessaria, così come la denuncia del male, ma questo deve sempre essere fatto rispettando l’altro, la sua vita, i suoi affetti. Il giornalismo non può diventare un’’arma di distruzione’ di persone e addirittura di popoli. Né deve alimentare la paura davanti a cambiamenti o fenomeni come le migrazioni forzate dalla guerra o dalla fame”.

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“Fattore di bene comune”
“Quanto sarebbe bello che il giornalismo sapesse raccontare le vicende di tante donne e tanti uomini che giorno dopo giorno, con dignità e fierezza, affrontano le questioni della malattia, della mancanza del lavoro, dell’impossibilità a costruire un futuro”, aveva detto mons. Dario Viganò, prefetto della Segreteria della Comunicazione in apertura di incontro. “Perché – aveva proseguito – non coltivare il gusto per le notizie buone, quelle che non fanno mai capolino tra i grandi titoli dei giornali e della Tv che sembrano preferire tutto ciò che è segnato da violenza e da sopraffazione?”. Nella stessa direzione, va l’augurio finale di Francesco:

“Auspico che sempre più e dappertutto il giornalismo sia uno strumento di costruzione, un fattore di bene comune, un acceleratore di processi di riconciliazione; che sappia respingere la tentazione di fomentare lo scontro, con un linguaggio che soffia sul fuoco delle divisioni, e piuttosto favorisca la cultura dell’incontro”.

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Il video servizio sull’udienza a cura del CENTRO TELEVISIVO VATICANO
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di Redazione Papaboys

 

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