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Lo schifo della camorra e le parole che smuovono

“La camorra mi fa schifo”. Non si è rifugiato in giri di parole, il ministro per l’ Ambiente Gian Luca Galletti, in visita giovedì a Caivano, nella diocesi di Aversa, quella di don Peppino Diana il prete che dalla camorra fu ucciso senza pietà.  Il popolo presente in chiesa ha applaudito. Dalla camorra, infatti, da anni è tenuto prigioniero e ancor oggi fa fatica a liberarsi. La camorra è una società a delinquere che opprime la gente e sfida lo Stato. Uno Stato che non poche volte al popolo stanco e rassegnato ha chiesto l’eroismo.  Non poche volte questo popolo è stato tacciato di omertà o connivenza. Pur non volendo nascondere i nostri errori e le nostre omissioni, questa chiave di lettura non mi ha mai convinto. Come bene ha detto il ministro Galletti: sono gli onesti a pagare per le omissioni o le collusioni altrui. E sono proprio questi  onesti che occorre tutelare e incoraggiare per dare un futuro al territorio. Un popolo al quale va riconosciuto il diritto di vivere con dignità come a chiunque altro in Italia. Occorre, dunque,  continuare a  combattere una “guerra di liberazione”. Una resistenza che, come tutte le resistenze, necessita di idee, cultura, lavoro, persone che ci mettono la faccia, politici lungimiranti e onesti.  Quando  il popolo oppresso alza alta la sua voce, la politica locale fa il suo dovere,  la stampa  tiene alta l’attenzione, lo Stato centrale fa sentire la sua presenza, la vittoria prima o poi arriva.

La camorra è un albero maledetto che prospera perché affonda le radici maledette in quel  terreno paludoso che è il pensare camorristico e la fame dei poveri. Per mantenersi in vita necessita di agganci politici e povertà. I primi per nascondere dietro un’ apparente legalità ogni tipo di sopruso, per arrivare al cuore dello Stato e smorzarne  la forza di repressione; la seconda per tenere in pugno le persone, quartieri, intere città. Che un ministro venga  a dire che la camorra gli fa schifo è un modo di parlare chiaro e tanto apprezzato. La camorra è un sistema illegale, prepotente, che non si ferma davanti a niente e a nessuno, ma che ha bisogno di agganci politici e di complici in affari. Pochi giorni fa, sono stati celebrati i 20 anni dal martirio di don Peppino Diana. Casal di Principe, i paesi limitrofi, la diocesi di Aversa, le scuole, le associazioni  sono stati protagoniste di mille iniziative. Una marea umana è scesa in strada  per dire no alla camorra e si alla legalità. Purtroppo sia Casale che i paesi limitrofi – Casapesenna, San Cipriano di Aversa e altri –  sono quasi tutti commissariati, essendo le vecchie amministrazioni comunali sciolte per camorra. Questo legame letale e asfissiante tra camorra e politica  deve essere tagliato al più presto. È un vero e proprio abbraccio mortale. La politica deve a tutti i costi recuperare dignità. I politici debbono avere le mani libere e trasparenti, in caso contrario, prima o poi, cadono in ostaggio. I camorristi vanno a caccia di gente ricattabile. Occorre avere “mani innocenti e cuore puro”. Coloro  non hanno queste credenziali  devono starsene a casa. Si deve fare buona politica, lavorando sodo, con idee chiare che sappiano guardare al futuro di questa terra. Il ministro Galletti a proposito della “terra dei fuochi” ha  detto che “è stata stuprata e di questo stupro è responsabile tutto il Paese, quindi tutto il Paese deve farsene carico”. Il popolo ha applaudito ancora. Queste parole ci danno gioia anche se non tutti sono disposti a credere ancora  alle parole.  Poter riporre fiducia in chi ci governa però  è fondamentale. Non è pensabile dover mettere in dubbio ogni parola di un ministro o di un parlamentare. Quando  succede  ne risente la politica, l’economia  e la stessa  democrazia. Al ministro Galletti i nostri auguri per il suo nuovo impegno. Ha  promesso di ritornare presto. Se alle parole seguiranno i fatti tanto attesi e desiderati, davvero per la nostra Campania abbiamo iniziato a scrivere una pagina nuova. di Padre Maurizio Patriciello

 

 

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