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L’Is vicino a Palmira. Il Patriarca Younan: siamo in agonia

L'Is vicino a Palmira. Il Patriarca Younan: siamo in agoniaUn altro sito archeologico antichissimo quello siriano di Palmira rischia di essere distrutto dalla furia dello Stato islamico. Le truppe di Assad hanno compiuto raid nella zona contro postazioni jihadiste assicurando di aver inviato rinforzi anche via terra per difendere la città. 23 le persone uccise nel corso degli scontri, tra queste anche 9 bambini. Il conflitto in Siria si protrarrà oltre il 2017 e la soluzione deve arrivare dal Medio Oriente, secondo il presidente Usa Obama. Al microfono di Cecilia Seppia la preoccupazione del patriarca della Chiesa siro-cattolica Ignace Youssif III Younan:

R. – Palmira, che in siriaco vuol dire “il miracolo”, perché fu costruita nel deserto, una così bella città, sicuramente rischia di essere distrutta da questi barbari. Voi adesso vi preoccupate, però io, che sono il patriarca, nonché gli altri capi religiosi, siamo preoccupatissimi per la sorte dei nostri in questi due Paesi. Noi non vogliamo che questi due Paesi, la Siria e l’Iraq, diventino solamente dei siti archeologici. Io sono in contatto con il vescovo lì e con i preti: dicono che hanno una paura che non si può descrivere per quello che succederà loro. Stiamo anche contattando quei responsabili per difendere i nostri villaggi, perché abbiamo villaggi non lontano da Palmira che sono esposti a queste invasioni.

D. – Gli Stati Uniti chiedono che la soluzione di questa crisi arrivi dal Medio Oriente; ma come si fa, Sua Beatitudine, come si può risolvere questo conflitto?
R. – C’è in questi Paesi – come dire – un’ecatombe che non sappiamo davvero quando finirà. Ma non si può, non si può imporre una democrazia “all’occidentale” a Paesi, a popoli che non hanno nessun elemento di questa democrazia. E poi ci sono alcune potenze occidentali che continuano a mandare delle armi a questo Stato Islamico, cosiddetto “Daesh”. Lì bisogna agire.

D. – E ovviamente questo temporeggiare anche della comunità internazionale, questo cercare delle soluzioni che forse non sono valide per questi popoli, in realtà poi ricade sui più fragili, sui più deboli, come al solito…
R. – Noi cristiani, che siamo rimasti minoranza accanto alle altre minoranze non musulmane, stiamo subendo tutte queste conseguenze orribili, perché queste bande di terroristi barbari non credono né alla democrazia né al pluralismo. Basta dirci delle bugie! Noi stiamo pregando la Madonna, pregando, pregando, specialmente questo mese. Abbiamo bisogno della Madonna per proteggere sia la Siria e l’Iraq, e anche il Libano, perché noi già sentiamo quelle tensioni tra sciiti e sunniti che se non si risolvono una volta per tutte, si rifletteranno su tutti i Paesi. Noi stiamo vivendo un’agonia purtroppo, e non abbiamo che la grazia e la forza di Dio che possano aiutarci.

D. – Vuole lanciare un appello alla comunità internazionale, attraverso i nostri microfoni, a chi ha la possibilità di fare qualcosa, ai potenti, come dice spesso Papa Francesco?
R. – Cercate di risolvere i vostri problemi con più tolleranza, con l’accettazione degli altri, ma non fomentate la violenza. Noi chiediamo alla maggioranza cristiana, cattolica, che è piuttosto in silenzio, di guardare la situazione con più energia e con più coraggio e di dire che questa situazione non si risolve così. Si deve essere più interessati a aiutare le parti in conflitto, a più dialogo, a più riconciliazione. Il Vicino Oriente non è lontano dall’Europa: il Mediterraneo deve essere una via per l’Europa, un ponte.

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A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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