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L’invocazione meravigliosa a Maria di Dante Alighieri che non conoscevi

L’invocazione a Maria nella Divina Commedia

Dante Alighieri e la Madonna
Dante Alighieri e la Madonna

(Paradiso, XXXIII, 1-39) Il canto XXXIII del Paradiso è l’ultimo canto dell’intero poema: ci troviamo nell’Empireo, la sede dei beati, e siamo alla mezzanotte del 15 aprile del 1300.

Il canto si apre con la preghiera alla Vergine (vv. 1-39) che San Bernardo innalza a Maria, intercedendo per Dante affinché possa assistere alla mirabile visione di Dio.

INVOCAZIONE

O Vergine Madre, figlia del tuo stesso Figlio [di Cristo-Dio], la più umile e la più alta di tutte le creature, termine fisso della sapienza divina, tu sei quella che ha nobilitato la natura umana a tal punto che il suo Creatore non disdegnò di diventare sua creatura [con l’Incarnazione].

Nel tuo grembo si riaccese l’amore tra Dio e l’uomo, grazie al cui ardore nella pace eterna è germogliato questo fiore [la rosa celeste dei beati].

Qui per noi tu sei una fiaccola lucente di carità e sulla Terra, fra i mortali, sei una viva fonte di speranza.

Donna, sei così grande e hai così grande valore che, se uno vuole una grazia e non ricorre alla tua intercessione, è come se il suo desiderio volesse volare senza le ali.

La tua benevolenza non solo risponde a chi la domanda, ma molte volte anticipa spontaneamente la richiesta.

In te vi sono misericordia, pietà, liberalità, in te si raccoglie tutta la bontà che può esservi in una creatura.

Ora costui [Dante], che dal profondo dell’Inferno fino a qui ha visto la condizione tutte le anime dopo la morte, supplica che tu gli conceda, per tua grazia, quella virtù sufficiente perché possa sollevarsi più in alto, verso l’ultima salvezza [guardare Dio].

E io, che non ho mai desiderato di veder Dio più di quanto desideri ardentemente che lo veda lui, ti porgo tutte le mie preghiere e prego che siano sufficienti, affinché tu dissolva in lui ogni velo di mortalità con le tue preghiere a Dio, cosicché gli venga mostrata la suprema beatitudine.

Ti prego inoltre, o Regina che puoi ottenere tutto ciò che vuoi, che tu conservi intatti i suoi sensi dopo una simile visione.

La tua custodia vinca i suoi sentimenti umani: vedi Beatrice e tutti gli altri beati che uniscono le mani unendosi alla mia preghiera!

Dante Alighieri e la Madonna
Dante Alighieri – Getty Images)

ECCO LE STROFE ORIGINALI

«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.

Or questi, che da l’infima lacuna
de l’universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,

supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l’ultima salute.

E io, che mai per mio veder non arsi
più ch’i’ fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,

perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co’ prieghi tuoi,
sì che ‘l sommo piacer li si dispieghi.

Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.

Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!»

Redazione Papaboys

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