Pubblicità
HomeNewsCaritas et VeritasL’hashtag #ioinvacanzacivado: una brutta storia con un bel finale

L’hashtag #ioinvacanzacivado: una brutta storia con un bel finale

L’hashtag #ioinvacanzacivado: una brutta storia con un bel finale“Cico33” si è lamentato su TripAdvisor di non essere stato avvisato che avrebbe trovato dei disabili dove aveva deciso di passare le vacanze.

“Per i miei figli non è un bello spettacolo vedere dalla mattina alla sera persone che soffrono su una carrozzina”, queste le agghiaccianti parole. Nessun problema con la stanza, con la vista, con i servizi, con il personale, con il cibo. Nessuna sorpresa negativa sul prezzo, sull’ubicazione, sulla pulizia. Però la recensione è negativa. Tanto negativa da pensare di adire le vie legali. “Sto valutando o meno di intraprendere una via legale per eventuale risarcimento”: prosegue così l’incredibile recensione di un papà amareggiato non da qualcosa ma da qualcuno. Questi disturbatori che andavano in giro dappertutto “giorno e notte” vengono denominati in diversi modi dalla ricchezza della nostra lingua e dalla delicatezza dei nostri animi. Disabili, handicappati, diversamente abili. Io preferisco chiamarle persone bisognose di un affetto speciale.

Il papà indignato chiede lealtà: voleva essere avvisato prima. Di cosa, mi chiedo sconcertato? Credo che Cico33 volesse essere avvisato prima su cos’è la vita. Perché la vita vera, quella umana, è variamente umana. Siamo tutti di quella categoria lì: i variamente umani. Belli, brutti, carucci, stupidi, intelligenti, nella media, maleducati, piccoli lord, gentili, ignoranti, sani (finché dura), malati. Ma soprattutto siamo tutti bisognosi di un amore speciale.

Iacopo Melio ha tirato fuori da questa brutta storia, un buon finale, un finale rumoroso come una risata: ha inventato l’hashtag #ioinvacanzacivado che invitava a inviare le proprio foto per difendere il diritto, che dovrebbe essere scontato, di andare in vacanza. Sui social si sono materializzate così migliaia di foto di famiglie con figli felici in carrozzella, stampelle, per mano, a mollo o in montagna. Dal non dovevano esserci, al ci siamo e siamo pure tanti, anzi direi che siamo tutti. Perché siamo tutti bisognosi di un “affetto speciale”. La vita è piena di diversamente umani. Direi che sono circa sei miliardi di persone e mi spiace per i figli di Cico33 che hanno perso l’occasione di scoprirlo.

Chi nega ai disabili il diritto alle vacanze? Nessuno, direbbe una persona come Cico33: solo, aggiungo, fate per loro una montagna a parte, un mare a parte, una vacanza a parte. Una vita a parte.

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da L’Huffingtonpost


SCRIVI UNA RISPOSTA

Scrivi il commento
Inserisci il tuo nome