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Le Opere di Misericordia corporale 6 – Visitare i carcerati

Papa Francesco a Rebibbia: in carcere torna la speranzaQuest’opera di misericordia è una delle più difficili da praticare, giacché il carcere non è un ambiente aperto e accessibile a chiunque. Le leggi e i regolamenti consentono visite esclusivamente a persone autorizzate e a volontari preparati. L’opera di misericordia è comprensibile e attuale se si considera il problema del carcere nel suo insieme e nei riflessi che produce. Anzitutto il carcerato è un uomo che soffre, perché privato della libertà, perché si sente causa di altre sofferenze, perché si sente emarginato e condannato ancora prima della sentenza definitiva. Finché sta in carcere è sempre possibile tenere con lui un rapporto epistolare: è una strada per impedire che la violenza del contesto carcerario lo faccia disperare. Forse l’aiuto maggiore può essere offerto al termine della pena: un aiuto fatto di vicinanza, di sostegno nel reinserimento lavorativo, nel recupero di relazioni più o meno compromesse. Più grave, in alcuni casi, è la situazione della famiglia. Il coniuge deve portare il peso della solitudine e dell’umiliazione e spesso deve affrontare seri problemi finanziari. I bambini, vittime innocenti, talvolta leggono sul volto del coetaneo lo scherno e il disprezzo; rischiano di veder segnata la loro fanciullezza e adolescenza da un marchio: sono i figli del carcerato. La pietà cristiana può fare molto: educare la comunità ad evitare assurde condanne e a porsi, invece, in atteggiamento di accoglienza e di solidarietà.




Redazione Papaboys (Fonte www.novena.it)

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