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La storia di Bobo Mainini miracolato da Padre Pio – Era sulla sedia a rotelle e ora cammina

Giuseppe Mainini, detto Bobo è un giovane di 63 anni, ed è originario di Lonate Pozzolo (Varese). Lo incontriamo quasi per caso all’Hotel Corona di San Giovanni Rotondo dove lui soggiorna ogni volta che viene a trovare padre Pio. “Per me venire qui da padre Pio è sempre una grande gioia e mi sento sempre bene quando sono vicino a lui”- ci accoglie così Bobo.

Bobo Mainini

Poi in questo paese ho trovato delle persone eccezionali come i fratelli Costanzo e Antonio Dragano, titolari dell’hotel che lo ospita, che fin dall’anno duemila, anno in cui sono venuto qui per la prima volta, mi hanno sempre accolto come se fossi un loro fratello. In questa città ho trovato molta umiltà, solidarietà e valori veri in cui le persone credono, cose che sù da me ahimè conoscono ben pochi.”conclude Bobo.

Bobo è a San Giovanni Rotondo perchè ha ricevuto un miracolo da padre Pio e vuole raccontarci in esclusiva la sua straordinaria testimonianza.

“Dagli anni settanta ai novanta sono stato un pilota di rally a livello mondiale e ho vinto tantissime gare laureandomi vicecampione del Mondo per ben due volte. Nel 1998 durante una gara di rally che si disputava ad Imperia, purtroppo la mia navigatrice mi ha indicato una nota sbagliata e sono uscito fuori strada finendo in un burrone lungo ben 60 metri. Da lì è cambiata la mia vita e sono rinato un’altra volta. Ho trascorso 22 giorni in coma e 7 mesi in Ospedale al Santa Corona di Loano (Imperia) con molteplici fratture, mentre la mia navigatrice non si è fatta nulla. Purtroppo l’incidente è stato violentissimo e sono rimasto vivo ma disabile all’80%.

Proprio in ospedale è iniziata la mia conversione e ho conosciuto padre Pio.

Dopo essermi svegliato dal coma, mi ricordo di aver sognato un frate con la barba che mi sorrideva e incredibilmente, trovai una sua immaginetta nella tasca del pigiamo che indossavo durante il coma. Chiesi ai medici chi me l’avesse messa in tasca e mi dissero che nessuno era potuto entrare nella mia stanza durante il periodo del coma, nemmeno loro. Allora mi dissi che sarei andato a vedere chi fosse questo padre Pio da Pietrelcina, io che conoscevo a malapena Sant’Ambrogio a Milano.

Mi rivolsi a una suora che mi disse che padre Pio era un frate che aveva le stimmate e che aveva fatto e faceva tanti miracoli in tutto il mondo. Lei dissi borbottando “ma che miracoli, che io sono rimasto sulla sedia a rotelle e per un pelo ci lasciavo le penne al rally di Imperia, e me ne andai.”

Preso sempre da questa figura di questo frate che ogni tanto mi compariva in sogno, e mi decisi di andare a trovarlo. Chiamai un mio amico e decisi di andare a San Giovanni Rotondo a conoscere padre Pio.

Purtroppo non potevo guidare perchè ero rimasto invalido e potevo camminare solo con la sedia a rotelle.

Era l’anno 2000, arrivai a San Giovanni Rotondo il 27 dicembre, dopo aver percorso 1000 chilometri. C’era mezzo metro di neve a terra e mi imbattei nell’hotel Corona, e mi fermai lì anche perchè mi ricordava il nome dell’Ospedale Santa Corona dove ero stato ricoverato per tanti mesi dopo l’incidente. Purtroppo a causa della neve non riuscii a scendere in hotel e i fratelli Costanzo e Antonio mi vennero subito in soccorso e mi presero in braccio e mi portarono in albergo.Diciamo che l’accoglienza è stata ottima.

Nell’indomani io e il mio amico decidemmo di andare a trovare padre Pio al Santuario di Santa Maria delle Grazie. Appena recatomi in chiesa fui colto da una serenità interiore e da un senso di sollievo che mai avevo avuto prima. Mi recai in sacrestia dove cercai un frate per ricevere una benedizione e una parola di conforto ma in quel momento sentii una voce dentro di me che mi diceva di alzarmi in piedi. Nello stesso tempo una suora mi si avvicinò e mi disse amorevolmente che padre Pio mi stava guardando ed era vicino a me. Io in quel momento rimasi senza parole e mi alzai dalla sedia con lo stupore dei presenti e cominciai a fare due passi accompagnato dal bastone.

Il mio amico si mise a piangere dalla commozione e anch’io non nego di essermi trovato in una situazione impensabile per me. Feci quattro passi e pian piano, sempre accompagnato dal bastone, mi recai in cripta per ringraziare padre Pio. Lì capii veramente cosa mi aveva spinto a fare 1000 chilometri per andare da padre Pio, era stato lui che aveva voluto tutto questo perchè mi voleva vedere e mi voleva fare una grazia, quella di poter tornare a camminare. Dopo la visita al Santuario, dissi al mio amico che da quel momento in poi non avrei mai più sato la sedia a rotelle e anche il bastone non mi serviva più. Tornammo in albergo e i fratelli Costanzo e Antonio, vedendomi dissero: “Bobo, ma non eri venuto con la sedia a rotelle?” E io risposi, “si ma padre Pio mi ha fatto un miracolo e adesso cammino e la sedia non mi serve più”. Così ci siamo abbracciati e abbiamo pregato e ringraziato padre Pio insieme.

Tornato a Milano, sono andato dai miei medici che mi avevano curato dopo l’incidente e sono rimasti sbalorditi senza parole, proprio loro che mi avevano detto che non avrei più avuto l’uso delle gambe. Così adesso dopo 15 anni sono voluto tornare a trovare il mio padre Pio e a ringraziarlo nuovamente per la grazia ricevuta.

Ho approfittato dell’occasione che mi ha dato il mio amico Alex Zanardi (ex pilota di formula 1 ora anche lui rimasto invalido a causa di un bruttissimo incidente automobilistico durante una gara nel 2001) e che mi ha portato ad avvicinarmi al mondo dell’handbike (è un particolare tipo di bicicletta, che si muove tramite delle manovelle mosse grazie alle braccia umane, usata quasi sempre da persone che hanno le gambe compromesse).

Padre Pio e l'Angelo Custode

Così, grazie anche alla Fondazione Don Gnocchi (www.dongnocchi.it) che mi segue sempre e mi dà la possibilità di fare questa impresa, son partito da Milano il 4 aprile e arriverò fino a Lecce percorrendo 1222 chilometri per portare il mio messaggio che è quello di vicinanza a tutti gli invalidi del mondo ” essere invalido non vuol dire essere inferiore, ma fare le stesse cose di una persona valida in un altro modo, quindi non bisogna mai arrendersi di fronte ai problemi che la vita ci riserva, ma affrontarli in altro modo, e magari con il sorriso, come quello che padre Pio mi faceva a me quando ero in coma”.

Bobo ha dei grandi progetti per il furturo ma anche per il presente, quando ne parla sembra molto più energico lui che un ragazzino, infatti a giugno farà il percoro in handbike da Milano a Medjugorje, e a settembre partirà sempre da Milano per Barcellona ben 1440 chilometri. Però l’anno prossimo, con il Giubileo, ci ha assicurato che verrà a San Giovanni Rotondo, partendo sempre da Milano andrà infatti a Pietrelcina luogo dove nacque padre Pio e poi arriverà qui in handbike a trovare e a festeggiare il suo amico padre Pio.  


Redazione Papaboys (Fonte www.pellegrinodipadrepio.it/Massimo Pitti)

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